Anna Lombroso per il Simplicissimus

Oggi mi accingevo a scrivere di un altro contagio, innegabilmente frutto di un complotto che ha fatto circolare i germi della rapacità più feroce e dello sfruttamento più perverso amazonizzando il mondo. Poi non ho resistito al dovere di parlare dell’altro contagio, e dell’offerta commerciale di salvezza,  che non sarà magari nato da una macchinazione consapevole e lungimirante ma che sta completando il disegno cospirativo di cancellare con alcuni diritti fondamentali non ancora del tutto alienati, arbitrio indipendente, libertà di circolazione, anche l’accesso alle cure, in nome di una tutela della salute limitata a una forma influenzale  ipoteticamente più pesante per chi ha già patologie pregresse, che  sono state trascurate da anni e oggi concretamente rimosse, secondarie, ininfluenti nella nuova forma che ha assunto la scienza statistica interessata solo a monitorare la pressione e gli esiti di un unico fattore di rischio. .

Da mesi associazioni di clinici specialistici denunciano l’incremento di decessi per tumori, cardiopatie, malattie circolatorie, diabete, attribuibile al “doveroso” stato di abbandono ne quale sono stati lasciati i colpevoli di non essere affetti dal nemico invisibile, cui abbiamo mosso guerra con uno dispendio dissipato di risorse, di armamenti evidentemente esagerati quanto inadeguati e con la militarizzazione della società.

Ciononostante la campagna per contrastare il covid e oggi le sue fisiologiche e fantasiose varianti con dei preparati sperimentali dei quali vengono taciuti o dei quali non sono noti effetti a breve e lungo termine, omettendo consapevolmente di agire nel più elementare e ragionevoli dei modi: la ricerca indirizzata a protocolli di cura, l’impegno di rafforzamento della medicina di base da combinare con quello del sistema ospedaliero per il quale l’obolo del racket europeo non prevede un appropriato capitolo di spesa e che funziona solo nel caso di un augusto paziente cui non bastano i buoni uffici della Provvidenza divina,  è sempre più violenta, oppressiva e repressiva, anche grazie al ruolo impersonato da un attorucolo che si vuol redimere da  interpretazioni minori nelle vesti di un Napoleone ormai corroso da vizi e megalomania che si rifà su un popolo dimentico della sua rivoluzione.

Se è giusto guardare a Macron come a un prodotto di una ricerca intenta a sperimentare imitazioni di dirigenti politici, che non riescono mai e che finiscono per fare i piazzisti delle major farmaceutiche, non basta però, perché i test ai quali sono adibiti si propongono di mettere fine rapidamente e artificialmente al processo iniziato da tempo, di ogni traccia di democrazia. Che per quanto incompleta, e anche quella sperimentale, permetteva la salvaguardia di alcune prerogative, il mantenimento delle relazioni strette grazie a un contratto tra stato e cittadini, la conservazione sia pure difficile di vincoli e patti generazionali, di amicizia, di affetto, di solidarietà, valori e principi ricordati occasionalmente e irrilevanti rispetto ad altri sovrastanti, amor patrio soprattutto che si rinnova tramite tifo sportivo e deplorazione della perfida Albione.

Uno degli aspetti più ripugnanti di questo scandalo occidentale consiste quindi nel tentativo di spacciare un crimine collettivo che meriterebbe davvero ormai una Norimberga, come ad un operato a potente contenuto pedagogico, inteso a promuovere una moralizzazione dei comportamenti popolari  con l’assunzione di una responsabilità personale  e collettiva. E al tempo stesso la promozione di interessi individuali, caffè al bar, tango in balera, pizza o sushi al ristorante, pastis nel bistrot, come componente irrinunciabile di un interesse generale che impone la rinuncia volontaria a libertà fondamentali per accontentarsi di licenze concesse benevolmente in cambio dell’obbedienza. Tra le quali secondo il tirannello francese si colloca anche l’accesso a strutture sanitarie, perfino in caso di malore, a suffragio della richiesta venuta su dagli anfratti più ignobili della comunità civile di non fornire cure e assistenza ai no vax e “negazionisti”, sia pure solerti pagatori di tasse e imposte.

Certo, anche quello che viene definito in omaggio all’osceno gergo globale il sentiment popolare vissuto in comunità di affetti e emozioni può risultare eccessivo e dunque punibile: cito dal Corriere della Sera, l’effetto “paradosso” secondo il quale “la gioia dimostrata dagli italiani domenica dopo la partita è il segnale della voglia dell’Italia di riprendersi dai mesi terribili della pandemia che, come scrive Veltroni, ci hanno fatto scordare anche il piacere di abbracciarci”. Così però, se “i vaccini ci stanno finalmente facendo uscire dalla più grande crisi sanitaria dell’ultimo secolo, la coda dell’epidemia è più lunga di quanto vorremmo. E la felicità esplosa in piazza al termine di Italia-Inghilterra, anche con gli abbracci senza regole, purtroppo può aiutare la risalita dei contagi. Maria van Kerkhove, responsabile tecnica dell’Organizzazione mondiale della sanità teme addirittura che i festeggiamenti possano avere un effetto devastante”.

Deve proprio dipendere dal primato della penitenza impostaci per aver voluto troppo che siamo condannati a una perenne punizione, quella di convertirci in soggetti a rischio eterno, costretti a una reiterata assunzione di vaccini che mentre, nel migliore dei casi, dovrebbero proteggere da un singolo virus ci espongono agli altri, sotto minaccia di effetti collaterali per i quali saremo costretti a sottoporci a costosi controlli ben presto obbligatori e a altrettanto onerose testimonianze di limitate immunità, e con una vita circoscritta al mantenimento di condizioni di salute necessarie a adempiere alle incombenze richieste per contribuire in forma di capitale umano alla rinascita.

Ormai ci sono poche speranze di reazione: l’ homo oeconomicus deve essere adattabile, a quello serve la razionalità permessa alla sua condizione di servitù, così in modo da accontentare anche quella falsa coscienza che gli dovrebbe consentire di tollerare il suo statu di assoggettamento, gli vengono offerte motivazioni o alibi di carattere etico. Subisce e rinuncia per gli altri, per senso di responsabilità, per non nuocere, per fare la sua parte anche quando è accertato che il suo gesto non tutela né lui né quelli con cui interagisce.

Succede così che chi si è vaccinato per andare in vacanza, o costretto dalla professione che svolge e dai ricatti e dalle intimidazioni cui è stato sottoposto, o convinto da una interpretazione imperfetta del rapporto tra benefici e costi sanitari, o posseduto dal fanatismo  religioso che combina superstizione e fede nella scienza,  si ritenga depositario e custode di un bene, di un comportamento virtuoso, per il quale potrebbe anche essere in pericolo a leggere le sia pur parziali statistiche addomesticate e pretende che la sua scelta, indotta da una persuasione sempre più coercitiva, debba essere condivisa da tutti.

Finiti i tempi della carità al posto della solidarietà, della comunanza di interessi al posto della coesione sociale, siamo sempre più prossimi a forme di rivincita e vendetta da far rimpiangere le pecore che almeno sanno stare in gregge.