Gli ucraini hanno perso cinquantamila soldati per tentare di tenere la fortezza di Artemosk chiedendo s tutti uno sforzo militare enorme per tenere questa piazzaforte “vitale”  che appena è stata conquistata dai russi è diventata una città qualunque priva di qualsiasi valenza, persino quella simbolica che le era stata attribuita dall’occidente. Questo oltre al durissimo colpo di vedere le proprie vantate ( a vanvera) armi antiaeree e antimissile come i Patriot essere facilmente distrutte dai russi, dovrebbe portare a una riflessione in merito all’opportunità di continuare in questo inutile massacro. E invece i macellai occidentali vogliono continuare ad oltranza nella speranza di indebolire la Russia: sanno benissimo che l’Ucraina è spacciata ( e del resto l’hanno suicidata loro) , ma nella loro follia ideologica non riescono a farsi una ragione del fatto che Mosca  non solo abbia resistito alle sanzioni, ma che possa produrre armi e munizioni sufficienti da surclassare anche dal punto di vista della qualità quelle occidentali: il fatto che la Russia  abbia un pil uguale a quello dell’Olanda continua a circolare nei cervelli marci della Nato e a perpetuare  la credenza che la caduta di Mosca e di Putin sia imminente.

Questa è una delle ragioni per cui la vittoria russa è auspicabile, ovvero quella di sbaragliare  l’ideologia dominante e i suoi stupidi sacerdoti, ma è anche la ragione per cu le elite occidentali non vogliono  mollare e adesso stanno facendo pressioni sul regime di Kiev perché dia inizio alla tanto decantata controffensiva di cui  si parla ormai da febbraio, ma che è rimasta sulla carta. Ci sono due potenziali strategie per questa offensiva: la prima  è semplicemente che non ci sarà nessuna vera “offensiva”, ma solo assaggi sufficienti per mantenere costantemente una posizione vincente nei media, piuttosto che sul campo, insomma cose tipo attacchi più intensi sulle città del Donbass o piccoli colpi di mano al confine con la Russia, deragliamento di treni, attentati contro personaggi noti e naturalmente le solite balle su abbattimenti. Tutte queste cose verrebbero  usate insieme a vari attacchi di ricognizione lungo la linea Zaporozhye per dare l’impressione di movimento e attività, che in realtà saranno solo scambi di posizioni locali, senza che si ottengano reali guadagni Insomma cose che non hanno alcun valore strategico, ma che in qualche modo permettano all’informazione occidentale di vendere  questi fatti come un’ eterna imminenza di una controffensiva da propiziare con continue forniture di armi.

Di questo scenario, ma a un grado superiore fa anche parte una sorta di offensiva reale che potrebbe prevedere una rapida puntata sulla centrale nucleare di Zaporizhia, occuparla senza neanche bisogno di preoccuparsi dei rifornimenti visto che nel complesso si tratterebbe di una grande provocazione nei confronti del resto del mondo. La minaccia di far saltare la centrale verrebbe usata al fine di far indietreggiare la Russia e alla fine firmare un accordo per cedere il possesso dell’impianto all’ Ucraina  dietro  una massiccia campagna di pressione internazionale. Naturalmente i russi lo sanno e credo che non si faranno cogliere impreparati, a parte poi che il tutto potrebbe essere assai pericoloso per la reputazione del regime di Kiev e per simpatie vere o fasulle che raccoglie.

C’è infine lo scenario di una reale offensiva anche se questa è ormai evanescente dopo l’ultimo mese di incessanti attacchi russi a depositi di armi e munizioni. Secondo quanto si sa gli ucrainia vrebbe concentrato 64 mila uomini  nell’area segnata in rosso nell’immagine sotto circa 80 chilometri a nord di Zaporizhia, dunque al di fuori del grosso dell’artiglieria russa o dei droni kamikaze, mentre nella direzione di Kherson, sono stati notati lavori di ingegneria per preparare l’offensiva con l’attraversamento del Dnepr , in particolare opera di sminamento delle rive del fiume.

Dunque si tratterebbe del tentativo di isolare la Crimea cacciando i russi dalla lingua di terra conquistata che la collega ad essa. Però l’impressione espressa anche da qualche comandante ucraino è  che una tale mossa avrebbe dovuto essere tentata  prima che le truppe di Mosca ricevessero consistenti rinforzi i quali non solo portano i soldati russi nella regione meridionale a 150 mila unità, ma li posizionano dietro potenti postazioni difensive: un’azione  sarebbe catastrofica per l’esercito ucraino perché anche ammesso che riuscisse a far far passare qualche reparto dall’altra parte del fiume  non riuscirebbe in alcun  modo a tenere e ad alimentare queste teste di ponte. Le perdite sarebbero immense. Lo ammette persino l’ambasciatore ucraino nel Regno Unito Vadym Prystaiko il quale ha dichiarato:  “So che potrebbe essere un’estate davvero terribile e il prezzo [che l’Ucraina pagherà] è terribile”. Si è solo dimenticato di dire che sarebbe anche un prezzo inutile se non per gli assassini che in occidente prendono tempo.

D’altronde ormai occidente preme per la strage perché se dovesse passare l’estate senza che gli ucraini si muovano sarà difficile poter conservare ancora  l’impressione che Kiev possa vincere, hanno disperatamente bisogno di qualcosa da vendere come vittoria, magari un’eroica macelleria. Si ha tuttavia l’impressione che che non tutto funzioni nell’esercito ucraino e che comincino ad esservi resistenze alle inutili stragi soprattutto da quando il comandane in capo Zalužnyj è uscito di scena, vivo o morto che sia. Anche la continua ostensione di Zelensky in questi giorni pare più diretta al fronte interno che a quello esterno.