Se la va salirà al colle, se la spacca i successori si troveranno con i conti devastati. Questo è il piano di Berlusconi , messo in atto dalla longa manus di Tremonti.

Tutto comincia, come al solito con una bugia, con la favola trita e ritrita del ministro dell’economia che bada al rigore dei conti pubblici. Ma appunto è solo una leggenda: con la legge finanziaria si dà la stura alla campagna per le elezioni di primavera, Silvio tenterà l’ultimo colpo di coda, assicurando altri 800 milioni al fondi di Palazzo Chigi una sostanziosa aggiunta che porterà a 3 miliardi la cifra che il premier potrà spendere in esclusiva funzione elettorale.

La finanziaria, alias patto di stabilità prevede 6, 15 miliardi fra maggiori spese e minori entrate, quasi tutte finanziate con provvedimenti una tantum destinati a far volare sempre più alto il debito strutturale. Con tutti i pericoli che questo comporta.

E non solo perché le cifre messe in bilancio sono segnate da un ottimismo sospetto: si pensa di recuperare 2,4 miliardi dalla vendita delle frequenze del digitale, ma le condizioni d’asta fanno prevedere cifre molto più basse a causa della giungla assurda che si è creata negli anni per salvaguardare l’impero mediatico del premier.

Le entrate poi si basano su un aumento del pil 2010 dell’1,2%, mentre siamo al 9% , senza tenere conto dell’aumento del lavoro nero che Confindustria ha già denunciato e che peserà per il 20%.

Ma poco importa: basta che ci sia la scusa per far saltare fuori altri soldi sottoposti alla gestione diretta di Silvio: ci sono 245 milioni di finanziamenti alle scuole private e contributi di vario tipo che vanno dalla manciai agli esuli di Istria e Dalmazia, alla “donazione” al Policlinico di Pavia, a i fondi (370 milioni) per la stabilizzazione dei lavori socialmente utili, tanto per cercare di tenersi strette alcune regioni meridionali o meglio i gestori ambigui e opachi delle stesse.

Si, perché nel famoso piano per il Sud lanciato pochi giorni fa, ci sono soltanto parole e zero soldi. Un’altra, l’ennesima presa in giro.

Però Berlusconi sa bene che più si degrada la situazione, più ci si attacca alle illusioni, si accendono candele o si fa la croce sulla scheda elettorale in corrispondenza della facciotta truccata. Falliti i miracoli, ora ci prova con lo sfascio.