Anna Lombroso per il Simplicissimus
A Natale sbadiglio, a San Silvestro mi rattristo, il Primo Maggio mi arrabbio e il 25 aprile invece me lo tengo ben stretto, perché continuano a volercelo togliere dal cuore e dalla testa.
C’è qualcosa di disumano e incivile nella conversione meccanica dei diritti in doveri, quando reclamare giustizia, dignità, uguaglianza, ricordo, riconoscimento diventano un obbligo da imporre agli altri e a noi stessi, per non avere indulgenza per la complicità, per non avere comprensione per l’accidia, per non avere benevolenza per l’indifferenza dentro e fuori di noi.
Che sia stato necessario rendere istituzionale la memoria denuncia che se ne era fatto volontariamente un impiego limitato e riottoso: la storia e nemmeno l’esempio insegnano. Negazionismo, rimozione e pregiudizi vecchi e nuovi sono consoni ad esistenze dove il tempo è un concetto convenzionale e elastico come lo spazio. e come la morale. E dove la tolleranza diventa alibi e la parità un disinvolto espediente formale per giustificare anche se stessi tra altri che commettono piccole e grandi infamità, meschini o potenti soprusi, che tanto siamo tutti uguali.
Ce ne sono anche di conio recente, di pregiudizi. Che un paese abbia un obbligo gerarchico di superiore umanità per via del torto subito, sublime forma di razzismo all’incontrario. Che la salvezza dei valori del vecchio e opulento occidente giustifichi la sommersione di popoli e territori che non appartengono alla sua geografia. Che la difesa dei nostri miserabili privilegi autorizzi il rifiuto di chi ne avrebbe altrettanto legittimo diritto.
C’è anche un razzismo di nuovo conio, quello che impiega la politica come “amministrazione” adibita all’esclusione: controllo oculato dei flussi, barriere alle frontiere per disperati e non per evasori o criminali che fanno bene all’economia, permessi arbitrari, autorizzazioni indebite, segregazioni difensive e offensive. E c’è anche una integrazione “moderna” quanto di più sobriamente e accettabilmente xenofobo si possa immaginare. Quella di chi crede di appartenere di diritto alla storia, col monopolio dell’identità, gli acculturati, i civilizzati, gli autoreferenziali salvifici con chi sta anche per nostra colpa nel cono d’ombra della cronaca, a volte la cronaca nera. Da redimere con regole, tasse e doveri condivisi, con l’ossessione di farli diventare come noi. Perché noi non siamo razzisti.. i nostri migliori amici sono ebrei, gay, però, gli zingari…
Non mi stancherò di ripetere che Berlusconi non è l’aberrazione o la malattia. È il volto prestato a una certa Italia. E la Lega non è un incidente nell’autobiografia del Paese, ma la forza in parlamento che ha nutrito ed estratto istinti bestiali, che ha dato dignità all’oscurantismo e alla sopraffazione, che ha dato asilo all’infamia e alla diffidenza.
Si, quando i diritti diventano doveri, è inevitabile ricorrere al calendario. È obbligatorio commemorare. Ma ancora più necessario festeggiare quel poco che resta in noi di umano insieme agli altri, ospiti e passanti fuggevoli di questo mondo, amici e sconosciuti, uguali.
Per crescere sia come persone che come Stati,bisogna guardare al passato x fare un futuro migliore,ognuno puo interpetrare come vuole le giornate delle memorie,xò bisogna averle,bisogna ricordarsi delle stragi e leggi razziali fatte nelle varie epoche,,noi da Italiani ricordiamo x prime quelle commesse da Mussolini nel ventennio,xche vissute in prima persona dai nostri nonni/genitori e anche da gente ancora vivente.Quindi è bene ricordare queste giornate della memoria.
io dubito che possa essere libera una mente che ricorda solo quello che assolve la coscienza, che fa recedere dalla responsabilità, che esonera dalla colpa. Il titolo voleva rammentare la tremenda scritta sul cancello del lager, proprio perchè la rimozione è al servizio di chi manipola pensiero e ragione e limita autodeterminazione e quindi libertà. sono convinta che sia in corso una guerra che vede in pirma fila il potere finanziario, ma francamente non parlavo di questo o quel burattinaio di allora, ma delle responsabilità collettive, dell’oblio che rende ripetibile qualsiasi obbrobrio già vissuto. e che porta a fare gerarchi e graduatorie di massacri, un esercizio pericoloso, tanto quanto segmentare i diritti e la civiltà
Ciao Anna, come fai a sapere cosa rende libera una persona?
La memoria rende liberi è una frase sdolcinata, ma con scarso significato e molta politica.
Dipende MOLTO da ciò che si deve ricordare; un brutto ricordo, può essere peggio della prigione, e determinare rancore e vendetta. Come vedi, la stessa cosa ha valore doppio e inverso).
Se dico:” fai questa cosa perchè sarai libero”, privo l’interlocutore della libertà di decidere, seppure in maniera “soft”, ma molto furba.
Secondo me il titolo dovrebbe essere: “siate liberi di…..ricordare ciò che vi pare. Suona molto differente e non manipolatorio.
Riguardo alla seconda guerra, (non ancora finita, grazie alla memoria), non è ancora chiara la faccenda di banche che hanno finanziato la germania nazista; di affari tra america e germania nazista; del perchè la Svizzera se le cavata e altri paesi no.
Non posso fare a meno di pensare agli Irakeni, prima finanziati e poi bombardati dalla stessa mano; idem per i talebani.
Il Prof. Auriti (RIP) diceva: “il pidocchio non è stupido perchè succia il sangue, ma lo è perchè sa fare solo quello”.
Il 25 aprile non vale nulla: è solo una data simbolica in cui gli USA hanno strappato un territorio (Italia) a danni della dittatura fascista.
Se fosse stata una liberazione:
1 – non avremmo l’euro,
2 – in questo momento non saremmo la proprietà di banche americane che “giocano” coi numeri e faranno pagare noi e i nostri figli,
3 – i mass media non sarebbero al servizio del padrone,
4 – al posto del vaticano ci sarebbe un canile.
Dobbiamo crescere come SINGOLI, quindi senza appartenere a gruppi come nazioni, colore della pelle, religione, calcio, classe sociale ecc. e non si saprà più nemmeno cos’è il razzismo.
I primi pregiudizi arrivano dalla amata religione di stato.
Ciau,
Davide
Meravigliosa Anna: l’hai detto. Ecco a cosa serve, questa benedetta Memoria istituzionalizzata, come se non l’avessimo. Perché, in effetti, non l’abbiamo. Dobbiamo ricordarcelo, di restare umani.
NO Anna, non riuscirai a farmi innervosire, pentire e nemmeno soffrire. NON riuscirai a scalfirmi perchè non sei ebrea, non sei rossa, e nemmeno veneziana. Sei solo Anna, almeno per oggi. Grazie di essere mia amica. Domenico