Una volta si sarebbe detto che i nodi vengono al pettine, oggi che siamo alla frutta. Certo c’è chi ancora banchetta e un governo alla disperata ricerca di soldi da cavare dalla tasca dei soliti noti, si permette di sperperare 50 milioni per due elicotteri extralusso ad uso di Silvio e del Papa, per non parlare dei voli blu il cui conto arretrato è di 160 milioni di euro. Ma mentre la prima classe del Titanic Italia si mette in tasca le ultime pagnotte, un intero ceto politico è paralizzato da ragioni di cassetta elettorale e non riesce ad eliminare meccanismi perversi, ingannevoli e anticostituzionali che farebbero recuperare qualcosa come 1,2 miliardi di euro all’anno, 3,6 miliardi nell’arco della manovra lacrime e sangue per i poveri di Tremonti. Detta in due parole non riesce nemmeno ad abolire il famigerato 8 per mille.

E’ inutile ritornare sul devastante mercato tra vaticano e berlusconismo, peraltro esteso a parte del’opposizione, ma dal punto di vista dei conti pubblici, si tratterebbe di una misura strutturale e non episodica che in un decennio si tradurrebbe in qualcosa di sostanziale: 12 miliardi, più tutto il risparmio indiretto che probabilmente porterebbe la cifra a raddoppiare. Pensiamo soltanto alla possibilità che una cifra di queste proporzioni venisse erogata ogni anno a sostegno  per esempio delle pensioni dei lavoratori precari.

Ma questo vantaggio economico si tradurrebbe in un vantaggio civile, cancellando finalmente un sistema ingannevole che destina alle sette chiese  ammesse alla torta anche l’8 per mille di chi non ha alcuna intenzione di assegnare il proprio contributo e lascia in bianco la casella. E’ escludente perché proprio questo meccanismo, fa sì che gli attuali beneficiari e in primis il Vaticano facciano di tutto per escludere altre confessioni: anche le piccole percentuali di nuovi arrivati potrebbero far calare di molto il gettito, visto l’assurdo sistema di distribuzione. E’ truffaldino, perché il maggior beneficiario, la Chiesa cattolica, spende meno del 20 per cento della cifra ricavata per quelle opere di bene a cui il contributo sarebbe statutariamente riservato. Infine è anticostituzionale dal momento che obbliga di fatto tutti i cittadini, di qualunque credo o di nessun credo ad assegnare contributi alle chiese.  Ma soprattutto perché quell’8 per mille non è una donazione del tutto personale, è una sottrazione all’erario e dunque ai soldi di tutti per scopi che invece non sono per nulla di tutti.

Abolire questo costoso meccanismo sarebbe anche un vantaggio per le Chiese che dovrebbero vivere dei contributi dei fedeli, magari anche con qualche detassazione per le piccole cifre (con le grandi si aprirebbe un mercato di ricilaggio) come è giusto che sia. Soprattutto impegnerebbe assai di più i fedeli che oggi riducono il loro contributo diretto ai pochi spiccioli delle questue. Se la fede è reale, merita sacrifici e non dichiarazioni gratis et amore dei, a seconda dell’aria che tira. E forse dovendo collegarsi più strettamente con i fedeli si eviterebbero gli avvitamenti politici di questi anni a difesa della pura conservazione.

Appunto questo però è il problema: che la Chiesa vive di adesioni puramente formali e tradizionali, senza alcuno spessore reale: se oggi solo il 30% dei contribuenti firma l’8 per mille alla chiesa Cattolica che di fatto è a costo zero per se, ma a costo pieno per la comunità nazionale, è presumibile che solo la metà sia disposta a donazioni di qualche entità. Quindi alla fine tutto ritorna da dove si era partiti: da una questione di denaro. Tutto, benedetto e subito.

Ma quando denaro non ce n’è più sarebbe ora che evangelicamente si aiutassero davvero i poveri, rinunciando ai privilegi. Pare invece che siano soltanto i 25 milioni spesi per uno dei due elicotteri superlusso, quello a mezzadria tra Papi e Papa, l’unico modo per accostare le gerarchie al cielo.