Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ci vuol poco a capire che ben oltre le immaginifiche visioni che avevano ispirato il referendum costituzionale di Renzi, ormai il Parlamento è unicamente abilitato a applaudire, i pistolotti di Draghi, il piano nazionale per accedere ai prestiti intimidatori del racket. Non sappiamo molto in verità delle grandi riforme promesse e attese dopo l’altro recente referendum, quello sul numero dei rappresentanti che avrebbe dovuto segnare l’avvio del benefico stravolgimento in nome della qualità delle prestazioni democratiche.
Mentre invece abbiamo appreso che non è stato chiamato a pronunciarsi sulle missioni straordinarie cui partecipa l’Italia con risorse economiche e presenza militare per “esportarla” quella democrazia rimossa da noi secondo i dogmi e i paradigmi dell’euroatlantismo che vuole imporre i suoi stili di governance, sfruttamento, repressione, furto e dissipazione, corruzione e dispotismo, in Africa (ne ho scritto qui https://ilsimplicissimus2.com/?s=Mario+l%27africano).
A proposito di compiacimento in forma unanime, un anno fa eravamo stati informati che l’Aula della Camera per la prima volta radunata al gran completo a seguito dell’emergenza coronavirus aveva approvato in via definitiva
il decreto legge contenente le misure per lo svolgimento dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali 2026: i voti a favore erano stati 408, due i contrari, due gli astenuti. E che anche il Senato aveva dato il via libera alla cosiddetta “legge olimpica”, considerata un format di eccellenza da ripetere “per rinsaldare le fondamenta dello sport di base in Italia e del turismo messi in ginocchio dalla pandemia”, come si leggeva nel Giornale Unico che indicava nella rotta Milano-Cortina la strada della ricostruzione e del rilancio del settore delle costruzioni.
Se vi aspettavate che l’avvento del profeta della sobrietà austera e penitenziale avrebbe represso quell’istinto infantile così presente nella nostra autobiografia, desideroso di ludi e circenses, dalle Olimpiadi all’azzardo al gratta e vinci, vi siete illusi, che ci sono giochi cui il sistema economico non rinuncia: la roulette finanziaria, il casinò azionario e quello delle tre carte cui anche il banchiere in veste di liquidatore fallimentare si presta volentieri.
Pensate a quanta gente tra gestori e croupier saranno beneficati, il sindaco sala che punta sul cavallo olimpico per la sua rielezione, le cordate del cemento, del ferro e quelle immobiliari che possono scatenare le bestie fameliche nelle due aree che vantano i record di consumo di suolo, di speculazione e di laboratori sperimentali attrezzati per quell’urbanistica negoziata che trasforma i rapporti tra amministrazioni e privati, sceicchi e emiri compresi, in commercio di permessi, cambi di destinazione d’uso, misure compensative farlocche.
E poi le major delle sport, della pubblicità e delle sponsorizzazioni, del merchandising, dei diritti tv, anche quelli beneficiari degli scarsi profitti e esonerati dalle rilevanti perdite, come al solito a carico della collettività. Alla quale si offrono in forma risarcitoria impianti e infrastrutture che restano là come cattedrali nel deserto di ghiaccio e nel panorama desolato dell’eclissi della vocazione turistica, già poco profittevole visto che al consumo di risorse, alla pressione ambientale e antropica, non fanno riscontro vantaggi tangibili per i cittadini e che il “volano” occupazionale che viene propagandato è il più effimero, precario e dequalificato, tra cantieri delle Grandi Opere e personale volante quando non volontario addetto al Grande Evento.
Stupisce sempre quanta presa abbiano queste immonde balle narrate sulla nostra pelle: c’è sempre una fascia di forzati delle Mostre, dei Giochi, delle Mete pubblicizzate da filmacci e sceneggiati che vanno come una moltitudine ubriaca a fotografarsi davanti a un quadro, a un panorama, a una pista, pronti a drogarsi come lotofagi per dimenticare la misera quotidianità o a gustarsi una briciola di licenza concessa in previsione di nuove restrizioni e nuovi abusi, persuasi perfino di contribuire così alla riconquista di reputazione di una provincia remota oltraggiata e dileggiata cui l’unico destino permesso è di costituirsi come relais per un’élite di occupanti danarosi e irrispettosi.
È che cambiano i presidenti, cambiano- solo apparentemente – le coalizioni, mi restano i burattinai, restano i ministri, restano partiti e movimenti con il loro affarucci maldestri e i loro interessi opachi, compresi gli apostoli dell’onestà folgorati e convertiti sulla via della crescita illimitata, megalomane e azzardata, contro la quale avevano fatto mostra di battersi guadagnando consensi e appoggio. Eccoli in forma plebiscitaria e in qualità di stelle cadenti, gregarie rispetto a Lega, Pd, Lega, Forza Italia, Lega, Leu, Pd etc.. a segnare la loro definitiva assimilazione e integrazione nel “sistema” pronti a applaudire alla semplificazione, alla delega ai comuni, non certo modelli di terzietà, in materia di condoni, all’elenco delle opere strategiche da avviare o completare, Ponte sullo Stretto compreso, infrastrutture bulimiche di territorio e cemento sproporzionate alle esigenze di un anno fa e oggi insensate.
E mica ci vorremo lamentare: si sentono frusciare gli undici miliardi di investimenti “previsti” secondo il piano il del “tavolo di coordinamento per le Olimpiadi invernali”, allestito su misura per gli appetiti leghisti delle due regioni interessate e del sindaco riformista della Capitale Morale e che è stato presentato dal vice ministro casualmente leghista pure lui, come l’atto preliminare del “più importante avvenimento nel nostro Paese nei prossimi anni, al termine di una tragedia legata alla pandemia e di conseguenza alla crisi economica“, grazie a “60 opere infrastrutturali, stradali e autostradali, di impiantistica sportiva” che porteranno posti di lavoro “e costituiranno esse stesse un fattore di attrattività”. Come dire che i pendolari assiepati su bus, metro e treni a breve percorrenza, opportunamente tamponati in attesa di vaccino non previsto per giovani essenziali, potranno essere gratificati sapendo che si sono sacrificati per potenziali collegamenti tramite impianti a fune, ovovie, per garantire che sia concesso anche ai milanesi di esercitarsi con l’hokey, che ogni cittadino abbia il diritto di cimentarsi con il Bob.
E ai senzatetto che occupano da decenni le case del Giambellino piacerà sapere che ben presto saranno avviati i lavori per la costruzione del Villaggio Olimpico allo scalo di Porta Romana che ospiterà gli atleti delle Olimpiadi Invernali in gara a Milano su una superficie di 19 ettari, 1260 letti con 70 camere singole e 630 camere doppie.
Perché si può star certi del valore aggiunto della beffa ai danni nell’interesse generale: saremo anche stavolta costretti a contribuire alla greppia in cambio della magnanima concessione di “compensazioni”, quegli interventi che – si dice da sempre – non si sarebbero realizzati. E della cui esecuzione dobbiamo essere grati a speculatori privati e amministratori correi che li selezionano tra quelli più redditizi per loro, destinai a diventare archeologia industriale e monumenti dell’inutile sperpero e della corruzione ancora prima di essere completati
Stupisce sempre quanta presa abbiano queste immonde balle narrate sulla nostra pelle: c’è sempre una fascia di forzati delle Mostre, dei Giochi, delle Mete pubblicizzate da filmacci e sceneggiati che vanno come una moltitudine ubriaca a fotografarsi davanti a un quadro, a un panorama, a una pista, pronti a drogarsi come lotofagi per dimenticare la misera quotidianità o a gustarsi una briciola di licenza concessa in previsione di nuove restrizioni e nuovi abusi, persuasi perfino di contribuire così alla riconquista di reputazione di una provincia remota oltraggiata e dileggiata cui l’unico destino permesso è di costituirsi come relais per un’élite di occupanti danarosi e irrispettosi.