Anna Lombroso per il Simplicissimus
C’è da sospettare che ci sarà un fronte bipartisan per la revisione delle norme sulle intercettazioni, tema un tempo caro solo al cavaliere ora disarcionato, malgrado oggetto di un giuramento esplicito che il sistema di leggi ad personam a suo beneficio continuerà in seno al governo.
È che dopo il monarca indispettito tanto da aver imputate a esse la morte del suo fidato collaboratore troppo loquace, dopo la Cancellieri, usa al telefono, come una festosa casalinga, per mantenere relazioni domestiche con parenti e famigli vicini e lontani, anche Sel sarà ispirato a reclamare una stretta per quelli che, appena ne viene toccato, qualsiasi potente definisce con automatismo da cagnetto pavloviano, abuso nefando, manipolazione perversa, squallida manovra elettorale.
Nemmeno entro sul tema delle intercettazioni, che peraltro hanno fatto luce su fatti e misfatti, hanno aiutato complesse investigazioni su attività criminali: infine in un paese opaco, si vede che siamo condannati a eccessi spionistici e azioni estreme e sgradite per garantirci quel tanto di trasparenza necessaria, confermare sospetti e mettere in luce le troppe ombre.
Vendola si è adirato sporto querele, i suoi elettori richiamano alla prudenza per non prestare il fianco a un tentativo di gettare discredito su quel che resta della sinistra. Ma non si può non accusarli di non aver voluto vedere quello che era palese: il Presidente della Regione non poteva non sapere quali crimini si consumassero nell’Ilva e fuori, e d’altra parte, ne abbiamo parlato qui, http://ilsimplicissimus2.com/2013/10/31/il-modello-ilva-sui-pilastri-delle-schiene-dritte/, ha sottoscritto l’infame patto scellerato promosso dall’allora ministra Prestigiacomo. Certo è indigesto che per di più se la rida, ingiuriando salute, lavoro e ambiente, ma a volte è meglio svelare i piedi di argilla di un culto della personalità immeritato.
Ma c’è qualcosa in più, su cui riflettere. Ed è il senso di impunità, di libera, licenziosa, gioconda e dissipata immunità. Negli ultimi casi in oggetto i possibili sorvegliati sono proprio loro a chiamare altri sospetti vigilati: sono Annamaria, sono Nichi, per riconfermare aiuto, affinità, amicizia, gratitudine nei confronti delle loro ingombranti e inopportune relazioni o, peggio che mai, per piangere insieme o per sghignazzare insieme e si sa che poche emozioni uniscono come piangere o ridere insieme, offendendo così due volte i cittadini e la legalità.
Non si preoccupano di fare attenzione, di controllarsi un po’, di usare cautele in nome di quella privacy che sostengono competa solo a loro, ai loro intrighi, alle loro conversazioni sacre, perché stanno in alto, perché sono inviolabili, mentre proprio ad essi competerebbero la viva voce, pareti di vetro, assoluta trasparenza e comportamenti insospettabili e integri.
Che invece spetta a noi poveracci anche la punizione implacabile di essere controllati da occhi elettronici e videocamere, perseguitati da venditori di prestiti cravattari grazie al monitoraggio della nostra miseria effettuato da istituzioni pubbliche e private, di subire intrusione nelle nostre esistenza dalla culla alla tomba. Mentre se succede a loro, apriti cielo, allora si che è un abuso, una interferenza illecita, una invadenza inaccettabile.
Se qualcuno credeva che con Mani Pulite fosse finita l’era dello sgangherato e tracotante esercizio di arrogante impunità, perfezionato dal craxismo, oggi può constatare che è diventato patrimonio comune di chiunque acceda al potere, sia pure su scala: Cancellieri come Fiorito, Vendola come l’assessore di un qualsiasi paesello che rubacchia sui fondi pubblici o i rimborsi, tutti a esprimersi con esplicita libertà, con oscena dissolutezza, con sguaiata immoralità. E tutti intesi a salvare chi dopo anni scivola nelle maglie della giustizia, tardiva, lenta e disuguale, perché, si sa, cane non morde cane.
In questo squallore mi consolo – magrissima consolazione – quando leggo articoli e commenti di questo livello.
La magrissima consolazione custodisce la timida consapevolezza che non tutti gli italiani hanno “un ‘anima” berlusconiana sia essa verace o di “pidina “imitazione.
Egr. Casiraghi, apprezzo molto i suoi interventi che arricchiscono questo blog. Mi permetta però di rilevare che la performance sgignazzante e sguaiata alla cornetta del Presidente della Regione Puglia mi ha fatto capire dell’intima natura del personaggio più di tutta l’Opera Omnia dei suoi calembour pirotecnici e della sua (artefatta) tensione morale. Mi dirà che Lei l’aveva capito da molto tempo. Del che mi congratulo, le Sue antenne sono più drizzate delle mie. Ma proprio per questo possono servire certe intercettazioni. Lungi dal frugare infingardamente nella privacy del soggetto pubblico ascoltato, ci restituiscono elementi ‘prima facie’, incontaminati, utili, in cabina elettorale, a valutare la reale statura di certi personaggi. Anzi, Le dirò, preferisco conoscere come un personaggio pubblico si esprime in privato in una conversazione telefonica, per maturarne un giudizio anche politico, che in un comizio, luogo e situazione ove, risaputamente, la menzogna e l’ipocrisia conoscono la loro apoteosi [vedasi in merito stamane, al cosiddetto Consiglio Nazionale della Nuova (?) Forza (??) Italia (???), ove il capocomico non più mattatore da tempo ha inscenato l’ennesima replica della sua atellana, e il solito pubblico di figuranti ad implorarlo: “facce ride'”].
Con immutata stima, per il resto concordo sempre con le Sue interessanti considerazioni.
non siamo poi così in disaccordo, caro amico. E’ che non sono le intercettazioni, uno strumento che potrebbe essere neutrale per così dire, ma l’uso che se ne fa. Io per prima evito come al peste le paginate telecomandate su vizi e vizietti, sparate proprio per distrarre. Mentre magari intercettare un dialogo tra un amministratore e un capo della ndrangheta potrebbe rivelarsi utile.. Nel caso in oggetto, su Vendola e la sua posizione a dir poco opaca mi sono più volte espressa. Oggi mi interessava quell’aspetto non marginale, quella certezza di impunità e immunità che pare essere indissolubile dal potere. Grazie della stima, che ricambio
Trovo sorprendente che si debba aspettare un’intercettazione per capire chi è Vendola o chi sono tutti questi personaggi i cui comportamenti politici non telefonici (in particolare le loro prese di posizione pubbliche, i loro discorsi, il tipo di retorica che usano, le cose di cui preferiscono non parlare e, soprattutto, il modo in cui votano in Parlamento) lasciano già capire abbondantemente di che pasta sono fatti, quali sono le intenzioni che li muovono e quali reali obiettivi perseguano a dispetto della facciata retorica.
E sarò pure l’unico italiano a pensarla così ma trovo le intercettazioni telefoniche una cosa immorale e solo un contentino dato al popolo affamato di vendetta in puro stile “panem et circenses” mentre il vero significato delle intercettazioni è quello di aver affievolito enormemente le tutele della nostra privacy di comuni cittadini. Passo dopo passo, nella mente della gente è passato il concetto che intercettare sia bene perché rivela nequizie. Di qui a far sì che la gente trovi che spiare sia bene perché rivela nequizie è stato solo un millimetrico passo. Tanto è vero che in Italia l’allarme per le rivelazioni fatte da Snowden è stato minimo.
Ritengo dunque contraddittoria la posizione della bravissima autrice (la mia stima non mi impedisce di dire quello che penso) perché da un lato sembra sostenere la piena validità dello strumento intercettazioni mentre dall’altro lamenta il fatto che il cittadino comune, alla fine, possa risultare l’unica vera vittima del sistema delle intercettazioni. Eppure basterebbe una semplice riflessione per capire che nonostante tutti i discorsi di “aboliamo le intercettazioni” da parte dei politici di turno beccati in flagrante, le intercettazioni non sono state mai abolite né hanno mai corso il rischio di essere abolite. Se fossero davvero contrarie agli interessi del regime, sarebbero state abolite già da tempo mentre la verità è che sono funzionali al regime che è imperniato sulla possibilità di spiare e, spiando, ricattare.
Del resto, giusto per avere una sorta di prova del nove, qual è l’esito trionfale avuto dalle intercettazioni finora? Quanti politici sono stati condannati e quanti, essendo stati condannati, hanno davvero scontato la loro pena? Quanti processi sono ancora in corso? In India i processi di questo tipo durano dai 20 ai 30 anni, in Italia un po’ meno ma siamo lì, visto che ogni tanto si fa un indulto o un’amnistia!
E come mai i politici non si dotano di telefoni anti-intercettazione, cosa che oggi sarebbe pure possibile fare? Non è forse perché sanno già a priori che quand’anche venissero intercettati la probabilità di finire in carcere sarebbe vicinissima allo zero?
E allora, se è così, perché ci siamo entusiasmati così tanto per lo strumento intercettazione? Quale lezione ha ricavato il potere politico mondiale da tanto sincero entusiasmo? Probabilmente questa: che i cittadini, dimentichi di in che cosa consistano i valori fondanti di una democrazia civile, sono contenti delle intercettazioni e dello spionaggio globale al punto da sentirsene addirittura tutelati! Col che, una volta di più, il regime ci ha portati dove voleva lui.