Mentre in Italia penosi personaggi che non hanno più nulla da dire mendicano un po’ di visibilità vendendosi alla climatologia catastrofica, il mondo di Net Zero comincia ad afflosciarsi di fronte all’impossibilità di essere realizzato e alle menzogne che ne sono alla base. Più si va avanti più progetti impossibili vengono fermati o cancellati mentre la chiacchiera del riscaldamento globale continua imperterrita con il suo rosario di falsi e di sciocchezze pseudo scientifiche. Per esempio nelle settimane scorse una delle più grandi aziende che sviluppano energia eolica offshore, la danese Orsted si è ufficialmente ritirata da un consorzio destinato a presentare offerte per progetti eolici marini  norvegesi e questo pochi giorni dopo essersi ritirato all’inizio di  novembre da due analoghi progetti statunitensi.

La ragione per così immediata di questi abbandoni consiste nell’aumento dei costi che non consente di rientrare nei budget stanziati dai governi, negli alti tassi di interesse e infine nelle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime necessarie e questo nonostante un credito di imposta del 30 per cento almeno per ciò che riguarda gli Usa: alla fine di agosto l’amministratore delegato di Oersted ha avvertito che avrebbe potuto affrontare svalutazioni azionarie fino a 2,3 miliardi di dollari per il ritiro sui progetti statunitensi. Eppure ha preferito abbandonare rendendosi conto che i costi per queste mega realizzazioni di questo tipo sono destinate ad aumentare in maniera esponenziale e che poi senza enormi gruppi di batterie dal costo  stratosferico esse servono a poco o a nulla e devono comunque essere supportati da centrali a combustibile fossile o nucleari.

Questa vicenda d’altronde è solo l’esempio più clamoroso di una tendenza che si va facendo generale: quest’ anno le azioni  delle energie rinnovabili hanno nettamente sottoperformato sia rispetto ai loro concorrenti dei combustibili fossili sia rispetto al mercato in generale il che vuol dire che ormai gli operatori non credono più nell’agenda Net Zero. Ufficialmente le difficoltà vengono attribuite ai tassi di interesse troppo alti per realizzazioni che richiedono di prendere in prestito in anticipo grandi quantità di capitale, ma il fatto è che molti protagonisti delle rinnovabili si stanno rendendo conto che alla fine questi mega progetti presentano un rapporto patologico tra un’ utilità reale molto bassa  e un costo invece altissimo, in grado scardinare i bilanci di molti stati. Il timore è che prima o poi tali progetti vengano abbandonati per necessita.  Anzi, di più: le aziende del settore si stanno rendendo conto che questi giganteschi progetti in vista di Net Zero hanno sempre meno senso visto che l’obiettivo è  assolutamente irraggiungibile se non totalmente privo di senso  e che esso serve soltanto a raggiungere scopi di ingegneria sociale oltre che di impoverimento generale: per cui in ogni caso i progetti verrebbero abbandonati una volta raggiunto il fine reale, come per esempio quello di papparsi un’enorme fatta di proprietà immobiliare da parte del capitale globalista.

Solo in questa maniera si può spiegare il fatto che  il settore più pompato dell’intera economia sia anche quello più punito dai mercati e spiega anche il fatto che le grandi centrali finanziarie mentre pagano fior di soldi per imbastire il can can catastrofista, in realtà poi ci vanno caute bel buttare via denaro in questo settore: Vanguard per esempio il secondo dopo BalckRock di questi Golem finanziari ha sostenuto solo il 2% delle istanze per l’ambiente presentate dagli azionisti. Ci sono molte probabilità che la temperatura finisca per diminuire nei prossimi anni a causa della minore radiazione solare e che insomma il rischio che tutto questi castello di carte crolli è altissimo. Al contrario di quanto accade con pandemie e guerre è difficile che questi signori della terra finiscano per credere alle loro favole.