Gaetano Salvemini definì Giolitti un “ministro di malavita” per la sua disattenzione ai fenomeni criminali e nel Sud, ma anche e soprattutto per la sua ontologica attitudine al compromesso che è riassunta da questa celebre frase:  « ..le leggi devono tener conto anche dei difetti e delle manchevolezze di un paese… Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo, deve fare la gobba anche all’abito »

Eppure i governi Giolitti furono anche ricchi di riforme e in qualche modo modernizzarono la democrazia italiana. Ora non so cosa dovremmo dire noi posteri del governo che ci ritroviamo, incapace di tutto se non di affari opachi, di cooptare al governo gente legata alla criminalità in cambio della propria sopravvivenza, come quel Romano che grida vendetta, di aggredire la giustizia e il vivere civile con incredibili leggi ad personam e ad castam. Di un governo, anzi della classe dirigente peggiore di sempre che non si limita come il sarto a seguire la gobba, ma che pretende di fare la gobba agli italiani perché non sa tagliare un abito e che vede nella corruzione  e nell’abitudine ad essa il suo grande atout politico.

Governo di malavita sarebbe troppo poco, anche per la scarsa attitudine a governare alcunché, come è chiaro anche ai ciechi e alle scimmiette del berlusconismo dopo il pasticcio della Libia. Forse criminalità di governo sarebbe più esatto.