I documenti fatti trapelare dal Pentagono -. credo che nessuno al mondo possa pensare che siano stati diffusi da un ragazzino spia –  sono arrivati quasi esattamente un mese dopo che i russi hanno fatto saltare un bunker a Leopoli, la città  più occidentale dell’Ucraina  dove si trovava il più importante comando della Nato con molti alti ufficiali americani, britannici e polacchi, compresi a quanto pare anche dei generali  Benché  inizialmente si sia saputo pochissimo sull’attacco  se si eccettua  un accenno nel bollettino giornaliero del ministero della guerra russo che faceva intuire come  fosse stato lanciato un missile Kinzhal come rappresaglia per l’attacco terroristico organizzato da Kiev nella regione di Bryansk il 2 marzo, pian piano  sono cominciate a trapelare notizie più precise sull’azione russa che si è rivelata una delle più letali di tutta la guerra. Letale sotto molto punti di vista perché ha esposto in maniera impietosa la debolezza della Nato sotto ogni punto di vista. Il comando dell’Alleanza atlantica, ma anche il vertice delle forze armate ucraine si era sistemato vicino a Leopoli in un complesso sotterraneo potentemente fortificato che al  tempo dell’Unione sovietica era stato il  posto di comando  dell’ex distretto militare dei Carpazi ed era concepito per resistere a un attacco nucleare. Questa struttura segreta, ben protetta, dotata di moderni sistemi di comunicazione nonché di  una fitta rete di difesa aerea, era  stata scelta da generali e colonnelli della Nato sin dal 2014 quando scoppiarono le prime ostilità in Donbass a ulteriore testimonianza del fatto che era la guerra l’obiettivo finale degli americani e di loro lacchè europei.

In effetti questa fortezza posta a 120  metri sotto il suolo e incapsulata da  molti metri di cemento armato infondeva un tale senso di sicurezza che alla fine ha portato i suoi abitanti a violare anche le più ovvie regole di sicurezza tanto che  a volte dozzine di macchine si radunavano all’ingresso del quartier generale anche in pieno giorno permettendo così alla sorveglianza satellitare russa di individuare la tana del nemico ed elaborare un piano di distruzione da grandissima distanza, per non mettere in allarme i comandi sotterranei e indurli a traslocare altrove. Non si può infatti pensare di distruggere un bunker di questa profondità con normali missili, né era sensato bombardalo con ordigni termobarici anche da una tonnellata e mezza perché occorreva  colpire punti precisi cosa non  esattamente facile viste le potenti difese aeree che erano state allestiye.  Così i russi hanno scelto di lanciare da 2000 mila chilometri di distanza due missili ipersonici Kinzhal, inintercettabili ciascuno con una testa esplosiva di 500 chili che sono arrivati sull’obiettivo a 13 mila chilometri orari con un impatto spaventoso e una precisione inferiore al metro: nessuno degli oltre 300 altri ufficiali presenti si è salvato.

Ma questo non è tutto: dopo questo attacco i rappresentanti del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina sono stati chiamati convocati dall’ambasciata Usa , che il vero governo del Paese,  dove sono stati rimproverati “per la scarsa sicurezza del centro di controllo”, e allo stesso tempo sono stati invitati ad estrarre dal sottosuolo i cadaveri degli alti ufficiali americani morti e ha ordinato di “prenderli almeno dal sottosuolo”. Si può comprendere facilmente come su questa vicenda sia subito calata una cortina di silenzio, sia per nascondere uno smacco, sia per evitare di dover dire che la Nato è direttamente coinvolta nella guerra, anzi è di fatto al comando delle truppe ucraine. Ma si può anche facilmente immaginare come il Pentagono possa aver deciso di mettere in piedi la fuga di documenti per far sapere all’opinione pubblica qual è la reale situazione della guerra e il vero rapporto di forze, suggerendo di fatto  che la cosa migliore da fare è forse mettersi a un tavolo e che la Russia non è per nulla un orso di carta come pretenderebbero gli imbecilli che guidano l’occidente, ma possiede una forza formidabile  e armi che l’occidente si sogna.

A questo punto di può anche ipotizzare che la mitica controffensiva ucraina, sebbene più mediatica che altro, sia in ritardo proprio per distruzione dei comandi che la preparavano, solo che un’offensiva troppo ritardate è già morta e non a caso un analista militare tedesco,  Johann Althaus, ha scritto sulla Die Welt che tutto comincia a somigliare alla celebre battaglia si Kursk che i tedeschi persero perché a forza di preparazioni e di rinvii diedero ai russi un quadro preciso di dove avrebbero colpito. Forse l’amministrazione di Washington vuole simulare una sorta di vittoria prima di sedersi al tavolo della pace, ma rischia di trovarsi di fronte a una ulteriore sconfitta e quindi di mettersi da sola in trappola.  E’ questo forse ciò che il Pentagono voleva comunicare.