Le raffiche isteriche di epiteti come negazionisti e terrapiattisti si stanno lentamente rarefacendo perché appare sempre più chiaro che l’adesione pedissequa a una narrazione pandemica che non sta in piedi era frutto di negazionismo della ragione e ignoranza caprina, entrambe al servizio della malafede. E ora se ne ha la dimostrazione nel cambiamento di rotta di uno dei giornali che più di altri ha il diretto il coro viral vaccinale: il New York Times pubblica infatti  un’ intervista a Kristen Nordlund, portavoce del Cdc americano , nella quale si dice che l’agenzia è stata lenta nel rilasciare i diversi flussi di dati proprio per non permettere che si avesse un’idea precisa di cosa stesse accadendo con i vaccini e per non suggerire che essi non stessero funzionando. In particolare il Cdc – che alla fine dovrebbe essere un ente di controllo-  ha omesso dati che riguardanti le prestazioni dei vaccini e dei richiami, soprattutto per quanto riguarda i giovani adulti. E lo ha fatto in maniera tale da depistare il pubblico: in particolare non tracciando le cosiddette infezioni rivoluzionarie , ovvero quelle che intervengono dopo i vaccini e ne smascherano la inutilità e pericolosità, concentrandosi solo su ospedalizzazioni e decessi. L’agenzia ha presentato tali informazioni solo come confronti del rischio con adulti non vaccinati, piuttosto che fornire istantanee tempestive di pazienti ospedalizzati stratificati per età, sesso, razza e stato vaccinale al fine specifico che anche il pubblico meno critico cominciasse a dubitare della effettiva efficacia di cosiddetti vaccini, che adesso posiamo considerare uguale a zero o addirittura negativo.

La tesi dietro la quale si rifugia la Nordlund non è certamente nuova e fa parte di tutto quell’armamentario di stupidaggini e cretinerie che sono state fin dal primo momento nell’arsenale della pandemia, ma che potremmo anche considerare come un archetipo della mentalità elitaria e autoritaria e che in ogni caso è stata più volte apertamente reclamata da Fauci: i dati non sono stati forniti nella loro interezza perché avrebbero potuto essere interpretate come prove dell’inefficacia dei vaccini. Un altro pretesto è che i dati riguardavano solo il 10 per cento della popolazione, che comunque costituisce uno standard per questo ente: il 10 per cento va bene per tutto, ma quando si tratta dei vaccini no? Lasciamo perdere le giustificazioni insensate: rimane il fatto che  l’agenzia ha intenzionalmente soppresso le informazioni al pubblico per paura che causassero  “esitazione sui vaccini”, il grande affare al quale non si poteva rinunciare e al quale partecipa anche il cdc. Insomma hanno mentito per il nostro bene. Certo da un punto di vista scientifico siamo di fronte all’assurdo perché la raccolta dei dati doveva servire a comprendere il reale livello di efficacia dei vaccini, non certo a nasconderlo.

La “confessione ” del Cdc che arriva guarda caso mentre la narrazione comincia a crollare, forse  nella speranza che le manipolazioni di dati, una volta ammesse,  siano considerate come un peccato veniale, strategia che verrà adottata a tappeto, mostra un desolato panorama nel quale le elite mediche hanno semplicemente deciso di nascondere i dati perché non si adattavano alla narrativa approvata e, naturalmente, hanno preso il potenziale fraintendimento dei dati a giustificazione per gli insabbiamenti. In realtà si voleva che la maggioranza fraintendesse la realtà nel senso voluto da Big Pharma. Ora rimane da vedere a quali livelli fossero riservate le balle se si fermassero ai media per creare l’atmosfera adatta a portare avanti comunque gli affari, o siano arrivate anche al livello politico o ancora, come è più probabile per non dire certo, se proprio quest’ultimo abbia imposto di raccontare bugie per lasciare spazio a rimodellazioni sociali. Comunque sia tutto è potuto accadere nell’ambito di una società ormai marcia fino al midollo e totalmente priva di etica nella quale con qualche soldo si può comprare qualsiasi cosa.