Anna Lombroso per il Simplicissimus

Be brave like Ukraine, sii coraggioso come l’Ucraina.

Da qualche  giorno a Roma, Milano, Londra, Amsterdam, Stoccolma, New York, Toronto sono comparsi grandi cartelloni pubblicitari con la scritta gialla su fondo azzurro che inneggia all’Ucraina come “antonomasia” dell’ardimento e dell’audacia eroica fino al martirio.

L’iniziativa era stata annunciata da tempo dai siti e dalle pubblicazioni specializzate in comunicazione, operazioni di marketing e di advertising, ma ciononostante pare abbia colto di sorpresa  sindaci, Sala ad esempio, e funzionari incaricati di stipulare i contratti per le affissioni e la cartellonistica, secondo precise regole di opportunità e legittimità.

A tutti gli addetti ai lavori era infatti arrivata la cartella stampa  che anticipava i contenuti della campagna promossa  dalla Presidenza e dal ministero della Trasformazione Digitale ucraino, Mykhailo Fedorov e realizzata dall’agenzia Banda di Kiev che fino al conflitto aveva lavorato  per clienti internazionali come Uber, Budweiser, AB InBev, e cui si deve  anche  “Ukraine Now” del 2018, il lancio mondiale del “marchio” Ucraina ora, per riposizionare il paese e la sua reputazione macchiata da accuse di corruzione, instabilità e repressione della critica, allo scopo di attirare investimenti e turismo d’élite.

E se allora l’immagine offerta era quella di un paese occidentale, moderno, digitalizzato, operoso e accogliente, ricco di risorse e aperto alla libera iniziativa e al progresso, adesso l’intento dichiarato è quello di piazzare sul mercato globale il più qualificato prodotto da esportazione, come si legge nella presse release di Banda: “Altri hanno il gas, ma noi abbiamo il coraggio”, grazie a un’azione pianificata in 15 paesi, tra i quali l’Italia, resa possibile grazie a spazi offerti da OMD, Dentsu e Publicis.

Il messaggio dell’operazione pubblicitaria, oltre che dalla cartellonistica, è corredato da un filmato  a cura della società di immagini e video  Depositphotos, dedita interamente a diffondere gratuitamente in tutto l’Occidente la “Verità sulla guerra della Russia in Ucraina”, come titola la sua piattaforma, e  che mostra, aggiornandole in tempo reale,  le toccanti immagini della popolazione rifugiata nella metropolitana, delle distruzioni, delle “fosse comuni” davanti alle quali si inchinano i prelati, ricoperte da fitti strati di terra per non turbare le coscienze,  dei gesti eroici dei cittadini di fronte ai carri armati degli occupanti, a conferma dell’innegabile vocazione per la spettacolarizzazione  bene incarnata dal talentuoso presidente.

Ma l’auspicio è che  la campagna dia i suoi frutti “dopo  il cessate il fuoco” in modo che l’opinione pubblica e i paesi occidentali si prodighino per la ricostruzione con fiducia e spirito collaborativo a riportare il paese a quegli standard di democrazia, sviluppo, organizzazione che l’ha reso meritevole di essere annesso a Nato e Europa,  ora  “che hanno visto quello che il popolo martire  ha saputo fare con abnegazione e ardimento in tempo di guerra” a conferma di quanto saprà compiere in tempo di pace per ritrovare benessere e concordia.

Tutto fa ritenere che l’establishment più sensibile a questo messaggio pieno di orgoglio patrio sarà l’Italia, grazie alle indubbie affinità.

Basta pensare alle promesse di una riedificazione dopo l’emergenza pandemica infinita, garantita dalle  opportunità offerte dagli stessi strozzini oggi impegnati a arricchire l’industria delle armi dopo quella farmaceutica, alla volontà di sottomissione totale allo stesso padrone sotto il cui tallone l’élite ucraina vuole  piegare la sua gente, alla ignavia e all’accidia  vergognosa con la quale risorse, beni, talenti sono stati svenduti a basso prezzo in cambio della manutenzione di assetti di potere conquistati con l’inganno e la forza del ricatto.

Basta pensare all’ostentato  disprezzo per i cittadini, qua come là, che vengono invitati ad arruolarsi  per perfezionare la loro riduzione in servitù e la condanna a un destino di emigrazione umiliante e avvilente, del passato per noi, del presente  per le donne ucraine in esilio per mantenere un paese che è stato reso parassitario.

Basta pensare a un territorio abbandonato, avvelenato da inquinanti autorizzati a norma di legge per favorire industrie criminali, alla demolizione di sanità, scuola, stato sociale mentre il comparto delle armi investe là il 4% del Pil e da noi è destinato a arrivare al 3%.

Basta pensare alla creazione artificiale di un pensiero unica grazie alla correità di accademici, della stampa, di un ceto intellettuale asservito all’ideologia dominante che vuole ridurre lo spazio pubblico della memoria e della storia per introdurre e applicare nuovi canoni che ristabiliscono quelli di un tempo che credevamo di aver cancellato. E che anche qui  ha intrapreso un cammino aberrante di delegittimazione delle resistenze nazionali e dei processi democratici, normalizzando e approvando fascismo e nazismo, in qualità di facilitatori della irriducibilità fatale del totalitarismo tecnocratico, economico e finanziario.

Non a caso il messaggio ha la forma di un fermo invito ai cittadini a farsi reclutare, pronti all’estremo sacrificio per il bene e la grandezza dell’impero, proprio come quegli eserciti del passato organizzati  in file che porgono il petto e alle prime fucilate cade la prima e poi la seconda e così via, mentre lo stato maggiore sta comodamente acquartierato a seguire le fasi della battaglia muovendo i soldatini di piombo sul tavolo di alabastro.

Ho in mente i cartelli giusti per noi, in vista del 25 aprile: siate coraggiosi come i partigiani, che volevano liberare il paese dai regimi criminali occupanti e esterni, per abbatterli e realizzare una società giusta, libera e solidale.