Sembra strano, anzi può sembrare una concrezione di maschilismo duro come il cemento dire che il femminicidio è l’ennesimo strumento di distrazione di massa, in questo caso rivolto a spostare l’attenzione dai problemi sociali e culturali della condizione femminile su cui si scarica in maniera drammatica la crisi e la miseria ideale della politica, ad eventi estremi che riguardano il singolo rapporto maschio – femmina. Già perché femminicidio sembra quasi escludere la dimensione della donna, incastonando il vocabolo dentro una visione tutta patriarcale e maschile.
Ma a parte questo è del tutto evidente che si sta parlando di un’emergenza solo mediatica che deriva dall’attenzione che giornali e televisioni, talvolta, anzi spesso, con cifre di fantasia, danno a ogni nuova tragedia di questo tipo. Quando si lancia l’allarme sul fatto che 25 donne sono state uccise nel primo quadrimestre di quest’anno dal marito, dal fidanzato o dagli ex, si fa leva sulla scarsa attitudine aritmetica di lettrici e lettori che non consente di vedere che il dato annuale sarebbe di 75 “femminicidi” contro i 124 del 2012. Ma questo sarebbe poco importante, anzi sarebbe persino meritorio se la spasmodica attenzione servisse a una crescita di consapevolezza, se preludesse a incipienti cambiamenti di cultura dentro la matrioska delle esclusioni sociali e se insomma fosse funzionale alla messa in crisi dell’idea generale di possesso a cui possono essere fatti risalire tutti questi episodi. Invece nulla di tutto questo avviene e il tragico fenomeno viene analizzato come come se il rapporto uomo/donna navigasse in una sfera del tutto avulsa dalla società e anche dalle scelte contingenti che vengono fatte. Come se si cercasse di trovare un qualche rimedio senza toccare nulla delle cause che sono alla radice della condizione di subalternità femminile e in qualche modo si volesse distrarre l’attenzione dalla realtà del massacro sociale delle donne che sta avvenendo giorno dopo giorno.
Così accade che da una parte si enfatizzi un vittimismo da specie in via di estinzione per cui si tendono a chiedere leggi speciali che in sé sono abbastanza inutili, dall’altra donne in posizione di privilegio, si attaccano a stereotipi quali la pubblicità sessista quale radice del dramma come se l’esposizione del corpo e il messaggio di disponibilità ancillare che da esso deriva fosse qualcosa di molto diverso dall’essere in posizione subalterna sul lavoro e a casa. Anzi isolare il lato sessuale come luogo dove risolvere il problema della disparità di genere è un’ipocrisia senza fine e quella preferita dal moralismo borghese del senonraquandismo. Mentre milioni donne che non hanno la possibilità di sedere sugli scranni del parlamento o di fare informazione dalle infinite redazioni di giornali e tv o da sicure posizioni professionali, sono esposte a ogni tipo di ricatto, persino quello della maternità e nel migliore dei casi sono messe sempre in secondo piano, dentro un’umiliazione di genere, ci sono auguste cariche istituzionali che invece di battersi perché si trovi rimedio a queste situazioni, se ne vengono fuori con la pubblicità sessista che è solo uno dei tanti effetti, non certo una causa.
Naturalmente è assai più facile puntare il dito su tette e culi che non battersi per la parità salariale o per evitare che i contratti di lavoro si risolvano in un ricatto costante grazie alla loro aleatorietà, far finta di non rendersi conto che lo sfruttamento e il laissez faire che sembrano ormai l’unica stella polare della politica, colpiscono tutti, ma in maniera particolare le donne che giò partono in posizione di grande svantaggio. O magari insistere per mettere ordine in una legislazione sulla famiglia che se apparentemente favorisce le donne, lo fa nell’ambito di quella visione patriarcale tanto cara alla chiesa e ai democristiani. Così prendiamocela con Carosello, visto che è recentemente rinato e chiediamoci però perché sia sempre una donna a lustrare il pavimento o a cercare il bianco che più bianco non si può.
La verità è che questo costituisce per un numero ristrettissimo di donne un ulteriore avvicinamento al potere degli uomini nell’ambito di una società profondamente iniqua: ora abbiamo anche le gattoparde.
Veramente…prima di decidere di attaccarmi sulla questione del nome completo avevi messo solo “Roberta”, perché “Aquilini” appare negli ultimi due. Comunque se io cerco l’ultima parola, tu provi invece a fare l’assaggio di spaghetti con aglio olio e peperoncino dopo l’amaro di fine pasto. Sono sconfitto, lo ammetto. Ho incontrato ossi duri, ma come te mai mai. La tua boria è sconfinata e se te lo dice un borioso d.o.c. non puoi dubitarne. Veniamo alla mia pavidità. E se anche fosse? E’ molto grave la mancanza di coraggio? Se dovessimo confinare tutti i paurosi del mondo, forse resteresti solo tu e qualche altra femministasotuttoio. Magari sarebbe pure meglio…un altro paradiso in terra dopo quello perduto per colpa di Eva 😀
Scherzi a parte, giusto per sdrammatizzare un po’, quello che mi chiedo è se aggiungere un cognome ad un nome femminile tanto comune sia necessariamente sinonimo di coraggio. Chi mi dice che non sia inventato e soprattutto quale maggiore forza e verità dovrebbe assumere il tuo messaggio alla luce di questa pertinenza copernicana? Misteri che solo Roberta Aquilini sa.
Postilla finale: è cafone chi attacca e contrasta le idee altrui o chi lancia accuse infamanti e maleducate sulla persona? Nel primo caso si chiama dibattito democratico…il secondo caciara da audience. Forse crescere a pane&tv fa perdere la capacità di distinguere i due piani.
e quanta superficiale crosta viviamo, ci scriviamo gli articoletti Simplicissimus e poi gongolanti tiriamo avanti con una donna che ci tratta da risciò(detto da te) perché bisogna pur campare….ma se ci soffermassimo senza pensare che siamo uomini o donne, ma esseri umani e appurassimo che spesso crediamo di essere sensibili ma in realtà siamo muri, siamo senza coraggio, né dignità perché ammettere d’essere deboli non è facile, più facile stare con la massa (anche questo blog lo è).
Credo ai suicidi indotti e non unicamente ai suicidi per disperazione o pazzia. Argomento tornato tristemente in voga in questi anni di M. Quante donne nel silenzio hanno dovuto farlo per sfuggire alla mancanza di sensibilità di uomini….e quanti uomini hanno ferite enormi inferte da donne di una crudeltà estrema. La crudeltà non ha sesso, la mancanza di sensibilità profonda spesso sì. Questa poesia meravigliosa vi lascionche se questo non è luogo perciò rischia di diventare un lager per pochi illumunati intellettuali.
Voglio dormire
Denti di fiori, cuffia di rugiada,
erbose mani, tu, nutrice lieve,
tienimi pronte le lenzuola di terra
e la coperta di muschio cardato.
Vado a dormire, o mia nutrice, cullami
Ponimi una lucerna al capezzale
una costellazione; quella che ti piace;
tutte van bene; smorzala un pochino.
Lasciami sola: ascolta erompere i germogli…
un piede celeste ti culla dall’alto
e un passero ti traccia uno spartito
perché dimentichi… Grazie. Ah, un incarico
se lui chiama di nuovo per telefono
digli che non insista, sono andata…
Alfonsina Storni
Paolo io non ho mai pensato né scritto che la maggioranza degli uomini sia così! Esistono uomini meravigliosi fortunatamente. Qui l’unico invasato è Efren che continua ad offendermi e a ridicolizzarmi(ammesso che ci riesca). Anch’io come te Efrem sono molto amareggiata del rapporto tra le donne che si è acutizzato in questi ultimi tempi. Ma da qui e RIBADISCO! a sminuire la mattanza sulle donne ce ne passa e oltretutto con numeri che non sono attendibili! Una vita umana contro un numero per altro non falso, ma dove vogliamo arrivare?. Vuoi l’ultima parola perché credi di aver capito tutto? Te la lascio, ad un CAFONE in preda a manie di onnipotenza si lascia sempre ‘ultima parola. Per la cronaca scrivere la madre di un Dio o di Dio non credo faccia molta differenza, dipende dalla fede che si professa, ma il significato poi non è tanto diverso. Se hai voglia di attaccarti ai vetri con le unghie perché non hai altro argomento che quello di venirmi a dire che non ho capito nulla e che sono addirittura pericolosa (roba da folli come te!)continua pure, io non ne ho nessuna voglia.
Lascio qui uno scritto, non vuole essere certo un “lancio di giavellotto” femminista, anche se chi lo scrisse fu una femminista, ma piuttosto un filo d’amore, che oggi per me dovrebbe unire uomini e donne.
Sino a che non esisterà
un forte filo ininterrotto
di amore
da madre a figlia,
da donna a donna,
di generazione in generazione,
le donne
continueranno a vagare
in un territorio ostile.
* Adrienne Rich da -da Nato di donna*
Caro Efrem, che ami offendere chi non la pensa come te e poi mi vieni a far sermoni sul modo di esprimermi, mi sembra che tu abbia una gran sterilità al tuo interno, condita da tanta sedicente cultura, come tanti qui, e non mi riferisco ai commentatori.
Poco coraggio e tanta boria Efrem, il tuo nome e cognome non appaiono segno di scarsa volontà di prendersi le proprie responsabilità. Mi scuso se ti scrivo questo, ma è la mia sensazione, a differenza di te so che posso sbagliarmi, buona vita uomo “coraggioso”
…e per la cronaca ho scritto la madre di un Dio…non “di Dio”…e resti una invasata che non ha capito un’acca dell’articolo e dei commenti successivi.
ps: certo che voglio l’ultima parola. Tutto il rispetto delle opinioni altrui, ma le tue sono ridicole e pericolose.
L’appunto. Femminicidio: Ma le donne quanto si vogliono bene?
Leggo con dispiacere che un’aula semivuota ha seguito il dibattito sulla ratifica della convenzione di Istanbul, che finalmente riconosce la violenza contro le donne come violazione dei diritti umani.
Quasi tutti i partiti assenti, escluso il M5S. Ciò che mi colpisce maggiormente, ma che in realtà conferma un mio pensiero, è l’assenza delle donne in aula.
Quanto ci vogliamo bene? Quanto ci sosteniamo?
Secondo me, poco.
“Meglio lavorare con gli uomini” sono le frasi che sento spesso pronunciare dalle donne negli ambienti di lavoro. Non siamo unite e, a dirla tutta, non ci sopportiamo molto, salvo per cortei da strada, dove anche lì i vari gruppi organizzati litigano per metterci il cappello.
Noi non ci votiamo, preferiamo ricevere la quota rosa o l’obbligo della doppia preferenza pur di avere rappresentanti. Entrambe le cose le trovo aberranti. Il problema è nostro, noi non ci votiamo!
Qualcuno potrà dire che il percorso è lungo, che bisogna passare dalle quote o da altri sistemi per far capire quanto siamo brave. Ma se non ci stimiamo noi, se non riusciamo ad avere fiducia tra di noi, non saranno gli obblighi a farci crescere.
Dopo tutte queste vittime, tutte queste donne che perdono la vita, avremmo dovuto bloccare il paese, farci sentire, invece non riusciamo neppure ad occupare un’aula.[Pinuccio]
bè allora ci son o parecchi uomini e ragazzi che non sanno amare, gli omicidi sono anche 3 o 4 al giorno, cosa vuoi che sia….continuiamo a vederlo come un fatto mediatico per distogliere le coscienze da cose più importanti delle vite…m a ci rendiamo conto di com e stiamo diventando disumani?
io continuo a pensare che non siano così tanti, cioè non sono la maggioranza degli uomini..voglio crederlo
Cosenza, sedicenne bruciata viva. Arrestato il fidanzato: ha confessato
Il corpo della ragazza trovato carbonizzato a Corigliano Calabro, vicino alla scuola frequentata dalla giovane. Il suo ragazzo ha ammesso l’omicidio dopo un lungo interrogatorio e dopo aver fornito una ricostruzione che non ha convinto i carabinieri
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 26 maggio 2013
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Bruciata viva. E’ finita così, in un campo vicino a Corigliano Calabro (Cosenza) e a neanche 16 anni, la vita di Fabiana Luzzi. Il corpo della ragazza, che avrebbe compiuto 16 anni il 13 giugno, è stato trovato in una zona di campagna, non lontano dalla scuola frequentata dalla giovane, un istituto per ragionieri. Ad ucciderla e a dare fuoco al suo cadavere è stato il fidanzato, coetaneo della vittima. Ieri si è presentato ieri al pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano con delle ustioni e ha raccontato di avere accompagnato la sedicenne a casa e poi di essere stato aggredito. Una versione che non ha convinto le forze dell’ordine, che nel frattempo avevano ricevuto dai genitori della sedicenne la denuncia di scomparsa della minore. Dopo le insistenze degli investigatori, il giovane ha fatto anche dei nomi dei presunti aggressori, motivando il gesto col fatto che lo volevano punire per alcuni suoi comportamenti. Una ricostruzione che faceva acqua da tutte le parti, tanto che i carabinieri hanno trattenuto il ragazzo in una caserma dell’Arma, dove è stato sentito dal magistrato della Procura dei minori con le garanzie previste dalla legge. Domande, a ripetizione. Poi il crollo: “Sì, lo uccisa io. Era ancora viva quando le ho dato fuoco”. Prima lo strangolamento, poi le coltellate, infine le fiamme. Una confessione piena.
Il minore, secondo le prime indiscrezioni, avrebbe detto al pm della Procura di Rossano Maria Vallefuoco, che lo ha interrogato su delega della Procura dei Minori, alla presenza dei legali di fiducia e dei carabinieri, di avere accoltellato la fidanzatina al termine di una lite nata per il rapporto travagliato che esisteva tra loro. Un rapporto ripreso da poco e caratterizzato da gelosie reciproche. Dopo averla accoltellata, avrebbe detto il giovane, studente in un istituto diverso da quello della vittima, ha dato fuoco al corpo della sedicenne. E’ stato lo stesso ragazzo, nella serata di ieri, a indicare dove si trovava il cadavere, in una zona isolata non distante dall’istituto per ragionieri frequentato dalla vittima. Sul corpo della sedicenne sono state trovate ferite d’arma da taglio. Il coltello usato per l’omicidio non è stato trovato. Sul luogo del ritrovamento del cadavere si sono recati il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, Francesco Ferace, quello del reparto operativo Vincenzo Franzese, oltre ai militari della Compagnia di Crotone e della sezione rilievi scientifici del Comando provinciale.
”Dovrebbero ammazzarlo. E’ troppo grave quello che ha fatto”. La rabbia di Corigliano Calabro contro il sedicenne si esprime attraverso le grida di uno degli abitanti che davanti al bar centrale del paese esprime tutto il suo rancore. La popolazione di Corigliano è traumatizzata per quanto è accaduto. Un dolore che si esprime attraverso le imprecazioni contro l’omicida
da Il Fatto Quotidiano
Ho deciso di non insistere più, chi ha orecchi per capire capisca.
in tanti hanno un rapporto “travagliato” ma non va a finire così.
questo ragazzo non sa amare
Efrem sono d’accordissimo sul fatto che la cronaca nera e quindi non solo di femminicidio(parola che detesto) siano un modo per distogliere l’attenzione dai problemi reali, già negli anni 20 o 30 i media di allora usavano questo metodo. Ma io di donne ammazzate ne ho incontrate tante, ammazzate dalle botte di compagni, ammazzate dentro e che non riescono e non riuscivano a ribellarsi, donne manipolate psicologicamente, fisicamente, questo per me è già femminicidio. In un momento storico come questo, difficilissimo non solo da un punto di vista economico mi sembra estremamente scorretto sminuire il problema con cifre che per altro non reali. Informarsi per credere. Un omicidio psicologico diviene facilmente un omicidio fisico, per me poi sono la stessa cosa, donne con ferite che non si rimargineranno mai quante sono….non voglio contare non voglio usare i numeri. Ciò che sta accadendo è emergenza quanto il lavoro, una vita umana vale ben di più delle questioni materiali.
Quanto al rispetto che porto per gli altri Efrem, non ti permetto di giudicarmi in questo modo balordo e superficiale, mi sembra di aver fatto le mie scuse a chi si è sentito aggredito e non mi conosci abbastanza per giudicare ciò che scrivo inconcludente. Non ho bisogno di nessuna giustificazione, di scrivere qui ciò che faccio con cuore e anima per la causa femminile. Quindi Efrem pur di aver l’ultima parola e la ragione di diletti a darmi della madre di Dio, io son credente perciò mi sbatti addosso una bestemmia, il rispetto che mi manca completamente a tuo avviso forse è la proiezione del tuo visto come ti sei espresso. Per ultimo, quell’intellettuale a cui mi riferivo non sei tu o altri commentatori, ma chi ha scritto l’articolo, quindi decisamente siamo andati fuori binario. Pazienza, accade. 🙂
Roberta, quante donne hai conosciuto o conoscevi anche solo di vista che sono state vittime di femminicidio? Io nessuna, fortunatamente. Eppure ne ho conosciute di persone nella mia non breve vita. Ti dico invece che incontro ogni giorno persone con problemi di licenziamento, cassa integrazione, disoccupate, con la pensione minima o costrette a lesinare persino dentro un hard discount. Si le donne ammazzate da bruti sono troppe anche se fosse una sola all’anno, ma questo parlarne di continuo a scapito di problemi enormi che hanno già adesso portato l’Italia agli anni del dopoguerra sono davvero “casuali”? La tua risposta tipica di questi decenni di berlusconismo imperante è la solita: se sei contro B sei un comunista, se dici “A” contro Israele sei antisionista, se parli degli sprechi o delle ruberie della politica sei un grillino e fai antipolitica ecc. ecc. . Infatti ci hai definiti dei maschilisti o donne che si sentono un Dio. E tu come ti senti? Occhio e croce mi sembri la madre di un Dio per come ti presenti. Mi fermo qui per rispetto dei lettori credenti nonostante io non sia credente. Ecco, quel rispetto che ti manca completamente, invasa come sei da questa foga cieca ed ottusa nonché del tutto inconcludente.
certo, sono un tipo amorevole anche se tra le righe non si legge. Un abbraccio.
grazie, un abbraccio…sono un tipo amorevole per quanto fra le righe non si legga.
Chiarire è pacificare. Va bene così
So di avere un modo di esprimermi molto forte soprattutto per ciò che riguarda la violenza sulle donne, sui più deboli in genere e credimi detesto la violenza in ogni sua forma, non sono solo parole le mie, mi sono mossa anche nella vita reale in questo senso perciò quest’articolo mi ha fatto arrabbiare, indignare e lungi da me lapidarti, in questo blog chi dissente “non ha mai capito”, ma cosa dovrei capire che non voglio capire? illuminami se ti va. Non si tratta di dare giudizi frettolosi, vedo solo assensi, ma possibile che chi non è d’accordo non possa esprimersi senza sentirsi un lapidario non costruttivo? in passato si censurava qui con la scusa che gli interventi vertivano troppo sul personale. Oggi penso che tutto dipenda dal personale, che se non si cambia giorno per giorno (me compresa) non cambierà mai nulla. Forse mi sono espressa con troppo fuoco, non ho pensato che tu non detestassi la violenza, non ti conosco e non mi permetterei. Ma possibile, ripeto, che qui non esista il dissenso, il contraddittorio…questo è scambio, questo è costruttivo e a volte succede anche in termini focosi come i miei. Per ciò non avevo l’intenzione di lapidare nessuno pur usando termini forti, ma di muovere le acque un po’.
Se poi ti sei sentita aggredita mi scuso sul serio, ma proprio in questi giorni ho visto smuoversi una situazione di violenza proprio perché se ne parla, la donna in questione ha avuto il coraggio di denunciare le violenze che da anni subiva tra le mura di casa proprio perché ne sentiva parlare e l’uomo in questione è persona assai pericolosa. Non credo questo sia un fatto sporadico. Le donne che non hanno il coraggio di uscire da queste situazioni hanno bisogno di sentire che all’esterno se ne parla foss’anche in programmi televisivi orridi, purtroppo spesso questo è il livello, il terreno su cui si deve spesso lavorare. Sminuire le violenze che accadono mi sembra scorretto, da intellettuali che si sentono sempre una spanna al di sopra degli altri. Se leggiamo i giornali degli anni trenta troviamo tante similitudini, titoloni su omicidi, delitti, presunti mostri ed è chiaro che tutto questo serviva a distogliere le coscienze dalle vere emergenze.
Mi scuso ancora Maria Serena se ti sei sentita lapidata e giudicata così superficialmente, capisco di essere un po’ troppo passionaria a volte. In realtà non ci conosciamo ed è questo che può dare adito ad incomprensioni. Grazie per avermi risposto ed aver sopportato le mie provocazioni.
correggo, e mi scuso, un refuso:
tanto più mi fa orrore * la violenza, di qualsiasi tipo e agente, che* si scaglia contro un soggetto più debole, più esposto, più fragile.
“No alla violenza sulle donne non ha capito nulla dell’articolo?” Ma solo un maschio che per di più crede di essere illuminato sulla questione femminile può scrivere un simile articolo o una donna che si sente un Dio. Certo per la televisione è comodo parlare di omicidi, distogliere l’attenzione da molti problemi reali del paese….una tiritera che qui abbiamo letto più volte…succede da qualche anno vedi il caso Franzoni e quindi visto che parliamo di omicidi di donne, parliamo di tragedie consumate su tantissime donne che non hanno il coraggio di denunciare le botte, i lividi tanto oggi esistono ottimi fondotinta per coprirli…minimizziamo Simplicissimus , sì oggi ci svegliamo e minimizziamo! Ma lo sai che gli omicidi sulle donne non sono tutti descritti dal telegiornale. Ma come ti permetti….le donne uccise quest’anno sono inferiori di numero rispetto all’anno scorso? Può darsi, me lo auguro….ma ti dimentichi di una cosa che le donne prima dell’emergenza del lavoro hanno da sempre l’emergenza di non esser violentate e di salvare la pelle! Ma che orrore hai scritto? L’ho sempre sostenuto, non puoi negare, sei un maschilista incallito, molto peggio di tanti altri perché travestito da uomo colto, intellettuale di sinistra che ormai è un cliché ridicolo e anteguerra. Cara Maria Serena sapessi….altro che stereotipi, qui non siamo così imbecilli da non vedere che anche le donne hanno una parte violenta da elaborare…quindi il voltastomaco me lo fa venire il tuo commento Che pur di sostenere il Simplicissimus di turno o la Simplicissima non ha memoria delle donne stuprate, picchiate a sangue strozzate, senza voce nel silenzio, sparite, fatte a pezzi ed ogni giorno….e magari ti senti anche una che ha una mentalità aperta e di larghe vedute. Sei una donna, tienilo presente.
mi sforzo, per scelta, di non usare mai nemmeno un linguaggio violento, Roberta, la violenza mi fa orrore e tanto più mi fa orrore quella che la violenza, di qualsiasi tipo e agente, si scaglia contro un soggetto più debole, più esposto, più fragile.
Anche oggi una ragazza un uomo-bestia ha gettato alcool e dato fuoco a una ragazza; i media dicono per gelosia perchè lei voleva lasciarlo; ma quale gelosia è quella del magnaccia che teme di perdere il suo guadagno? Roberta tu non mi conosci e io non ti conosco ma sono a chiederti di non permetterti di travisare le mie parole e di non permetterti di usare le tue parole con violenza: la violenza delle insinuazioni, della superficialità di un giudizio senza senso.
Se ci sono uomini violenti, e ce ne sono troppi, le cause non sono nel dna maschile o nella biologia maschile, ma sono nel tipo di esperienze, di non cultura, di diseducazione, di brutalità respirate fin dalla nascita e di tante altre cause che sarebbe davvero semplicistico e da ignoranti andare a classificare.
Non sono una che semplifica né una che si difende aggredendo, ma per dimostrarlo dovrei convincerti a non valutare con un pregiudizi ciò che non cerchi di capire.
Tantomeno sono una che spenderebbe parole ” pur di sostenere il Simplicissimus di turno o la Simplicissima ” o di chiunque altro.
Se uso il mio tempo a risponderti è per tentare di dissuaderti all’uso di un giudizio frettoloso ed espresso con violenza che non aiuta la causa di nessuno, tanto meno aiuta a sostenere le donne o prevenire la violenza.
Per me il senso di un intervento in rete è esclusivamente quello del dialogo costruttivo, ma non si costruisce lapidando il prossimo.
brava Anna, oggi una mamma ha buttato dal balcone i suoi due piccoli. Con chi ce la prendiamo? con la mamma? con la sua malattia psichiatrica? con chi non l’ha potuta seguire minuto per minuto? con una sanità su cui è lecito dubitare?
Ad Avetrana due donne massacrano una ragazzina: con chi ce la prendiamo?
Quanto sono insopportabili questi schemi? troppo per poterli anche solo ascoltare.
Brava Anna.
“chiediamoci però perché sia sempre una donna a lustrare il pavimento o a cercare il bianco che più bianco non si può. ”
ci sono anche uomini che fanno queste cose e non sarebbe male vederli in pubblicità..comunque le casalinghe esistono ed è legittimo raccontarle..il fatto è che il racconto pubblicitario è per sua natura banalizzante al massimo
Per il resto, il problema non è la tetta ma il contesto in cui è inserita, certi contesti sono adatti altri no..mettere le tette per pubblicizzare prodotti che con le tette non c’entrano non è un segno creativo
x “noallaviolenzasulledonne”…secondo me non hai capito nulla dell’articolo, oltre al fatto che già dal tipo di nick/slogan adoperato si intuisce più la ricerca di posizione lobbista che di una reale aspirazione al cambiamento. E’ uno pseudonimo tipico di una certa destra (vedi PDL) dove nell’intestazione si destruttura e si assedia qualsiasi voce non dico contraria, ma semplicemente diversamente articolata. Il Popolo della Libertà presume che non esiste libertà nel paese o negli altri partiti…noallaviolenzasulledonne esclude alla base ogni dibattito delle ascete cooptate nel movimento. Ma poi non sarebbe meglio noallaviolenza e basta? Sui bambini è lecita? E sugli anziani…sui disabili…sui gay…su ogni individuo è invece ammessa/permessa in qualche circostanza?
Lei sbaglia di grosso negando il lavoro non solo delle attiviste ma negando le vittime stesse. La statistica ISTAT (peraltro un tempo criticatissima dai movimenti maschilisti che oggi conducono la campagna di negazione del femminicidio) risale al 2006 ed è, appunto una statistica, quindi tiene una media. Di questa statistica non si conoscono i criteri di valutazione che distinguono il femminicidio dall’assassinio per altri moventi.
Dal 2006 abbiamo un aumento del fenomeno, probabilmente in concomitanza con la diffusione della propaganda vittimista neomaschilista sui media (citerei come esempio Parolisi, che in una intercettazione criticava le leggi sul divorzio, come fa la propaganda dei padri separati mascolinisti. Appare strano che la motivazione del delitto Rea non sia stata attribuita alla volontà di Parolisi di non dividere i beni con la moglie, come da diritto.)
Le vittime vengono contate UNA PER UNA. Qui un elenco del 2012 (che pure non corrisponde neppure alla lista della Casa delle Donne, che ne elenca 124) :
http://www.udinazionale.org/component/content/article/66-notizie/631-lista-femminicidio.html
e noi, stiamo tenendo un altro conteggio. Tutto verificabile perché ogni vittima è legata ad almeno un relativo articolo di cronaca.
Vorrei sapere come si possano cancellare, negare oltre 30 vittime all’anno con un colpo di spugna, strumentalizzando statistiche che un tempo si osteggiavano persino (un paio di anni fa si leggeva in rete addirittura che l’Istat fosse un istituto femminista, pur di contestarne i dati). Oggi quegli stessi dati tornano utili a sminuire la portata del fenomeno. Non è incoerente?
Ad oggi dall’inizio dell’anno noi abbiamo contato intorno ai 35 femminicidi ed oltre 40 donne uccise (sono una decina e più le donne uccise per rapina).
E infine, cosa cambia? Che siano 120 o 75, è scandaloso che una donna debba essere uccisa perché considerata una proprietà. Se ciò non fosse un problema culturale, esisterebbe lo stesso numero di uomini uccisi da donne e invece le vittime maschili per mano femminile sono una decina, al massimo una ventina all’anno.
E non si venga ad addurre la differenza di forza fisica perché la sola Milena Quaglini era capace di sollevare uomini pesanti il doppio di lei e non sempre è necessaria la forza, anzi, la violenza maschile è un’espressione di frustrazione di fronte all’incapacità di un confronto con un modello di donna che non risponde più alle aspettative patriarcali.
La invito a verificare lei stesso la lista delle vittime.
L’ha ribloggato su Il Blog di Fabio Argiolas.
la pubblicità sessista non è un gran bel frutto della visione non culturale della cultura di massa, legata alla tv commerciale ma non solo… e poi questa sovraesposizione di carne femminile mischiata ad atteggiamenti di subalternità danneggia non solo le donne, snaturando il loro essere persone, ma donne e uomini insieme non educati in tal modo ad una visione giusta e appagante dell’eros. bisognerebbe più che altro aumentare il livello di istruzione e consapevolezza…invece non si investe, anzi si taglia in questi settori.