La destra arrogante imbavaglia il il dibattito, la destra melliflua agisce con passo felpato, distruggendo i diritti senza che i derubati se ne accorgano. Adesso si sta tentando di abolire l’articolo 18 che tutela i lavoratori contro i licenziamenti senza giusta causa. Lo si fa non con le forbici, in maniera brutale perché questo susciterebbe resistenze, ma attraverso un trappolone che a molti potrebbe sembrare una chance in più.
Il Parlamento è in procinto di varare una norma che introduce la possibilità di chiedere un arbitrato per le controversie tra dipendenti e datori di lavoro al posto della strada giudiziaria. Affidarsi al giudizio di un arbitro invece che alla legge può costituire una tentazione: sventola davanti al lavoratore l’illusione di tempi più rapidi, di una conflittualità meno acuta, senza immediatamente dargli la percezione di mettersi nelle mani di arbitri che decidono secondo personali concezioni dell’equità.
Ma chiunque abbia avuto a che fare con gli arbitrati sa che costano molto e che hanno un senso solo se fra le parti c’è una qualche simmetria di possibilità sia finanziarie che di tempo. Gli arbitri, com’è noto, vanno pagati e profumatamente. Quindi il lavoratore si troverà in una situazione di assoluta minorità nei confronti dell’azienda, anche nel caso dovesse pagare una suo quota per il giudizio: ben presto gli arbitri troppo favorevoli ai dipendenti sparirebbero dal mercato.
Ma questo in fondo è nella logica del governo che vuole ribaltare uno dei capisaldi della democrazia e cioè: la giustizia è uguale per tutti. E’ per tentare di garantire questa fondamentale eguaglianza che esiste un ordine giudiziario al posti di cadì che prendono un tot ad ogni giudizio. Il magistrato non ha o non dovrebbe avere interessi personali, è pagato dallo Stato, cioè da tutti i cittadini e agisce non in base a proprie concezioni, ma in base alla legge.
Certo ci sono le interpretazioni, le tendenze, le idee, non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma l’inganno nel quale si sta cercando di far cadere i lavoratori è che la legge è uguale solo per alcuni. Ma senza farglielo sapere.
ho appena letto che Paolo Ferrero ha iniziato per questo lo sciopero della fame!!..
Il fittone non fà ancora abbastanza male….caspita, i tempi sono così lunghi…..mi chiedo però quale sia la reazione dei lavoratori di fronte a questa proposta, non se ne parla, e la nostra reazione è fondamentale. Stiamo vivendo e andando incontro ad un periodo di ingiustizie senza precedenti, la legge non è mai stata uguale per tutti, mai, ma una cosa è provarci e una cosa è marciarci.
Ci vorrebbe un principe che svegliasse quasta bella addormentata Italia.
Dov’è…eppure l’avevo messo qui…mannaggia che disordine…ah..eccolo..il mio ben tritacarne nuovo…ora vo a fà polpette di queste teste di…
L’unica consolazione che posso avere, magra e meschina, lo ammetto, é che ci andranno di mezzo anche quegli italiani e quelle italiane che continuano a votare questa destra, e molti, moltisimi, anzi la stragrande maggioranza non appartengono certo ai ceti privilegiati….almeno chi vede é ha senso di realtà la battaglia con i mezzi che ha a disposizione a dare il dissenso, la fa, ma questi si stanno sedendo su un fittone e pensano di accomodarsi su una morbida poltrona.
Purtroppo io ne ho qualche esperienza: un arbitrato costa parecchio e naturalmente il giudizio è sempre orientato a favore di chi è in grado di fornire più “lavoro” o vantaggi di altro genere. Questo purtroppo è fatale. Senza dire che ci si espone a giudizi spesso al fuori della legge. Può andar bene in alcune transazioni in cui andare davanti al giudice significa in sostanza perdere la possibilità di recuperare qualcosa.
Niente a che vedere con il campo nel quale ora lo si vuole applicare.
Non posso addentrarmi nella disquisizione se un arbitrato possa essere meglio. Una cosa però è certa, e me l’ha insegnata l’esperienza:
LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI