Quando i topi fuggono vuol dire che la nave sta affondando e così quando i  volontari  o mercenari Nato se ne vanno vuol dire che la guerra è persa. Mentre il pagliaccio Zelensky si esibisce ogni giorno in nuovi numeri, concependo il suo ruolo non diversamente da quello che avrebbe in una fiction, facendo e dicendo quello che c’è scritto nel copione stilato dall’alleanza Atlantica, tutta l’informazione tende a dare l’impressione che la Russia sia in difficoltà. Dopo aver creato un’antropologia semplificata non è poi così difficile creare una realtà come dimostra  la vicenda pandemica che ormai corre parallelamente alla guerra e solo adesso qualcuno comincia a svegliarsi e comprende che a forza di parole d’ordine e di balle ci si potrebbe stare avviando alla guerra nucleare. Ma in questo caso non vale il meglio tardi che mai: tardi è sempre troppo tardi. Nei fatti la situazione in Ucraina è molto diversa da quella che si vorrebbe fare credere: il regime di Kiev sostenuto dalle bande naziste ha perso la guerra che esso stesso ha suscitato apprestandosi a schiacciare il Donbass. Lo stallo che vediamo è semplicemente dovuto al fatto che mentre l’esercito ucraino è ridotto a reparti sparsi più o meno grandi che resistono sempre meno e che via via esauriscono le munizioni ( vedi nota) , il vero problema sono gli spezzoni di esercito e bande del Pravy sector, tutti senza alcuna divisa che si sono asserragliati nelle città facendosi scudo dei cittadini. Costoro su ordine del criminale di guerra Zelensky – essere un povero guitto non esime dall’ essere una macchia umana –  hanno anche aperto le carceri e armato alla rinfusa singole persone, così che i saccheggi e gli assassini sono all’ordine del giorno. Penetrare di forza non nelle aree cittadine di Kiev e Odessa non sarebbe difficile, ma comporterebbe molte perdite civili e anche di soldati, aumentando il bilancio di vittime russe che non è quello che la disinformazione  Nato vorrebbe far credere, ma che comunque è oneroso: si tratta 1.351 militari morti e 3.825 feriti.

Perciò la guerra continua, visto che la Nato ha bisogno dell’ennesima strage a sottolineare la sua esistenza, ma che essa sia perduta non c’è alcun dubbio e lo si capisce dal fatto che è cessato l’arrivo di mercenari e terroristi, tutti estremisti di destra raccolti in 62 Paesi: ne sono giunti quasi 6600, ma dopo i colpi portati a diversi siti di addestramento, in cui si può supporre che vi siano state perdite fino a 200 uomini e 400 feriti  la musica è cambiata: da una settimana non arrivano più volontari e anzi quasi 300 sono fuggiti in Polonia, Ungheria e Romania, probabilmente portandosi dietro le armi fornite dalla Nato, ovvero missili da spalla. Hanno capito di essere il vero e principale bersaglio dei russi e che la battaglia è comunque persa, meglio usare le armi per il proprio tornaconto, magari contro quei cittadini occidentali che li hanno scioccamente salutarti come libertadores, non rendendosi minimamente conto della situazione. In compenso sono giunte al ministero della difesa russe 23 mila domande di partecipazione volontaria alla guerra da 37 Paesi e questo è forse ancor più significativo della fuga dei mercenari in forza Nato. Anzi rende chiarissimo come il resto del mondo, ovvero l’85 % dell’ecumene umano ha una visione totalmente diversa da quella prevalente nella camera stenopeica dell’informazione occidentale.  Storicamente il flusso dei volontari sia di quelli irregolari che di quelli da inquadrare negli eserciti regolari, è un significativo indicatore dell’andamento del conflitto: aumenta o diminuisce a seconda delle prospettive di sconfitta o di vittoria. Così l’arresto dell’arrivo di volontari e anzi la loro progressiva fuga si chiude il capitolo delle facili quanto perverse illusioni.

Nota Ecco un riassunto della situazione in Ucraina:

Dei 2.416 carri armati e altri veicoli corazzati da combattimento ucraini che erano in linea  il 24 febbraio, 1.587 sono stati distrutti ; 636 unità su 1.509 cannoni e mortai di artiglieria da campo, 636 sono stati mezzi fuori uso; su 535 lanciarazzi multipli 163 sono stati colpiti e così 112 aerei su 152 , 75 elicotteri su 149 elicotteri, 36 droni Bayraktar, 148 sistemi di difesa aerea, su 180: Benché l’Ucraina abbia perso l’85 % per cento sia perché intercettati in volo, sia perché distrutti negli arsenali, continua ad usarli contro la popolazione civile del Donbass,  come i Tochka-U sulla popolazione civile di Donetsk e Makeyevka.  Trenta  imprese chiave del complesso militare-industriale sono state colpite dai missili da crociera X-101, Kalibr, Iskander e dal complesso aeronautico Kinzhal. Il  70 per cento delle scorte militare ucraine sono stati distrutte, mentre le truppe di Kiev hanno fatto saltare 127 ponti nel tentativo di fermare le truppe russe. Tutte le riserve organizzate delle forze armate ucraine sono già utilizzate. Il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha consegnato le armi catturate alle formazioni delle repubbliche separatiste: si tratta di 113 carri armati e 138 missili  “Javelin”. Dall’inizio delle ostilità, i paesi occidentali hanno fornito al regime di Kiev 109 cannoni di artiglieria da campo, 3.800 armi anticarro, tra cui Javelin, Milan, Konkurs, NLAW ATGM, M-72, Panzerfaust-3, 897 Stinger e Igla MANPADS.