Anna Lombroso per il Simplicissimus
La montagna ha partorito il topolino, che scappa via a cercarsi un po’ di formaggio altrove: una manovra che “mobilita” fino a 70 o 80 miliardi. Come al solito il governo dei contabili è approssimativo sui numeri, salvo sul numero 18. Infatti era stato imposto per quello, il governo, per attuare la più immonda controriforma del lavoro degli ultimi 150, anzi dalla provvisoria fine della schiavitù. E adesso il perenne candidato a tutto mette insieme un po’ di fuffa elettorale che rasenta il milione di posti di lavoro ma sprofonda sull’immancabile autostrada .
Eh si, come dicono i francesi “quand le batiment va” allora tutto va, così come resistere alla tentazione di un piano casa bis? di esenzioni per le imprese, non quelle che assumono, quelle che ristrutturano? di project bon “appetibili per gli investitori” per realizzare nuove infrastrutture anche grazie al capitale privato?
Non potevamo aspettarci di più o di meglio dagli ideali ma anche operativi continuatori della politica “costruttiva” di Berlusconi: incentivare opere pesanti, incrementare la pressione sul territorio, a detrimento di qualità abitativa, bellezza e tutela, alimentando la paradossale contraddizione di penalizzare la piccola proprietà con una patrimoniale sulla casa, iniqua, con la contrazione dei crediti erogati dalle banche e proponendo al tempo stesso come misura salvifica le verande da condonare, le sopraelevazioni offensive per estetica e sicurezza. E mettiamoci anche un’accelerazione sulle opere muscolari, ponti, alta velocità e perché no autostrade dove siamo certi passeranno sempre meno merci e sempre meno macchine Fiat, visto che in concomitanza con il “penso” di Passera, l’AD della Fiat ha annunciato di voler “rivedere” di 500 milioni di euro gli investimenti in Europa, a dimostrazione che della crescita secondo Monti non è convinto nemmeno uno dei principali beneficiari.
Misteriosamente la grande strategia invece non prevede investimenti per la messa in sicurezza antisismica e per la sistemazione idrogeologica del territorio. Eppure la componente forte di un possibile new deal avrebbe potuto davvero consistere in una mobilitazione della capacità dello stato di diventare manager degli interventi di salvaguardia, quelli sì “costruttivi”, quelli sì motori di occupazione e crescita, quella che passa per la qualità, la prevenzione, la credibilità rispetto a possibili investitori.
Certo per gente vocata ai funerali sono impervie le nozze, sia pure coi fichi secchi. E c’è poco da chiedersi che faccia abbia Passera che ormai ce la mette in ogni operazione anche le più vergognose e irrisorie, come in ogni equilibrismo: togli due autorità e mettine in piedi una più grossa, minaccia i taxi regolari, ma prolunga la tolleranza dell’esercizio abusivo, garantisci le più sordide acrobazie in materia di corruzione e poi “snellisci” i procedimenti civili.
E non vengano a dirci che non si poteva fare di meglio, che le casse sono vuote. Ancora una volta si conferma che siamo di fronte a un esercizio ideologico anzi “teologico” e metafisico, che si declina nella liquidazione del lavoro, nella svendita delle ricchezze nazionali, nello sgretolamento definitivo della sovranità, nella consegna a liturgie celibi, quelle di un sedicente futurismo, il web, la rete, l’egemonia digitale.
Quando al tempo stesso si istituisce un fondo per perfezionare la carità pelosa, per esaltare la pietas rognosa, da delegare rigorosamente ai privati.
Cito: “I provvedimenti per l’agroalimentare, approvati oggi dal Consiglio dei Ministri, costituiscono nuovi strumenti per la crescita del settore. Vista inoltre la situazione di grave crisi economica che stiamo affrontando e le sue conseguenze sulla parte più debole della società, abbiamo deciso di istituire un Fondo nazionale per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti”.
Viene quindi istituito all’Agenzia per le erogazioni in Agricoltura, un fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti nel territorio della Repubblica Italiana. Le derrate alimentari saranno distribuite agli indigenti mediante organizzazioni caritatevoli.
Ieri il FMI ha fatto sapere che l’Italia «non sarà più sorvegliata speciale» come allo scorso vertice di Cannes. E perché dovrebbe? Siamo i sudditi più ubbidienti, più cedevoli, più diligenti, più disciplinati. Anzi, preveniamo i voleri dei padroni, disfacendoci di diritti, libertà, sicurezze, rinunciando alla democrazia come fosse un rottame improduttivo e delle garanzie come fossero ostacoli al profitto. Per non essere sorvegliati speciali non esercitiamo diritti costituzionali, ci facciamo espropriare della volontà espressa e non andiamo al voto accettando l’imposizione di un governo nominato nel dispregio delle regole e della costituzione, ormai cancellata nei suoi principi, quelli del lavoro, della libertà, della legalità, schiavi a tutti gli effetti.
Concordo su tutto…osservo solo che ormai molti imprenditori non fanno più tantio gli imprenditori ma anche loro sono stati richiamati dalle sirene degli acrobati della finanza, per cui non mi stupisco che non abbiano capito….mi chiedo solo perchè in altri paesi funziona diversamente. Penso per esempio alla Germania e Austria dove nonstante la Merkel e Harz IV mi sembra che le industrie cerchino di tenersi stretti i loro lavoratori…con tutti i distinguo possibili.
C’è da concordare su tutto. Anche sul commento di frankramsey.
C’è di che disperarsi.
Concordo pienamente. Queste stesse cose le ho pensate nel sentire i primi telegiornali (elogiativi) che descrivevano la manovra. Siccome penso di non essere un genio credo che ormai il governo stia sfottendo gli italiani con proclami da barzelletta che solo nella forma non somigliano a quelli di Mussolini.
La política di questo governo è la stessa di Berlusconi, solo con l’ulteriore appoggio del PD come altro partito radical-liberale.
E’ evidente che se invece di dare 1000 miliardi alle banche la BCE avesse finanziato le banche per lo sviluppo (come la BEI) delle piccole e medie imprese le cose sarebbero andate diversamente. Si sarebbe avuta una vera crescita economica con una maggiore partecipazione dei lavoratori al reddito che ne sarebbe derivato. Ma questo tipo di operazione configge con gli interessi della casta della finanza che preferisce uccidere l’industria (la sua gallina dalle uova d’oro) per avere subito tutto il denaro che ne può spremere infischiandosene del futuro e delle possibili conseguenze in termini di stabilità sociale.
Ma tenere bassa l’occupazione e precaria è il mezzo che questi signori considerano essenziale per poter controllare il mondo del lavoro. Per altro abbiamo assistito all’autodistruzione dei sindacati che ora si occupano anche loro di finanza attraverso il controllo delle attività dello stato in termini di assistenza e previdenza. Ora i sindacati si muovono solo se vengono toccati i fondi agli enti che loro controllano. Non hanno interesse ai lavoratori perché considerano che sono come i poveri: li avrete sempre con voi.
C’è da dire anche che la casta imprenditoriale si è lanciata (con le idee della Marcegaglia) nella lotta ai lavoratori considerati come oppositori dei loro interessi mentre in realtà, in una società capitalistica, sono i migliori collaboratori delle imprese in quanto permettono di produrre beni e servizi che determinano il reddito da capitale.
Penso che occorre rivedere anche i meccanismi delle nostre democrazie perché le ricette dei politici sono troppo lontane da una reale rappresentatività degli elettori e troppo vicine alle regole di oscuri poteri dominanti.