La storia a volte si diverte a prendersi gioco della stupidità degli uomini: lo scorso 3 febbraio è caduto l’80°aniversario della resa tedesca a Stalingrado, la grande battaglia che determinò tutto il corso della guerra e molti dei successivi sviluppi post bellici. Oggi siamo di fronte a una situazione che in qualche modo ricorda quell’evento con le truppe russe che stanno circondando il grande bastione Nato attorno a Bakhmut e accerchiando gli avversari in una sacca esattamente come 80 anni fa, solo un migliaio di chilometri più ad ovest. La similitudine non è soltanto militare, ma rappresenta un topos dell’atteggiamento occidentale a guida sassone e anglosassone e per comprendere le analogie bisogna fare qualche passo indietro. Hitler con l’invasione dell’Unione Sovietica  sapeva benissimo di andare incontro a un doppio rischio: quello di privarsi delle enormi risorse della Russia  cui poteva accedere sia pure in piccola parte grazie al patto Molotov – Ribbentrop, per tentare di impadronirsene nel corso di una campagna fulminante. Sapeva che doveva attaccare non solo per placare le proprie ossessioni del Drang nach Osten  , ma perché l’anglosfera che aveva reso possibile l’ascesa e soprattutto la sopravvivenza del nazismo oltre che il riarmo della Germania in una situazione di grave crisi economica, si attendeva che Hitler distruggesse l’Unione sovietica. Sapeva anche che una volta ottenuto questo scopo, la Germania sarebbe stata la prossina vittima  dell’impero anglo. Ma mentre Washington e Londra si aspettavano una guerra di logoramento piuttosto lunga, il regime nazista puntava ad una campagna fulminea della durata di pochi mesi al massimo un anno. Una volta impadronitosi di una parte significativa delle risorse della Russia, la Germania sarebbe stata troppo forte anche per gli Usa. Non è un caso che dopo la sconfitta della Francia fino a tutto il 1942 la guerra sul fronte occidentale si sia limitata a confronti aerei, mentre da parte sua Hitler aveva salvato dal totale annientamento 300 mila soldati inglesi a Dunquerque insieme a una grande quantità di mezzi e di naviglio. Era un gioco tra gatto e topo dove tuttavia non si sapeva chi fosse il gatto e chi il topo  Paradossalmente fu proprio l’Italia, totalmente impreparata a un conflitto di quelle dimensioni, ma coinvolta nel tragico errore di Mussolini che pensava a una sorta di passeggiata militare, a sopportare l’impatto con le forze dell’impero britannico.

Ma, lasciamo questa digressione per arrivare al punto: cosa spinse Hitler a concepire la sua doppia scommessa per la quale il tempo era la chiave di volta del successo? La convinzione che i russi  si sarebbero ben presto ribellati in massa al sistema comunista così da rendere possibile arrivare agli Urali o comunque alle zone metallifere e petrolifere in tempo straordinariamente breve rispetto alle campagne condotte fino ad allora sul territorio europeo (. Questa era peraltro la stessa convinzione regnava in America e in Inghilterra, che non riuscivano  strutturalmente a immaginare – per i limiti intrinseci della loro cultura – che l’idea di comunismo potesse essere difesa da tanti milioni di persone, anche se più prudentemente speravano in un logoramento  più lento di  Unione Sovietica e Germania  che poi permettesse di prendersi l’intero bottino. Per questo la sconfitta di Stalingrado costituì uno choc per il regime nazista molto più forte di quello che avrebbero potuto generale le perdite effettive.  perché ‘evidente fallimento nella distruzione dell’Unione Sovietica  avrebbe significato uno straordinario impegno militare dell’Anglosfera  per evitare che l’Urss si prendesse una buona parte dell’Europa e finisse per diventare più potente dell’impero.

A ben pensarci e aggiornando alcuni riferimenti sta succedendo la stessa cosa: le raffinate teste washingtoniane di cui forse Biden non è nemmeno la più debole, hanno pensato che sarebbe stato relativamente facile avere ragione della Russia e perciò hanno dato avvio all’operazione che nella sua essenza intende  separare Mosca dalla Germania e dall’Europa secondo le principali linee geopolitiche di 80 anni fa. Ma non è stato affatto così: i pensatoi occidentali più simili al nido del cuculo  che a quello delle aquile,  si sono trovati di fronte a una reazione di compattamento attorno alla “madre Russia” della gran parte della popolazione facendo fallire miseramente la prospettiva di un cambiamento di regime a Mosca. Ma le brutte sorprese erano solo all’inizio: si è anche dovuto constatare che a sanzionare la Russia  sono stati solo gli stati del Washington consensus, poi ci si è stupiti che una “piccola economia” come quella russa potesse rivaleggiare con l’occidente nella fabbricazione di armi molto spesso migliori di quelle made in Usa che alcune volte non vengono fornite a Kiev non per evitare che l’avversario possa impadronirsi di inimmaginabili segreti, ma semplicemente per evitare figuracce e dunque perdita di commesse , ci si è persino stupiti che la gente non abbia cacciato Putin a  furor di popolo per aver fatto mancare McDonald e similari fesserie, Insomma l’occidente è rimasto invischiato nella propria stupidità complessiva e nelle illusioni narrative create dalle cupole di potere che del resto sono molti simili a quelle . Quindi senza avere le dimensioni della battaglia di 80 anni fa, ciò che succedendo in Ucraina è in effetti la Stalingrado dello strapotere americano e delle ristrette elite che lo detengono e lo gestiscono.