C’erano una volta gli scioperi, i sindacati, i cortei, le occupazioni. Ora tutto questo annega nell’indifferenza, anzi nel nulla, in quattro righe in cronaca. La perversione italiana fa sì che anche la battaglia per salvare il posto di lavoro si debba svolgere nei modi e nelle forme dettate dalla televisione. I dipendenti della Vinyls di Porto Torres hanno dovuto esiliarsi all’Asinara per avere una qualche visibilità, hanno dovuto imitare un celebre reality affollato di mezze tacche all’ultima spiaggia.
E a me sembra molto amaro il doversi compiacere del successo avuto, della crescita di consensi su Facebook, perché in fondo questa “visibilità” è spuria, e’ una resa ai meccanismi dell’irrealtà, imposti proprio da quelli che stanno escludendo dal lavoro i “naufraghi” dell’Asinara. E’ una battaglia che si svolge sul terreno scelto e preparato dall’avversario.
Francamente non saprei dire quanto l’idea si proponga di sfruttare certi meccanismi della comunicazione televisiva o non nasca invece dal fatto che essi sono ormai introiettati nell’immaginario dei protagonisti.
So però che in Sardegna, da tempo attraversata da una profonda crisi di deindustrializzazione, è stato eletto a grande maggioranza un governatore così intelligente e così attento che non trova di meglio da dire se non che il problema della Sardegna sono i Sardi.
So che molti operai hanno votato Pdl illusi dalle promesse delle telefonate a Putin, ingannati da quel reality in carne ed ossa che è il premier. Eppure non era difficile scoprire il bluff e capire che si trattava solo di parole, di regia, di copione. Vent’anni fa nessuno ci sarebbe cascato. Ora tutto è confuso e non si sa bene distinguere tra fiction e realtà.
Talmente confuso che il posto di lavoro è affidato all’audience e l’audience alla mancanza di lavoro.
sono talmente avvilita che non riesco neppure più a commentare. Se avessi la fede mi ritirerei in un convento di clausura.
parole profondamente amare, che lasciano l’amaro…e del resto…analisi più vera non potevi fare…..