Molti amici mi stimolano  a scrivere qualcosa sul green pass e sulla nefandezza che esso rappresenta. Hanno ragione benché ormai da sei mesi non faccia altro che scoperchiare il vaso di pandora dei vaccini e ogni giorno mi proponga di mettere in luce l’assurdità di costringere di fatto le persone a rinunciare ai propri diritti fondamentali iniettandosi preparati mai sperimentati, imposti da un potere grigio sulla base di studi frettolosi, raffazzonati e probabilmente falsati ancor più di quelli che normalmente vengono presentati per decine di farmaci inutili o dannosi e che per giunta sono utili soprattutto a diffondere varianti e a diminuire l’efficienza dei sistemi immunitari. L’abiezione politica, ma anche umana è tanto più grande ed evidente quanto più sono ingiustificate, gratuite, vessatorie le ragioni addotte per questa operazione e basta soltanto riferirsi al discorso di Draghi costruito interamente su menzogne ridicole e sfacciate in merito ai vaccini, ma anche della situazione sanitaria completamente costruita dal nulla. Realtà che del resto andrebbe anche contro i regolamenti europei e in particolare il 2021/953 del 14 giungo scorso.

Come accade da un anno  e mezzo a questa parte ci troviamo di fronte più che altro a un’operazione psicologica: si dice che ci sarà bisogno di questo passaporto vaccinale per avere libertà di movimento, lascandone però gli accertamenti o per esempio ai gestori degli esercizi e dei servizi “proibiti” solo per vedere chi cede e quanta gente ci casca e ubbidisce a questa insensatezza che non può minimamente essere davvero controllata dallo stato sperando di rendere così reale un qualcosa di inutile e persino dannoso che di per sé non può essere legittimamente imposto. Quindi meno ci faremo impressionare da queste forzature, meno esse avranno successo e verranno abbandonate: non è più ora della rassegnazione e men che quello della buona fede o dell’attendismo: un premier, un governo e un parlamento senza onore ci stanno mentendo per distruggere gran parte dell’economia e dare il Paese in pasto alle multinazionali, ovvero al potere reale del medioevo prossimo venturo, anzi già in atto.

In più non saprei cosa  dire tanto è lampante la mistificazione sanitaria che ci sovrasta come cavallo di Troia di un dispotismo oligarchico che solo gli imbecilli o i venduti non riescono a scorgere e di cui saranno nel prossimo futuro le vittime. Si perché è evidente che sono proprio vaccinati i morituri, sia nell’immediato che negli anni a venire: i disturbi anche gravi più comuni dopo la puntura potranno ripresentarsi a sorpresa in qualunque momento. Ma lasciatemi dire una cosa che probabilmente a qualcuno apparirà paradossale: il primo passo da compiere per una battaglia contro le discriminazioni vaccinali oltre ovviamente a resistere che è il modo migliore per far saltare i loro piani è  proprio di abbandonare l’espressione green pass che non vuol dire assolutamente nulla, che è semmai evocativo di tutt’altro, che tenta di fare violenza alla realtà. Non c’è nulla di verde o di ecologico nel furto di libertà e  nella discriminazione.

Chiamiamolo col suo vero nome ovvero passaporto vaccinale o pass della vergogna invece di usare l’ennesima formuletta suggestiva che  copre la gravità delle cose sotto un sudario di futilità. Dovremmo essere stanchi di una neo lingua a cui si deve gran parte del vuoto che ci circonda, piena di parole vuote, prive di una semantica, generiche, vaghe e vacue che hanno prima depistato, durante gli ’80 e ’90 svalutando il linguaggio della politica e dell’ideazione sociale e poi disabituato le menti al pensiero fornendo semplicemente delle formule che lo simulano. E’ proprio su questa base di primitivizzazione del linguaggio, ridotto a segnali poco specifici e quasi agrammaticali i quali esonerano dalla necessità di  analizzare e distinguere che si deve gran parte della difficoltà nel comprendere il mondo che ci circonda al di là delle formule che vengono fornite come istruzione per l’uso della vita di ciascuno. Che poi gran parte di questa neolingua si fondi sull’inglese è ovvio per via dell’egemonia culturale, ma anche naturale trattandosi del sistema linguistico più ridotto ed elementare di tutta l’area indoeuropea. Anzi alcuni linguisti non lo classificano nel novero delle lingue flessive. Basta leggere qualcosa in rete o semplicemente guardare la televisione spazzatura, quindi la quasi totalità di essa, per rendersi conto che con una trentina  di  parolette tipo wow, smart, strong, outfit, look, fusion, anni 80,  e via dicendo si può costruire tutta un’epopea del vuoto quotidiano. Non si tratta di un linguaggio povero, si tratta in realtà di un non linguaggio, di un sistema di segni che in sé non consente nessuna comprensione del mondo  così come non si può costruire né una filosofia né una letteratura basandosi sui segnali stradali. Ecco perché le persone non riescono a comprendere ciò che accade loro e questo è tanto più vero quanto più cresce il livello nominale di acculturazione perché generalmente questo consente una migliore separazione dal reale e dalla fatica quotidiana. Dico nominale perché spesso  abissi di inimmaginabile ignoranza sono nascosti dietro manufatti parolai prefabbricati. Il fatto stesso che sia così’ difficile far comprendere l’importanza del linguaggio nell’ideazione, nella lotta e nell’opposizione, ma più basilarmente nella comprensione del mondo, è proprio dovuto alla mancanza di una “lingua” capace di esprimerla.

Se c’è una possibilità di uscire da questa situazione è solo concependo una radicale svolta politica  opposta a quella del neo liberismo e dunque anche un nuovo linguaggio più articolato e complesso che consenta di concepire nuovi orizzonti e anche di frenare la coglionaggine assoluta in cui vivono spesso vivono le persone.  Al punto da scambiare come ossequio alla scienza proprio ciò che la sta assassinando. Insomma bisogna ricominciare dalle cose fondamentali per scalzare le fondamenta della dittatura prossima ventura.