Anna Lombroso per Simplicissimus

Insolente e sfrontata Dorothy Parker è nota per una disamina dei vari metodi del suicidio, che si conclude con un folgorante: tanto vale vivere, per dei racconti sofisticati e preziosi e per una massima che noi, che abbiamo attraversato il femminismo – e non ne siamo uscite, consideriamo irriverente, impunita ma, temiamo, verosimile. Cito superando il mio proverbiale ritegno all’uso anche politico del turpiloquio: prima o poi tutte le donne di sinistra sentono il richiamo del cazzo fascista.

Io personalmente con un fascista non ci ho mai preso nemmeno un caffè e ammetto che ho appreso con orgoglio e sollievo la pronuncia di Berlusconi, anzi il suo gran rifiuto, a congiungersi con femmine comuniste.

Ma il mito della virilità prorompente dell’uomo di destra, anche a prescindere dalla sua detenzione di potere oltre che di equipaggiamento sessuale, pare faccia ancora presa. Magari per interesse antropologico o storico, se stasera alla Festa dell’Unità di Roma l’onorevole Giovanna Melandri, per distrarsi dalle fatiche di stare dalla parte della “riforma del lavoro” di Fornero, di votare la spending review di Giarda o di applaudire alle privatizzazioni di Grilli,  si dedica alla presentazione di un volume che tratta, estrapoliamo la recensione de il Giornale, di una serie ininterrotta di trionfi, probabilmente un totale di quattrocento. Una caccia compulsiva, nata un po’ dall’istinto un o’ dalla volontà di costruirsi attorno un mito, utile quanto altri più politici orpelli a rafforzare il carisma del leader, dell’uomo del destino a cui nessuno può resistere. Una corsa contro il tempo e il fato che si concluse come spesso si concludono i sogni di grandezza: tra pillole e talismani usati inutilmente per tenere ancora alto lo stendardo della virilità.

Il parterre che presenta “Dux, una biografia sessuale di Mussolini”, annovera quella Flavia Perina ampiamente e entusiasticamente legittimata a esprimersi in oltraggiosa licenza da senonoraquandiste ancora convinte che l’appartenenza di genere riscatti dall’essere fasciste, e Paolo Masini consigliere comunale, probabilmente non abbastanza contento di avere a che fare in Campidoglio con sopraffazione, sessismo, razzismo, xenofobia e negazionismo. Il disinvolto evento, è stato osservato, si svolge nell’ora clou delle serate romane promosse dal giornale fondato da Antonio Gramsci, le 22, quella del dibattito più “social”, dopo la Corazzata Potemkin rappresentata nel caso in oggetto da due tavole rotonde una sulla trasparenza nella pubblica amministrazione e una sulle donne uccise dalla mafia, in un succedersi francamente raccapricciante.
Che l’onorevole Melandri provi una irresistibile attrazione per i bulli un po’ fasci un po’ spacconi e non proprio immacolati lo dimostrerebbe una sua amicizia, senz’altro innocente seppur timidamente sconfessata, ma accreditata da foto e bonarie conferme del co-protagonista, con il re del Billionaire, frequentato insieme ad altri “riccastri-victim” in quel di Malindi.

Ma per carità non glielo rinfacceremo, come non rinfacciamo la scarpe e la barca a D’Alema, il cachemere a Bertinotti, Lusi a Rutelli, che sono ben altre le cose che deploriamo in chi ha sotterrato con la sua storia e la sua tradizione, un partito, cercando di persuaderci che non esiste più un obbligo e una felicità di stare a sinistra. Visto tra l’altro che una destra c’è multiforme, liberista o misoneista, futurista o estremista, ma viva e vegeta, anche grazie a loro.
Sarà per nostalgia del più recente puttaniere seriale, sarà per rimpianto dello sciupafemmine con l’erre moscia, sarà per invidia di peni più robusti ed esuberanti che il Pd romano sceglie la strada di Vespa? Quella di rendere più umani tiranni o soverchiatori, golpisti o padroni spregiudicati mostrando il loro lato “privato”? come se non ci fosse significativa differenza tra “umano” e “bestiale”, tra sesso e sessismo, tra eros e pornografia, tra leggerezza e futilità. Come se la Petacci morta fosse più rispettabile della Santanchè viva, in attesa di sdoganarla, che in fondo anche lei possiederà delle virtù di genere.

È imperdonabile che dopo aver dichiarato l’insopportabilità di Berlusconi a causa di Ruby e delle Olgettine più che per i suoi attentati alla democrazia, alle sue collusioni criminali, alla sua responsabilità diretta nell’alimentazione di una cultura dell’arroganza, della sopraffazione e nel consolidamento di una emergenza sociale, politica, economica, le prestazioni sessuali di Mussolini diventino un ameno contesto salottiero, un siparietto giocoso tirato giù davanti alla guerra, alle leggi razziali, alle persecuzioni dei dissidenti, alla rovina finanziaria di un Paese attribuibile anche ai furti perpetrati continuativamente, alla corruzione, alle infauste alleanze.
C’è chi dice che l’Italia è condannata alla ricorrenza delle dittature, con tiranni riconducibili a un idealtipo cialtrone sbruffone imbroglione pagliaccio e comunicatore. Pare che adesso se ne presentino altre tipologie, più sobrie, meno iperdotate, meno esuberanti. L’importante è riconoscerli, i dittatori, non tollerarli, non perdonarli. Abbatterli e basta.