Il governo è tecnico, così è stato presentato, ma in realtà ha un programma politico preciso che rende ragione dell’ostinazione ideologica con la quale vengono battute strade assolutamente marginali dal punto di vista dell’economia reale: esse accreditano il Paese presso le banche e in generale la finanza. Tutti comprendono che il ventaglio di liberalizzazioni del Cresci Italia ha un che di ridicolo, è come una decorazione di un arrosto che non esiste o meglio di un arrosto che non si vuole toccare: serviranno a poco o a niente, anzi rischiano di creare un clima di tensione, tuttavia sono, come dire, il giuramento d’ Ippocrate dei medici voluti dall’Fmi e dal sistema bancario.
Questo è stato chiaro fin da subito, viste le aderenze e le carriere dei luminari chiamati al nostro capezzale, ma questo poteva essere scambiato per un atteggiamento pregiuziale, complottistico o nel migliore dei casi generico. Ma ora invece è venuto alla luce un documento interno della Deutsche Bank, agghiacciante per la sua ideologia di fondo, ma anche suggeritore delle misure che vediamo in campo in queste settimane. Dire Deutsche Bank, non è dire una banca qualsiasi, essa è centrale dentro la vicenda politica ed economica di questi anni: molto internazionalizzata tanto da avere il 21% dell’interscambio monetario nel mondo e nello stesso tempo fortemente tedesca è anche molto radicata in Italia che è stato il suo primo mercato di espansione. Molto stimata e anche molto chiacchierata, non è una banca qualsiasi, ma rappresenta in qualche modo la cultura del credito e della finanza che unisce cinismo, pochi scrupoli e filantropia teorica e a buon mercato: tutti tratti che possiamo riconoscere facilmente anche nell’attuale potere nostrano. E per altro svolge una sorta di attività di rating ufficiosa sulle maggiori banche mondiali. Insomma condiziona il mercato
Dunque il documento interno e segreto che riporto qui nella sua versione integrale in inglese (Deutsche bank vertrauliches Dokument ) parte da alcuni principi generali del tutto falsi nella realtà, ma che costituiscono la stella polare della finanza: le aziende private operano in maniera più efficiente e più innovativa; il mercato deve avere sempre la precedenza perché lo stato non è un buon imprenditore; il ruolo dello stato dev’essere limitato alla sicurezza interna ed esterna e alla promulgazione di un ordine legale per garantire il mercato; il settore privato deve gestire anche i servizi di interesse generale e quelli pubblici come la distribuzione idrica, la sanità poiché anche questi possono essere considerati beni privati.
Questa la filosofia generale. Ma ci sono capitoli dedicati a diversi Paesi europei, tra cui ovviamente l’Italia. ecco la parte dedicata a noi:
aziende. Questo processo è stato però segnato da inefficienze e cattiva allocazione delle risorse, soprattutto perché le imprese pubbliche servivano per preservare posti di lavoro. Più della metà degli introiti della privatizzazione sono stati generati tra il 1997 e il 1999 con la privatizzazione parziale i imprese e strutture nel campo delle telecomunicazioni, dell’energia (ENEL in particolare), delle infrastrutture (autostrade) e dei trasporti. Tuttavia, oggi il governo ancora possiede partecipazioni in grandi utility di energia e nel settore aerospaziale. Inoltre, la privatizzazione non è stata applicata alle imprese a livello comunale. Un notevole
eccezione qui, però, è il settore bancario, dal quale enti pubblici e governo sono usciti nel corso degli ultimi dieci anni.
I comuni offrono il maggior potenziale di privatizzazione. In una relazione presentata alla fine di Settembre 2011 dal Ministero dell”Economia e delle Finanze si stima che le rimanenti imprese a capitale pubblico abbiano un valore complessivo di 80 miliardi di euro (pari a circa il 5,2% del PIL).
Inoltre, il piano di concessioni potrebbe generare circa 70 miliardi di entrate. E questa operazione potrebbe rafforzare la concorrenza. Il documento ministeriale prevede anche entrate pari a 10 miliardi per
la concessione dei diritti di emissione di CO2.
Particolare attenzione deve essere prestata agli edifici pubblici.La Cassa Depositi e Prestiti, dice che il loro valore totale corre arriva a 421 miliardi e che una parte corrispondente a 42 miliardi non è attualmente in uso. Per questa ragione potrebbe probabilmente essere messa in vendita con relativamente poco sforzo o spesa. Dal momento che il settore immobiliare appartiene in gran parte ai Comuni, il governo dovrebbe impostare un processo ben strutturato in anticipo. Per come stanno le cose oggi, il Ministero dell’Economia e delle Finanze si aspetta proventi immobiliari da cessioni per un totale di 25-30 miliardi di euro oltre a risparmi sui costi di 3 miliardi di euro all’anno.
dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti di emissione) potrebbe raggiungere in valore complessivo di 571 miliardi, vicino al 37% del PIL. Naturalmente, il potenziale può anche essere ampliato.L’OCSE raccomanda un’ ulteriore privatizzazione delle infrastrutture, come il sistema di approvvigionamento idrico in particolare. Proprio questa ultima proposta sembra avere senso, soprattutto perché vi è la necessità di investimenti in questo settore visto che viene perso un totale del 30% dell’acqua distribuita.
Tuttavia, per questo c’è l’ostacolo di un referendum.
Fino ad oggi, l’Italia ha cercato di mantenere la propria influenza pubblica nelle privatizzazioni delle aziende. Ciò è dimostrato ad esempio dal Consiglio europeo che ha formulato nel febbraio del 2011 una richiesta perché venga emendata la legge che consente al governo di evitare che gli investitori privati acquistino azioni di società private in settori di importanza strategica.
Tuttavia, il programma economico più recente del nuovo ministero rafforza le speranze che il governo abbia ora intrapreso un nuovo percorso.
Non vedo che cosa ci può essere di segreto in questo documento. esso analizza le possibilità di profitto possibili dalle liberalizzazioni nell’ambito del sistema finanziario esistente. Naturalmente, essendo stato redatto da una banca, lo scopo è il potenziale profito futuro. Sempre restando però in questo sistema, di liberalizzazioni non se ne sarebbe mai parlato se la gestione della cosa pubblica fosse stata condotta con responsabilità ed onestà. Il nostro governo ha usato le compagnie statali a fine nepotistici e clientelistici occupando i posti chiave con incompetenti e gonfiandole di personale là dove non era necessario confermando così la legge di Parkinson e Murphy, nonchê privandole del loro patrimonio ad uso personale dei relativi ministri e..complici. Da questa perspettiva, ben venga la liberalizzazione, così si eliminerebbe una fonte di corruzione e lo Stato incasserebbe perlomeno le imposte dalle nuove compagnie private. Il rapporto della Deutsche Bank non è una blasfemia, essa si muove esattamente nell’ambito del sistema esistente che considera l’investimento in aziende “chiavi” di una nazione come fonti di profitti sicuri e senza rischi! Il rapporto lo si è tenuto segreto forse a causa delle rivelazioni scottanti intorno al sistema monetario e finanzio esitente pubblicate nelle reti sociali e nei blogs privati. Il problema di fondo è la responsabilità politica! Bisognerebbe riformare il nostro sistema democratico creando la possibilità di eleggere candidati onesti i quali sarebbe sottoposti ad un controllo pubblico continuo con capacità di imporre sanzioni immediate con pene severissime. Ma le aziende pubbliche soddisfacendo necessità collettive NON DEVONO ESSERE TOCCATE! Che cosa impedisce alle società di stato di ristrutturare secondo i principi delle società private? Chiaramente, nonostante le ristrutturazioni, alcune non potrebbero lavorare con profitto, poco male! Il profitto complessivo dovrebbe coprire il deficit delle altre secondo il sistema dei vasi comunicanti ed il profitto lordo complessivo essere investito nella innovazione e nel miglioramento dei servizi. Il villaggio in cima ad una montagna DEVE poter ricevere posta, acua, elettricita… e collegato al resto dell’italia da un mezzo di trasporto efficiente e sostenibile da tutti i cittadini. Quindi rispondo al rapporto della Deutsche Bank: “Hände weg vom italienischen Vermögen!”
Il Governo Monti voluto in fretta e furia da Re Giorgio è un’emanazione diretta della Grande Germania.Un Governo che deve vigilare e garantire lo stato di salute delle banche . E’ di poche ore fa la notizia che la ue vuole la sospensione del blocco dei tir .Come dire gli affari prima di tutto e chi reclama a gran voce il proprio disagio deve finirla e sottostare alla legge del mercato. Pur di far finire questa manifestazione è stato detto che ci sono frange della criminalità organizzata che stanno fomentando la protesta. In realtà questo Governo sta facendo la fortuna delle mafie. E’ stato detto che i forzieri della Svizzera traboccano di soldi. Soldi che per andare in circolazione saranno pagati con un alto tasso d’interesse. Chi ne beneficia dunque. E chi ha tanti soldi se non la mafia? La signora Mrkel dovrebbe capire che gli italiani non sono tante monete di euro assemblate per essere distribuite, ma persone con una dignità messa sotto i piedi dai signori della finanza e del malaffare. Siamo uomini e non caporali. Si finisse una volte per tutte questa storia dei mercati dello spread e delle banche. Questo Governo non rappresenta le esigenze della società civile e la strada imboccata lo dimostra ampiamente. Dobbiamo sottostare come durante il ME ai signori feudali che esigevano tutto il raccolto dai contadini i quali restavano a bocca asciutta e senza niente da mangiare? La misura è davvero colma. Vorrei ricordare al prof. Monti che avrebbe fatto bene a eliminare le fondazioi bancarie. A proposito ma la società ponte sullo stretto è stata sciolta o di nascosto è mantenuta in vita per elargire indebitamente soldi a biechi personaggi e aumentare così il debito pubblico? Ma possibile che ci fanno così scemi?