La scempiaggine occidentale non ha fine, così come la stupidità di coloro che oggi festeggiano una presunta vittoria contro l’Iran, basandosi sul famoso 99% di abbattimenti che naturalmente non tengono contro dei missili che sono stati indirizzati solo verso installazioni militari e che hanno colpito con precisione. Avevo pensato e l’ho scritto per due giorni di seguito che l’Iran avesse volutamente usato droni lenti ed economici, oltre che piuttosto vecchiotti in modo da permettere una via d’uscita ad Israele e al suo alter ego americano Ma evidentemente Teheran aveva timore che anche in queste condizioni ottimali, gli occidentali potessero non riuscire a beccare la maggior parte dei droni.

Così –  adesso lo sappiamo –  l’Iran ha detto esattamente agli Stati Uniti e a diversi paesi vicini cosa avrebbe fatto. Lo ha detto persino sui giornali. Ecco un articolo apparso sul Financial Times il 12 aprile, 36 ore prima del lancio dell’Iran:

“L’Iran ha segnalato agli alleati e alle nazioni occidentali che reagirà contro un sospetto attacco aereo israeliano sul suo consolato di Damasco in modo “calibrato” per tenere a bada un conflitto regionale a tutto campo, secondo i funzionari informati sui colloqui.

È improbabile che Teheran prenda di mira le strutture diplomatiche israeliane nella regione, ha detto un funzionario informato sui colloqui tra Iran e Oman, lo Stato del Golfo che ha spesso facilitato la diplomazia di secondo piano tra Teheran e Washington.

L’intelligence americana su qualsiasi attacco imminente sembra essere dettagliata e specifica, secondo i funzionari informati sulla situazione, dando a Israele una finestra temporale per preparare le sue difese. . . .

Anche un attacco diretto in territorio israeliano sarebbe probabilmente “calibrato” in modo da mostrare una risposta forte, senza innescare una ritorsione israeliana che porterebbe alla decimazione delle risorse iraniane in Libano e Siria, ha detto il funzionario occidentale, avvertendo che un è possibile un errore di calcolo”.

Sebbene il pezzo sia infarcito delle normali idiozie britanniche e occidentali, tipo il “sospetto attacco israeliano” all’ambasciata di Damasco, mostra comunque che lo schema di base dell’attacco iraniano era ben conosciuto parecchio prima della sua attuazione. Infatti l’obiettivo iraniano era quello di dimostrare che avrebbe potuto colpire Israele se lo avesse voluto, ma che stava fornendo un preavviso per evitare vittime di massa.

L’agenzia di stampa Reuters chiarisce meglio il concetto:

Funzionari turchi, giordani e iracheni hanno detto domenica che l’Iran aveva dato ampio preavviso giorni prima del suo attacco con droni e missili contro Israele , ma funzionari statunitensi hanno detto che Teheran non aveva avvertito Washington e che mirava a causare danni significativi. . . .

Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha detto domenica che l’Iran ha dato ai paesi vicini e all’alleato di Israele gli Stati Uniti un preavviso di 72 ore per lanciare gli attacchi.

Il ministero degli Esteri turco ha affermato di aver parlato sia con Washington che con Teheran prima dell’attacco, aggiungendo di aver trasmesso messaggi come intermediario per assicurarsi che le reazioni fossero proporzionate.

“L’Iran ha detto che la reazione sarà una risposta all’attacco di Israele alla sua ambasciata a Damasco e che non andrà oltre. Eravamo consapevoli delle possibilità. Gli sviluppi non sono stati una sorpresa”, ha detto una fonte diplomatica turca.

Naturalmente né Tel Aviv né Washington possono ammettere il preavviso dal momento che hanno costruito la loro narrazione sul 99%. Ma soprattutto non possono ammettere che i 12 missili balisti iraniani che hanno colpito aeroporti e postazioni militari in Israele siano riusciti a passare nonostante gli Usa dispongano nel deserto del Neghev di quello che viene definito il più avanzato radar del mondo in banda X AN/TPY-2, destinato rilevare i lanci di missili iraniani e trasmettere i dati di mira alle batterie israeliane Arrow e David’s Sling e alle batterie statunitensi Thaad Abm schierate per proteggere i siti israeliani sensibili, tra cui Dimona e le basi aeree di Nevatim e Ramon. Vale a dire quelle colpite. Ecco un brevissimo video che mostra l’impatto di un missile iraniano

Forse allora quel radar non è così sofisticato come si vuole fare credere o non lo sono le difese antimissile che beccano solo oggetti lenti come del resto le vicende ucraine hanno mostrato fin troppo chiaramente. Scott Ritter che di queste se ne intende ha scritto: “Per tutti coloro che cercano di far passare gli eventi di ieri come una vittoria israeliana, riflettete su questo fatto: il miglior sistema di difesa missilistica al mondo non è riuscito proteggere i siti che avevano il compito di proteggere dagli attacchi dei missili iraniani. Chi ha la supremazia nella deterrenza? Non è Israele”. 

Quindi lasciamo pure che gli imbecilli cantino vittoria: più cantano come stupidi merli, più sono vicini alla sconfitta.