Anna Lombroso per il Simplicissimus

Non si fa in tempo a lamentarsi per il dominio culturale e morale esercitato da laureati in filosofia che hanno poi scelto  una carriera di influencer grazie all’esercizio professionale della psicoanalisi, che subito un altro santone ci rivela come indirizzare il nostro inconscio verso obiettivi pratici e progressivi.

Parlo di Recalcati, il guru dell’anima instancabile nell’alimentare il culto dell’ ego che gli riservano le sciure, a dispetto di uno dei pilastri della scuola lacaniana: aiutare l’io a rinunciare al suo narcisismo, che, dalle colonne  marmoree di Repubblica, in veste di testimonial di Confedilizia ci sprona a pensare positivo come un Jovanotti qualsiasi.

Dovremmo impegnarci tutti, come un popolo di muratorini deamicisiani, ci fa capire, per contribuire individualmente e collettivamente all’apertura di quei cantieri di cui il Paese, tremendamente provato dall’epidemia, ha bisogno  per “ ripartire,  ricominciare, tornare a respirare. È questo uno dei significati che solleva l’antica parola biblica Kum!: la parola imperativa che invita a rialzarsi, a riprendere il cammino, a ritornare in vita: Kum! Alzati! Così Gesù si rivolge a Lazzaro sepolto nella tomba”.

Ora, capisco che la ricerca della figura paterna affligge anche autorevoli e prestigiose personalità, ma attribuire a Draghi qualità messianiche alla stregua di un Salvator Mundi sceso in terra da Bruxelles con l’incarico di darci quella  “scossa capace di coinvolgere una intera comunità”, grazie al “magistero del Covid che ci ha insegnato che il nostro modo di concepire la vita individuale e collettiva deve essere profondamente rettificato..”, rasenta pericolosamente l’idolatria per approdare al ridicolo.

In attesa fiduciosa che Edipo faccia la sua parte, resta da interrogarsi sul ruolo che questi sacerdoti custodi dei templi del sapere hanno interpretato durante questi due anni o poco meno, occupando uno spazio illimitato sottratto non casualmente all’informazione, in modo da riconfermare che la facoltà persuasiva di chi rivendica di sapere è sempre al servizio del potere.

Non basta quindi diagnosticare l’intento di consolidare l’autorità di corporazioni specialistiche che esigono di essere inviolabili, immuni e impunite per analisi farlocche, previsioni sbagliate, crimini reali, virtuali e morali come nel caso del Manifesto della Razza, non basta a giudicare  l’occupazione dei canali informativi da parte di scienziati e piazzisti di opinioni personali convertite in conoscenza e etica pubblica  come effetto della mercificazione che trasforma tutto, convinzioni, teorie, paradigmi in prodotti da vendere con il cartellino del prezzo attaccato.

C’è invece  da sospettare che un ceto di intellettuali abbiano esorbitato dalla funzione di usignoli dell’imperatore, di grandi suggeritori, per accedere a posti che assicurino maggio influenza e visibilità, per partecipare con maggiori profitti, anche concreti, alla greppia, alla mangiatoia che offre loro benefici di carriera, ricche collaborazioni, opulente pubblicazioni, scivoli accademici, prestigio, comparsate televisive e passeggiate sui red carpet.

E questo avviene per tutte le discipline, quelle della cura del corpo della mente dell’anima, quelle economiche che proseguono nella loro produzione di analisi, teoremi e profezie insensate e delinquenziali, quelle tecnologiche che stanno vivendo la loro età dell’oro mettendo a punto strumenti di controllo, sorveglianza e repressione per nostra fortuna spesso inapplicabili o inefficaci in presenza di antiche inefficienze, quelle umanistiche retrocesse all’offerta di ricette per affrontare l’esistenza sempre più amara e impoverita.

Non stupisce che la stampa dia loro così tanto spazio che così toglie ossigeno ai dati, alle informazioni, per garantire invece la supremazia dell’opinione promossa a certezza che non può essere messa in discussione da soggetti estranei alla cerchia di appartenenza del solone, pena la stringente pretesa di prendere visione di referenze, curricula e atti di fede.

D’altra parte l’incarico che si sono assunti di moltiplicatori di visioni millenariste e di previsioni millenariste è coerente con l’egemonia del sensazionalismo, dell’allarmismo che sono componenti irrinunciabili dell’informazione die media che così concorrono alla creazione di un perenne stato di emergenza, che di tanto in tanto viene addolcito da sollecitazioni alla speranza che, viene da dar ragione a Spinoza, resta l’unica passione concessa ai poveracci cui non sono permesse la ragione, esclusiva di chi ha la pancia piena, la libertà, che non può esistere nello stato di necessità, e meno che mai, la ribellione, incompatibile con il tragico incidente della storia, incontrastabile se non con la medicalizzazione universale.

Tutto concorre ormai a un marasma cognitivo, nel quale l’unica sicurezza concessa è il rifiuto del dubbio grazie all’accettazione cieca e fiduciosa di certezze somministrate dall’alto, insieme al timore di poter cambiare idea se si insinua il demone del sospetto, destabilizzante,  che decisori e comunità scientifica non stiano agendo nell’interesse generale e non ci stiano proteggendo da un nemico invisibile  e mortale, non avendoci tutelato da povertà e umiliazioni, avendo dimostrato i loro caratteri di “nemici del popolo”  a cominciare dal liquidatore fallimentare che ha già messo alla prova la sua indole mandando in rovina una nazione affine, stessa faccia, stessa razza.

Sarà per questo che sono tornati di moda antichi stilemi, caduti in disuso in anni di critica alla stampa mainstream: l’ha detto il Tg, oppure l’ho letto sul Corriere, e totale affidabilità viene attribuita ai ripetitori delle “fonti”, talmente ufficiali da indossare una divisa o un camice, o la grisaglia di ordinanza dei bancari, anche quando si beano dell’happy hour collettivo della dissennata vaccinazione giovanile promossa grazie al ricatto, quando diramano statistiche contraddittorie, quando arruolano intelligenze illuminate nell’esercito degli ignoranti e primitivi complottisti, quando ridicolizzano le denunce di censure e discriminazioni evidenti considerando illegittima e dunque infida qualsiasi opinione altra.

Magari uno psicoanalista meno posseduto dalla narrazione di regime potrebbe diagnosticare questo bisogno di certezze con la tragica e mostruosa precarietà che ci hanno imposto come condizione esistenziale e che è stata normalizzata grazie a uno stato di emergenza continuamente riprodotto, economica, sociale, sanitaria, una specie di memento mori ricordato in ogni occasione per proibirci di immaginare e di dare a noi stessi un futuro.