giorgio-napolitano2Anna Lombroso per il Simplicissimus

Hanno applaudito fragorosamente, sollevati, che in fondo è meglio qualche bacchettata verbale in Parlamento che stare in ginocchio sui ceci, come scolaretti contriti davanti al preside, severo sì, ma che poi li perdona tutti. E infatti dopo le busse, il presidente è passato al perdono, alla redenzione e infine al riscatto della “politica”, investita da campagne di ingiusta demolizione, insostituibile dalla rete e dalle moderne diavolerie, baluardo della democrazia, per il cui esercizio è raccomandabile un adeguato tirocinio intra moenia, malgrado disfunzioni, omissioni e guasti. Erano contenti tutti, anche i 5 stelle “ammessi” e accolti benignamente, in virtù della loro scelta di stare dentro alle istituzioni, considerazione peraltro consigliata ai partiti che non hanno accettato il loro candidato, che non vogliono trattare con loro, accusati di non aver accordato il doveroso interesse a questa fase che Napolitano ha definito, con impareggiabile spericolatezza “apertura di fiducia e momento di vitalità istituzionale”.

 È abitudine degli addestratori di cani, consigliare di non picchiare, non sia mai, i cuccioli, ma invece sfiorarli con un giornale arrotolato, che li spaventa con il rumore, ma non fa male.

È stato così, un po’ di rumore contro i colpevoli “nulla di fatto” e per le  inadempienze in materia di legge elettorale e premio di maggioranza. Qualche roboante monito contro la corruzione e un malcostume che ha prodotto dei risultati elettorali ingovernabili. Ma poi, forte del contributo dei suoi “saggi”, l’auspicio che si metterà mano anche grazie al suo “sacrificio”, ai grandi temi del lavoro, della competitività del Paese, della crescita.

Così bacchettando tutti ha finito per non bacchettare nessuno.

Ma una parola serpeggiava maligna: responsabilità. Che come è noto è quella cui fanno più ricorso quelli che parlano con il “voi” , declinando oneri personali, attribuendo acrobaticamente il peso ad altri, caricando su altre spalle il macigno delle colpe e il conseguente risarcimento, così come si fa con i cosiddetti eventi naturali. E come per le alluvioni, le frane, gli accadimenti chi colpiscono il Paese a pagare saremo noi.

Ma d’altra parte non c’è da essere sorpresi per la mancata assunzione di responsabilità per aver promosso, incautamente e con una evidente manomissione delle regole, una compagine governativa inadeguata, incapace e rapace, incaricata di devastare il lavoro, ridurci in servitù, cancellare l’welfare, rimuovere i diritti, commissariare l’economia, smantellando la costituzione.

Non sono solita attribuire alcuni comportamenti all’età, ma è vero ch con l’avanzare degli anni, si ricordano episodi lontani, come l’esordio in  Parlamento a 25 anni, e non gli accadimenti recenti, come il contributo che il suo protetto ha dato alla corruzione con una legge risibile, alla recessione, con misure stolte, alla disoccupazione con la controriforma, alla povertà grazie a una operazione chirurgica ispirata a ridurci in miseria per ridurre la sovranità e la democrazia.