Improvvisamente il governo israeliano, dopo scontri con la fazione più radicale di un esecutivo già radicalmente di destra, ha accettato un accordo per un cessate il fuoco temporaneo con Hamas che comporterebbe lo scambio di ostaggi. Non è difficile capire come  si sia determinata questa decisione che fino a qualche giorno fa appariva  lontanissima: le forze israeliane non stanno avanzando significativamente a Gaza, anzi stanno subendo perdite in uomini e mezzi del tutto impreviste ancorché ufficialmente nascoste  mentre si profila un’estensione del conflitto a cui Israele non è preparata. Ma anche gli Stati Uniti hanno compreso di non essere preparati e dopo aver mostrato i muscoli si sono accorti che  perché essere palestrati non significa automaticamente essere forti,

Ma principalmente la decisione di raffreddare un po’ il clima deriva dal fatto che le stragi indiscriminate compiute a Gaza stanno alienando sempre di più le simpatie dell’intero pianeta da Israele e dagli Usa che coprono stragi brutali e del tutto ingiustificate.   Se si contrappongono le bugie dei media israeliani agli orribili crimini commessi a Gaza, non si troverebbe alcuna logica plausibile che possa giustificare in modo convincente l’omicidio di massa, lo sfollamento, la fame e il genocidio di una popolazione indifesa. In realtà mai  la propaganda israeliana ha fallito in modo così sorprendente e mai i media mainstream hanno fatto fiasco  nel proteggere Israele dalla rabbia globale per l’ignobile regime di apartheid che il sionismo ha costruito. Le ripercussioni di tutto ciò avranno sicuramente un impatto sul modo in cui la storia ricorderà la guerra israeliana contro Gaza, che finora ha ucciso e ferito decine di migliaia di civili innocenti in maggioranza bambini a cui di certo non può essere attribuita alcuna colpa.

Questa è la ragione per cui la propaganda israeliana non è più in grado di influenzare efficacemente l’opinione pubblica, anche se i media mainstream continuano a schierarsi con Israele, pure  quando quest’ultimo sta commettendo un genocidio. In primo luogo, i palestinesi e i loro sostenitori sono riusciti a “oscurare ” Israele utilizzando i social media che, per la prima volta, hanno sopraffatto le campagne di propaganda organizzata spesso architettate per conto di Tel Aviv nei media occidentali. E questo nonostante l’impennata di censura che si abbattuta su alcuni social come quelli di Meta e del loro capo sionista. Hamas è sempre sembrata più credibile  rispetto alle fonti israeliane vaghe, imprecise  e palesemente propagandistiche. Un’analisi dei contenuti online sulle popolari piattaforme di social media è stata condotta dalla piattaforma di influencer marketing israeliana Humanz. Lo studio, pubblicato a novembre, ammette che “mentre il mese scorso sono stati pubblicati su Instagram e TikTok 7,39 miliardi di post con tag filo-israeliani, nello stesso periodo sono stati pubblicati sulle piattaforme 109,61 miliardi di post con tag filo-palestinesi”. Insomma le opinioni filo-palestinesi sono 15 volte più popolari di quelle filo-israeliane,

Una classifica come questa potrebbe sembrare di poca importanza vista la volatilità della rete, ma il divario è tale che un’intera generazione, se non di più, ha già costruito la percezione di Israele come un regime genocida e nessuna bugia futura, film di Hollywood o diffusione di Maxim Magazine potrà mai attenuarla. Tra l’altro una sorta di cieca idiozia che proclama l’identità del sionismo con l’ebraismo concludendo che ogni critica sarebbe antisemitismo,  spinge il resto del mondo a considerare le stragi non come la disperata mossa di un leader e di un governo di estrema destra, ma come il prodotto di tutta Israele.  Gli squallidi giochetti intellettuali che percorrono le vie più stupide dell’occidente alla fine si rivelano quanto mai dannose, perché adesso non è più questione di un governo, ma di un ritorno alle ambigue radici della formazione di Israele. La nuova nuova percezione che si sta creando  probabilmente costringerà le persone, non solo a riesaminare le loro opinioni sul presente e sul futuro di Israele, ma anche sul passato – il fondamento stesso del regime sionista, a sua volta basato su nient’altro che interpretazioni ingannevoli e giochi di prestigio sulla pelle dell’Onu e dei palestinesi.