Anna Lombroso per il Simplicissimus


Istruzione pubblica, matrimoni tra gay, adozioni dei single, sono diritti individuali e collettivi. E periodicamente compaiono nelle agende della politica. Ma c’è chi ci vorrebbe persuadere che sia augurabile vivere in una bolla protetta e artificiale, un mondo talmente perfetto da rendere invisibili politica, istituzioni, Stato. In modo che tutti possano occuparsi di sé, dei propri affari personali, dei propri amori, del proprio benessere, senza avere nulla a che fare con l’organizzazione della vita pubblica che dovrebbe stare in disparte, affidata a qualcuno che pensa per noi e svolgersi quindi senza interferire nelle esistenze dei cittadini. Un esercito di individui perduti nella felice illusoria convinzione che tutto quello che riguarda la sfera pubblica procede meglio in loro assenza e malgrado loro.
Ieri proprio qui si è parlato, troppo poco, di utopia. Ma mentre noi siamo così timidi da non disegnarci le nostre, c’è chi sta ha realizzato la sua, perversa e indecente: trasformare la politica da attività pubblica di pubblica utilità, in un esercizio al servizio dei suoi interessi, della difesa della sua persona e della sua libertà individuale.
Con le sue leggi e le sue regole e un corollario però, intridere e innervare le nostre esistenze con ingerenze e interferenze che in virtù della totale privatizzazione dell’Italia sono ispirate a suoi umori interessi e capricci che ormai ci vomita addosso in una specie di delirio dissennato, che possiamo solo augurarci sia segnato dalle ombre della fine.
Ci era riuscito piuttosto bene il craxismo, ma ci voleva il presidente imprenditore per costruire un partito impresa e un governo impresa, ben collocati su una “cultura” fatta di individualismo sfrenato, di ambizioni smodate, di affiliazione e fidelizzazione come valori primari, di sospetto e diffidenza come motori di un atteggiamento esclusivo e solipsistico nei confronti degli altri soprattutto se “diversi”, di disprezzo per la legalità, per il dialogo con chi la pensa altrimenti, per le regole e la trasparenza. Inducendo un atteggiamento indulgente nei confronti dei comportamenti illegittimi, della prevaricazione muscolare, dell’arroganza, in una mimesi inquietante con il suo perseguimento dell’immunità. Ed anche una indifferente accondiscendenza nei confronti della perdita di libertà personale e pubblica, si sarebbe detto.
Ma il premier ha esagerato e la sua smodata e volgare penetrazione nelle nostre scelte non è più tollerata. Se ne ricordi che abbiamo capito che certe sue esternazioni non rispondono nemmeno al tentativo strategico di mostrare ossequienza a poteri confessionali che ormai come lui rasentano il fondamentalismo tipico di chi vede incrinarsi con lo specchio del suo ego anche il consenso. No sono la forma di una sua minacciosa “filosofia”: lui è il padrone. A lui è permesso tutto quello che da padrone vieta a noi. Trasgressioni, peccati, illegalità, illeciti, crimini sono un suo monopolio. Che gli lasciamo volentieri, purchè – come è sua abitudine – cominci a pagarli. E purchè noi ci conserviamo invece la libertà.