Pure i profeti copiano. O almeno i profeti costruiti “con i dosaggi esatti degli esperti”, incastonati dentro media che ne sfruttano l’aura attentamente costruita per scopi piuttosto lontani dall’illuminazione. Così per la seconda volta in pochi mesi Saviano è stato colto in flagrante opera di “riproduzione” di scritti altrui. E questa volta di un autore anche lui sotto scorta per minacce di mafia.

La cosa è curiosa per la sostanza e anche per gli stravaganti modi con cui si è cercato di rimediare alla figuraccia. Il tutto accade dentro il medesimo volume, Ecomafie 2012, un report di Legambiente, presentato una settimana fa a Roma. Saviano ha fatto la prefazione  di sette paginette scarse, almeno tre delle quali sono tratte di peso dal capitolo ” Il sacco del Nord” scritto da Giovanni Tizian, ma senza alcuna citazione o riferimento che sarebbe stato doveroso, non dannoso per un prefattore e tra l’altro utile per il lettore. Insomma una cosa di insospettabile meschineria e leggerezza. Ma si sa che i profeti per definizione non possono sbagliare e i curatori del volume sono stati lestissimi ad addossarsi la colpa dicendo che si sono dimenticati di mettere le virgolette al testo savianico. Una scusa così poco credibile  e goffa che non spiega nulla e fa semmai venire in mente che la prefazione l’abbiano scritta interamente loro. Cosa per altro che lo stile farebbe sospettare.

Ma anche non fosse così, è straordinario che il profeta non si curi nemmeno di mettere le virgolette: probabilmente la ritiene una cosa poco dignitosa per uno scrittore della sua fama. Oppure ha cercato di fare la minor fatica possibile riducendo al minimo il proprio apporto personale certo lautamente ricompensato. Del resto ormai più che uno scrittore è un marchio di fabbrica della De Benedetti Inc e forse basterebbe la sua fotina al’inizio del libro per griffare l’operazione senza la necessità di dover prendere virgolettatori, interpuntori,  ghost writer, insomma gente che sa scrivere davvero, per prefazioni e discorsi dal Monte Sinai. Così almeno altri colleghi, anche loro sotto scorta, anche se molto meno famosi, potrebbero stare più tranquilli.

Ma io non ce l’ho con Saviano: sfrutta più che può l’occasione che gli è capitata e buon per lui. Ce l’ho invece con i costruttori di immagine che ne hanno fatto più che un personaggio, un’immaginetta patinata e santa sia dell’antimafia che dell’impegno civile destinata però a un solo a un solo scopo: non farci sapere fino in fondo quanto e da chi la verità in questo Paese viene negata.