Anna Lombroso per il Simplicissimus
Se l’etica minima è quella linea di confine che ognuno di noi si dà, oltre la quale si estendono i territori dell’ingiustizia e della barbarie, è probabile che quella linea si sia spostata, che sia stata varcata e che ci siamo piegati a una elastica, provvisoria e effimera coscienza, sempre a fare i conti con una discrezionale sfera privata, con gli affari nostri, con il nostro interesse minacciato.
Eh si, accidenti, siamo italiani brava gente noi, ma ….gli immigrati non devono mica essere discriminati, ma.. mica possono essere offesi e oltraggiati nel posto di lavoro o a scuola, perbacco, ma … siamo buoni cristiano, bisogna essere comprensivi e compassionevoli, ma…
Ma non vorranno mica godere dei nostri stessi servizi, mica vorranno avere gli stessi nostri piazzamenti nelle liste di assegnazione delle case popolati o in quelle di assunzione. E poi, – ammettiamolo – quelli, basta stargli vicini sul numero 3, hanno un odore diverso; hanno occupato interi quartieri facendo abbassare il valore delle case.
È che alla fin fine, quelli onesti sono pochi, vengono qua a fare i delinquenti….
”I migranti visti dai cittadini” si chiama eloquentemente il rapporto dell’Istat, come a segnare il confine tra cittadini a pieno titolo e ospiti per non dire intrusi, accolto da un non sorprendente silenzio assordante di media, benpensanti e anime belle, se non ha particolarmente colpito nemmeno il Ministro delegato a accoglienza, solidarietà e stereotipi, quello che li consola i “nostri” immigrati: l’integrazione funziona, ci sono condizioni di indiscussa parità, in fondo sono né più né meno come i palermitani.
L’egemonia del cinismo ci ha resi imperturbabili rispetto ai vizi pubblici, tolleranti della licenziosità, indulgenti per la diffusa illegalità di comodo, che tanto ci sono poi le sanatorie, i condoni, i perdoni. Ma con i forestieri siamo intransigenti: più della metà degli italiani vede una connessione tra immigrazione e criminalita’. Non sono pochi, si legge nel rapporto, gli italiani che associano alla presenza di immigrati in Italia un peggioramento di alcuni aspetti della qualita’ della vita. E in effetti nelle nostre carceri c’è un impari rapporto percentuale tra Lusi e trasgressori venuti da fuori, tra amministratori infedeli e clandestini. Sulla relazione tra immigrazione e criminalita’, gli intervistati si dividono in due blocchi di dimensioni quasi equivalenti: il 52,6% ritiene che questa connessione esista. . I problemi che, in generale, gli italiani ritengono causati dagli immigrati sono nell’ordine attivita’ illegali/criminalita’ (72,3% delle risposte fornite) e problemi di ordine pubblico e violenza (48,4%). Piu’ contenute sono le percentuali di quanti indicano spaccio di droga (27,6%), prostituzione (23,9%), differenze culturali e problemi di integrazione (11,1%), lavoro nero (8,7%), convivenza religiosa (5,2%), terrorismo (5,2%), effetti negativi sul lavoro degli italiani (5,2%). Il 61,7% dei rispondenti ritiene che siano alcune particolari nazionalita’ di immigrati a creare problemi nel nostro Paese. Le tre nazionalita’ segnalate piu’ frequentemente come causa di problemi sono le comunita’ piu’ numerose sul territorio nazionale, ovvero la rumena, l’albanese e la marocchina, indicate rispettivamente dal 34,5%, dal 25,1% e dal 12,1% dei rispondenti. Seguono, a grande distanza, la nazionalita’ tunisina (4,3%) e quella cinese (2,5%).
E allora è giusto tenerli ai margini: il 55,3% degli italiani, crede infatti che per ricevere un alloggio gli stranieri dovrebbero essere messi in graduatoria, ma dopo gli italiani, e per quanto riguarda il lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare precedenza agli italiani. Anche se per il 60% degli intervistati gli stranieri non tolgono il lavoro agli italiani, è prevalente l’opinione per cui gli immigrati sono più “indicati” per svolgere mansioni più umili.
In una società compromessa nella sua struttura e nei suoi valori dall’incertezza, ormai esautorata da dei diritti e della garanzie, dove in troppi siamo avviati a diventare un esercito precario da spostare come pedine a seconda dei bisogni arbitrari di vecchi e nuovi padroni, ci rafforza probabilmente avere ancora qualcuno “sotto” di noi, qualcuno in una condizione di più amara servitù. Li vogliamo silenziosi, che ci da fastidio il vociare in lingue sconosciute, li vogliamo remissivi, che in fondo cosa pretendono questi stranieri?, li vogliamo invisibili, che non è bello incrociarli la mattina nei grandi corridoi degli uffici con i secchi e le scope, li vogliamo robusti, che devono raccogliere la nostra frutta spingere le carrozzelle dei nostri malati, li vogliamo nascosti come sorci, che se ormai viviamo in una devastante società di caste, in universo sociali separati, signori e servi, eletti e paria, allora noi siamo uomini e loro siano topi.
Prima in nome della realistica modernità del mercato, sprezzante di giustizia e dignità, in una globalizzazione degli egoismi e dell’indifferenza, poi nella implacabile supremazia della necessità, impegnata a abbattere i pilastri fondamentali della civiltà a partire dall’universalismo dei diritti, distogliamo lo sguardo dall’orizzonte sempre più labile e lontano dei valori di una sia pur debole e vulnerabile democrazia.
La nuova segregazione non ha più solo la faccia del piccolo imprenditore brianzolo, nemmeno quella del leghista che tratta gli immigrati come sottouomini, Untermenschen, non perché razzialmente inferiori, ma perché razzialmente disturbano i suoi elettori. Adesso ha le fattezze di chi sorpreso da nuove miserie e da antiche sopraffazioni, si sente minacciato da chi è più disperato di lui, da chi ha più fame e da chi non ha più nulla da perdere, perchè paradossalmente e proprio per quello è più libero. E esercita una prepotenza “amministrativa”, spedendoli in fondo alle liste, condizionando la loro accettazione alla delazione degli aguzzini, come se fosse un premio o un beneficio e non un diritto che dovremmo difendere noi prima di tutti, mettendo ai margini che tradisce i principi della democrazia e della legalità, accettandoli solo se educati alle nostre vite ordinate, alle nostre cucine, ai nostri dei. Li sorvegliamo e ricattiamo mediante controlli feroci, li umiliamo con una caritatevole condanna a uniformarsi a noi, ai nostri abiti, alle nostre abitudini, purchè però restino là, indistinguibili in una massa immobile di corpi nudi e senza volto, esposti, senza una vita propria, perché espropriati ormai di diritti e futuro, esercitiamo il nostro potere di cittadini negando loro la cittadinanza
1 Assegnazioni case popolari: Attualmente la legge discrimina negativamente i residenti di una provincia rispetto ai provenienti da fuori provincia o dall’estero che hanno punteggio proprio per NON essere di origine locale. Inoltre la legge privilegia molto le famiglie numerose praticamente inesistenti presso gli italiani indigeni, per cui nella maggior parte delle provincie del centro nord Italia fra l’80 ed il 90% delle case popolari viene assegnata a stranieri e solo il 10 o 20% restante ad italiani, quelli che con le loro tasse hanno pagato per le case popolari e quelli che rappresentano comunque oltre il 90 % dei residenti. Dunque e’ verissimo la situazione sfiora i razzismo, ed il paradosso, ma e’ tutto razzismo antiitaliano.
2 Secondo dati ufficiali del ministero degli interni di 2 anni fa i cittadini romeni residenti in Italia per totale (cioe’ romeni maggioritari + minoranza nomade) hanno lo stessissimo tasso di criminalita’ degli italiani.
3 Secondo gli stessi dati pare che gli immigrati nordafricani ed asiatici abbiano tassi di criminalita’ dal 600% al 1000% superiore a quella degli italiani autoctoni per stupri, violenze, furti rapine.
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_joomlaboard&Itemid=30&func=view&id=517971&catid=15&limit=20&limitstart=20
L’immigrato é come l’ebreo di 2 generazioni fa.
Fa comodo per deviare l’attenzione dai fatti veri e nascondere le magagne dei potenti.
Il capro espiatorio funziona dfin dalla notet dei tempi, purtroppo !
è che ai poltici non si può revocare lo jus soli
Chi ha il morto in casa mica gli avanzano lacrime per tutti quelli che sono alla Morgue. 24000 impiegati statali in via di licenziamento; gli infelici esodati; i milioni di disoccupati; le migliaia e migliaia di precari; i negozi e gli stabilimenti che chiudono a catena, le pensioni in bilico: questa è davvero una guerra come il il buon grillodice e come tanti ciminiciano a capire. Siamo al si salvi chi può, alla “Zattera della Medusa”. 24000 impiegati statali condannati al licenziameno: sono le vittime di un guerra di “debellatio”; In una guerra mica si guardano le decine di migliaia e chi la fa non bada a spese. E siamo agli inizi.
Scusate, ma cosa ci si aspetta dopo quasi vent’anni di propaganda razzista continua e martellante, dopo avere avuto al governo soggetti da boccale come la Santanchè, Storace e Borghezio? Non passa giorno senza un Repubblica che strilla di rapine in villa fatte “forse” da albanesi, il Corriere che millanta cellule terroristiche di arabi smantellate dalle Coraggiose Forze Dell’Ordine, Libero che scrive che i comunisti vogliono fare entrare i neri a stuprare le donne della gente per bene e la Padania che farebbe vergognare perfino i klanner dell’Alabama.
Fa sempre parte del solito gioco: additare un Nemico facile da individuare, fomentare paura del tutto ingiustificata, e offrirsi come soluzione. Un puro, semplice, disgustoso calcolo politico cui si sono prestati tutti i partiti, a cominciare dal PD, islamofobo e catto-integralista per paura di perdere i voti dei nazistoidi. Divide et impera, secondo l’antico sistema imperiale romano prima e britannico poi: aizza il popolino contro se stesso, e non avrà idee di rivolta.
io sta distinzione fra cittadini ed immigrati proprio non la vedo…poveraccio è il comune cittadino italiano e poveraccio spesso è l’immigratoo…una differenza c’è però, il cittadini italiano comune, è poveraccio e paga le tasse acerta casta di politicanti da una vita… in questo senbso ha sofferto più dell’immigrato.