A Roma non si può più mettere nemmeno una targa ricordo, se riguarda un’intellettuale e come dire, un galatuomo. Nella nuova Babilonia di Ratzinger, Alemanno, Polverini e Svastichella, il solo richiamo all’intelligenza e alla ragione è un’offesa, una stonatura.

Sta di fatto che il Pio sodalizio dei Piceni, ex confraternita della Santa Casa di Loreto, ha negato il permesso di mettere una targa commemorativa di Mario Pannunzio sul muro del palazzo che racchiudeva la piccola e prestigiosa redazione del Mondo, in via Campo Marzio.

Le ragioni del rifiuto non sono state rivelate dai pii sodali, ma è evidente che 120 metri quadrati dove si sono condensate intelligenze come quelle di  Flaiano, Salvemini, Salvatorelli, Ernesto Rossi, solo per citare  qualche nome,  meritano  un esorcismo, altro che commemorazioni.

Il medioevo si affolla: gangster vengono sepolti con tutti negli onori nelle chiese romane,  le pie confraternite più sono pie e più aumentano il loro patrimoni immobiliari. Ma non si può essere tanto peccatori da accettare la commemorazione di un laico che peraltro non è mai comparso nemmeno nel salotto di Costanzo e nemmeno  è mai stato sull’isola dei famosi.

Del resto il sodalizio dei Piceni fa onore al suo nome: nato anticamente come associazione dei marchigiani a Roma, ha fruttato alla splendida regione delle Marche il detto meglio un morto in casa che un marchigiano fuori della porta.

Ma in questo caso perde di senso: i veri morti sono già dentro quel palazzo.