Mi rendo conto che spesso le considerazioni sul potere strutturale della finanza e della sua incarnazione principale, le banche, ancorché evidenti sul piano generale possono apparire astratte e difficilmente collocabili nella vita quotidiana. Per carenza di chi scrive, certamente, ma anche perché il sentiero che ci sta portando alla schiavitù da denaro e da mercato è tortuoso, solo a volta fa apparire il paesaggio circostante. Ed è questo uno di quei momenti, arrivato nella sarabanda di promesse estive di cui si riparlerà o piuttosto si tacerà a settembre: il 6 agosto la commissione finanza del Senato, sulla via di rimuovere ogni ostacolo all’esecuzione esattoriale, ha praticamente posto le condizioni per l’ingresso di Equitalia nei conti correnti di noi sudditi.
L’agenzia da soggetto a struttura privata qual’è, ancorché ingaggiato da enti pubblici, potrà mettere il naso senza più alcuna necessità di autorizzazioni o intermediazioni nei dati patrimoniali di ciascuno, conti correnti e beni compresi senza più passare per l’anagrafe tributaria o l’agenzia delle entrate che sono comunque entità pubbliche. Così potrà vedere e pignorare in tempo reale aggiungendo la spada dell’anatocismo appena restaurato dal detassatore a parole alias guappo di Rignano. La ragione ufficiale di questo ulteriore passo banchista è semplice: la disperata ricerca di denaro del governo. Nella relazione del Senato si legge che poiché il pignoramento dell’unica casa di proprietà è possibile agli istituti di credito, ma non ad Equitalia si crea una disparità di trattamento privilegiando i creditori privati rispetto a quelli pubblici, il che secondo gli illuminati senatori provoca un calo delle entratea cui bisogna in qualche modo rimediare, armando la mano di Equitalia.
Il fatto è che fin dal 2011 l’aumento delle entrate fiscali in presenza di una crisi senza precedenti è stato di volta in volta utilizzato per vendere il pacco di una puntigliosa lotta all’inflazione, per sventolare bandiere di falso ottimismo, per dire che le cose non davano poi così male. In realtà la raccolta di crediti, multe e quant’altro, operata soprattutto nei confronti dei più deboli si riferiva ai sei o sette anni precedenti in cui si vedeva ancora qualche vacca grassa. Ma adesso il giochino volge a termine e allora si comincia con le esecuzioni draconiane.
Così la banca, dopo essere diventata obbligatoria, poiché solo le pensioni sociali possono di fatto sfuggirle, diventa un soggetto giuridico volto all’espropriazione. Apparentemente per conto dello stato in realtà mettendo lo stato al suo servizio, visto che i soldi dei cittadini servono a mantenere il valore dei titoli sovrani di cui gli istituti fanno incetta per sopperire all’incertezza delle schifezze finanziarie di cui si sono riempite, beni rifugio in attesa di una nuova tempesta sulla finanza casinò. Sono loro che si servono dello stato non il contrario.
Posso dire di avere ricevuto cinque cartelle pazze da parte di Equitalia negli ultimi tre anni, sia come azienda che come privato, e, nonostante l’ovvia indignazione che mi prende ogni volta, di averle fatte tutte annullare dimostrando che non erano dovute mediante la pronta attivazione del mio commercialista (servizio che non è gratuito, ovviamente). Le cartelle pazze, per quanto vergognosa e incredibile sia la cosa, sono parte integrante della strategia governativa del far cassa a tutti i costi, così dopo decenni spesi a dire agli scettici e agli anarchici che lo stato è dalla parte del cittadino scopriamo con raccapriccio che lo stato è invece contro al cittadino e si diverte a inventare meccanismi infernali per rovinarlo, specie se si tratta di qualcuno che non si può permettere un commercialista o un avvocato. Chi sa difendersi passa più o meno indenne attraverso questa licenza di espropriare, chi non può difendersi (la maggioranza degli italiani e probabilmente il 90% di coloro che votano per Renzi e Berlusconi) soccombe, perde la casa e in più passa pure per evasore.
La sinistra ha una grande responsabilità in questo: quella di aver supportato per decenni il paradossale bon mot marxiano che la proprietà è un furto e quindi, per logica conseguenza, cosa c’è di più naturalmente di sinistra che portar via la casa e i risparmi di una vita al cittadino? Se il cittadino li ha, vuol dire che son di troppo e vanno “redistribuiti”.
Anche qui si nota la comune matrice culturale tra capitalismo e marxismo, entrambi protesi a portarti via quello che hai anche se con sistemi diversi. Il cittadino si trova così nella morsa di una tenaglia: da un lato tanti lupi famelici e dall’altra… pure. In più, davanti a questo doppio attacco concentrico si nota solo fatalismo. Chi ha tanto ha già messo al sicuro ciò che ha, chi ha poco (per esempio i risparmi di una vita) non si sta muovendo. Chissà se questa notizia su Equitalia servirà a smuovere le acque, a rendere consapevole il cittadino medio che è ora di pensare a vie d’uscita, che non sono la creazione di un nuovo partito inutile o fasullo ma, più semplicemente, la messa in sicurezza dei propri risparmi e averi. Ricordo en passant che questo che vuole Equitalia (non è ancora legge dello stato) è un’imitazione di quanto già sperimentato con “successo” in Grecia dove chi non può pagare i propri debiti fiscali si vede prelevare automaticamente dal conto corrente i soldi che magari servivano per vivere, per un intervento chirurgico urgente, per pagare la rata del mutuo o le tasse universitarie con il risultato di stravolgere da un giorno all’altro tutta la propria vita e quella della propria famiglia. Questo comportamento criminale e produttivo di suicidi è tollerato in tutta Europa esattamente come fu tollerato il fascismo e il nazismo ossia con la stessa indifferenza e fatalistica accettazione.
Pochi hanno reagito quando lo stato italiano ha deciso di mettere i suoi occhi voraci sui nostri conti correnti abbandonando il sano concetto di segreto bancario che ha garantito per secoli un moderato equilibrio di forze tra il singolo cittadino e l’onnipotente stato leviatano. Oggi vediamo a cosa è servito quel primo passo, osannato dalle sinistre e destre come “lotta all’evasione”: ad aprire le cataratte di interventi privati sui nostri conti correnti. Oggi è Equitalia, domani sarà Telecom, Fastweb, Google o chiunque stia dalla parte protetta della barricata: le grandi imprese capitalistiche e, naturalmente, lo Stato come docile cagnolino al guinzaglio del capitale ma sempre pronto ad indossare una maschera feroce da sfoderare contro il cittadino inerme.
PS Queste leggi espropriative perseguono anche un secondo scopo: quello di incentivare l’emigrazione legale dei capitali italiani verso le banche del Nord Europa e, parallelamente, di rendere più appetibile l’investimento azionario in quanto sottratto al pericolo di interventi statali di prelievo forzoso o equitalico. Non dimentichiamo mai infatti che i comportamenti criminali in atto non sono affatto volontà dei nostri governanti ma un’imposizione dall’alto. E quando dico “alto” non intendo alto come “Merkel” ma alto come “Obama” (e suo successore, quando ci sarà).
Considerato che non sempre gli accertamenti di Equitalia sono giustificati, il pericolo è che ti facciano una delle solite multe spropositate, subito dopo ti pignorano la casa e, se tu hai fortuna (ma con quali soldi vivi e paghi l’avvocato?) sopravvivi. Si avvera così la profezia di Monti che il patrimonio immobiliare privato servirà a pagare il debito pubblico (delle banche).