
“La responsabilità di ciò che è successo è di un uomo che ha problemi di atteggiamento verso le donne”. E’ quello che rivela Anna Ardin una delle due accusatrici di Assange. Atteggiamento scoperto solo dopo molte confricazioni , volute, previste e anzi sollecitate, visto che la signora in questione aveva ospitato il leader di Wikileaks nel suo mini appartamento.
Ora si dice che Anna Ardin sia un’agente della Cia, mentre altri hanno scoperto un blog in cui la donna si interrogava sulla vendetta. E si suppone sia un innamorata delusa.

Non saprei, può darsi, ma in realtà non c’è alcun bisogno di queste supposizioni: la vita della Ardin, femminista confusa e sgomitante, parla da sola e desolatamente di una persona dei nostri tempi che ha scelto una strada per apparire finalmente, sui giornali. E dunque per essere. I rapporti lesbici con la sua insegnante di riferimento all’università, il Centro Olof Palme, i viaggi a Cuba, l’appartenenza a non so quale setta protestante, danno la misura della confusione magmatica in cui si vive.
Il penoso repertorio femminista che sfodera e che alla fine si attacca all’ atteggiamento, è solo la buccia dentro cui si nasconde l’angoscia, di una che ha imparato ad essere femminista, ma non sa come essere donna.
Soprattutto non ha capito, assieme all’altra accusatrice, Sofia Vilén, che la liberazione femminile, passa anche attraverso una liberazione del mondo dal maschilismo di fondo incluso nei segreti e nelle ragion di Stato, in quanto simbolo di poteri nascosti. E che il femminismo non consiste nelle querimonie sui preservativi rotti o su chissà quali nevrotici segnali di accoppiamento scorretto.
Che avvilente persona: non ha nemmeno capito che proprio prestandosi a questa sceneggiata ha abdicato alle sue supposte battaglie. E che ha accettato lo stupro del potere.
Forse non le parrà chiaro che i rapporti diolomatici non sono lettere private, ma rapporti di Stato. E lo Stato sono i cittadini. Se poi a qualcuno piacciono i segreti, perché vive ancora nell’ancien regime e nella sala della pallacorda o non sa distinguere tra necessità funzionali e diritti generali non è colpa mia.
“La liberazione femminile, passa anche attraverso una liberazione del mondo dal maschilismo di fondo incluso nei segreti e nelle ragion di Stato, in quanto simbolo di poteri nascosti”??? Ma su quale pianeta del sistema solare? La riservatezza della comunicazione epistolare è un diritto garantito dalla Costituzione italiana. L’accesso ai documenti di Stato riservati è soggetto a norme e leggi in tutto il mondo. L’idea di un mondo “senza segreti” non è antimaschilista, è totalitaria: è l’idea di un mondo trasformato in acquario, dove tutti sono visti da tutti. Ovviamente poi c’è qualcuno che vede più degli altri e che continua a non far vedere quel che fa lui. E’ stato così con tutti i rivoluzionari del passato. Succederebbe così anche stavolta.
Temo proprio di sì che alla fine sono sciacquette che magari confondono loro particolari pulsioni con altro.E fanno un gioco che non capiscono.
sembra proprio che il palcoscenico globale sia ormai popolato di queste figure, che avviliscono l’umanità più ancora che la femminilità. la visibilità è più importante della “reputazione” e della dignità. Così si aspira a un’immagine veloce, a pochi secondi di im-popolarità, che comunque premiano ego e protagonismo. Ma sono severa, quindi non attribuisco tutte queste distorsioni al gioco brutale del potere e dei poteri. Non tutti sono diventati ufficiali delle SS, non tutti hanno ubbidito, non tutte sono veline, non tutti scelgono le scorciatoie avvilenti indipendenza e libertà. E non sarà semplicemente che malgrado i brillanti incontri e le scelte anticonvezionali sono sole delle sciacquette, delle ochette. Pericolose peraltro perchè come è sempre avvenuto nella storia, si mettono al servizio di squallide operazioni di manipolazione e di smantellamento di azioni utili e meritorie e alla dannazione mediatica di uomini. Colpevoli di abbandonarsi inermi all’eterno gioco della tentazione. E colpevoli doppiamente se è condotto da un giocatore che bara esplicitamente.