Oggi, 25 aprile, la mia giornata mi si apre con un dubbio. Non so se considerare più stupide le dichiarazioni di tale Edmondo Cirielli, per grazia di Silvio e volontà del popolo, presiedente della provincia di Salerno oltreché onorevole o più atona la risposta di Violante.
Il primo dice che l’Italia l’hanno liberata gli americani e che i partigiani rossi volevano il regime comunista, dunque non si deve festeggiare nulla. Il secondo replica che l’Italia è stata liberata anche da australiani e neozelandesi. Oltre che dai partigiani italiani. E che proprio grazie a questo contributo gli Usa ci hanno concesso di elaborare autonomamente una nostra Costituzione.
Ora che il signor Edmondo Cirielli, abbia la cultura e l’intelligenza di un pelato nella scatolame del berlusconismo, è scontato: sarebbe davvero troppo chiedergli di conoscere qualcosa della storia patria, sapere che i partigiani erano di tutte le parti politiche, prendere coscienza che da quel coacervo di idee e anche di contrasti è nata l’Italia repubblicana e soprattutto fargli prendere atto che combattevano il nazifascismo. Anzi forse è proprio questo che a Cirielli spiace.
Ma la replica di Violante é, se possibile, ancora più deludente, perché alla fine si attesta su una teoria utilitaristica della Resistenza la quale ci avrebbe consentito di ottenere un trattamento di favore da parte degli americani.
Ipotesi, tra l’altro, molto dubbia, per essere gentili.
I due ragionamenti si attestano così sostanzialmente sullo stesso piano con riferimento solo agli Usa. Strano che entrambi dimentichino il contributo fondamentale dell’Unione Sovietica, senza la quale – e questo è scritto da tutta la storiografia inglese e americana – non sarebbe stata possibile una vittoria su Germania e Giappone, non comunque nei termini in cui c’è stata.
Certo per Cirielli dover ammettere che proprio il mondo comunista abbia dato un contributo fondamentale alla Liberazione non solo sarebbe spiacevole, ma lo manderebbe in confusione: certa gente senza le frasi fatte e i paraocchi impazzisce come i cavalli messi a trainare.
Ma a parte questo è abbastanza ovvio che il valore della Resistenza non può essere misurato né sul piano puramente militare, né su quello della convenienza politica e nemmeno sul piano degli eventi più o meno spiacevoli che si sono verificati: è il riscatto di un popolo da una dittatura, l’aspirazione alla democrazia e all’autonomia della nazione dai padroni a cui i fascisti ci avevano alla fine consegnati.
Il valore è politico, ideale, non qualcosa di strumentale, di riferibile all’acquisizione di benevolenze altrui o misurabile sull’efficacia pratica. E’ qualcosa che riguarda da vicino le radici anche il presente. Questo vorrei sentire dire da Violante, se proprio vuole darsi la pena di replicare al signor Cirielli. Ma per carità, non si risponde ai ragli degli asini che conoscono solo la voce di un padrone, qualunque esso sia, ragliando a propria volta.
Un invito ai vari revisionisti filo alleati: informatevi dei macelli che hanno fatto gli alleati durante la loro liberazione.
Consiglio una visita in Ciociaria, in Toscana, in Sicilia dove le valorose truppe coloniali francesi hanno lasciato memoria di sè.
Hai fatto molto bene a ricordare il contributo dell’Unione Sovietica che molti sembrano froidianamente dimenticare!!
Inutile chiedere una risposta degna a Violante; nel 2003 ricordò ai colleghi di destra in parlamento che L’Ulivo aveva rispettato i patti non toccando le “sue” televisioni e facendo addirittura aumentare di 25 volte i guadagni delle “sue” aziende. Violante parla ma esce il discorso che gli ha preparato Velardi ed è stato approvato da Letta e Bonaiuti.
I valori che resero possibile l’organizzazione del movimento di resistenza al nazi-fascismo rappresentano il patrimonio ideale della democrazia stessa nel nostro Paese, l’eredità da ricordare e da riscoprire specialmente quando, come oggi, il tessuto sociale è lacerato, profondamente lacerato.