Agli americani piace molto porsi interrogativi etici e morali attraverso suggestive storielle: per esempio vi accorgete  che un gruppo di persone finirà inevitabilmente per morire sotto un camion, ma se voi spingeste sotto le ruote del bestione lo sconosciuto che vi sta davanti potreste evitare la strage. Cosa fareste? Insomma si dilettano di queste cose, ma non le applicano mai ai casi reali. Per esempio se sapeste che un  vaccino provoca un rischio di morte superiore a quello della malattia cosa fareste? Il 100 % direbbe che è meglio non vaccinare, perché al contrario del precedente giochetto morale ci si macchierebbe di omicidio colposo, ma la Pfizer e ovviamente gli altri compagni di merende vaccinali dicono che invece bisogna immunizzare (si fa per dire visto che nessuno sa davvero quale sia l’efficacia reale) ed è riuscita a strappare al governo Usa, un’approvazione di emergenza per le vaccinazioni per i bambini dai 12 ai 15 anni, mentre altrove in Europa  si chiede che vengano vaccinati i bimbi prima di ammetterli a scuola all’asilo: e badate bene senza che esista un qualche studio, sia pure condotto dagli stessi produttori di vaccini sulla cui base  autorizzare un uso di emergenza: siamo dunque in piena emergenza umanitaria.

In realtà sebbene senza autorizzazioni ufficiali sono stati  vaccinati molti bambini e adolescenti, portati a fare da cavia, così nel database dell’Agenzia medica europea fino al 15 maggio 2021 compreso, è possibile trovare un totale di 1.322 casi registrati di effetti collaterali gravi nella fascia di età da 0 a 17 anni. E in Usa dove la base di vaccinazioni in giovane età è più ampia  i numeri del Vaers parlano chiaro: su 1.246.747 vaccinati al di sotto dei 18 anni ci sono stati 3 casi di morte correlabili al vaccino oltre a 9 casi di reazioni avverse gravi capaci di avere conseguenze per tutta la vita e ricordo sempre che si tratta di segnalazioni dunque di una fetta piuttosto esile della realtà. Dunque la probabilità per questa fascia di età di avere conseguenze  gravi o letali dopo il vaccino è di 1 su 103 896  vaccinati. Una cifra che può essere considerata bassa e accettabile , ma gli stessi dati epidemiologici del Vaers ci dicono che le probabilità di subire gli stessi effetti non dal vaccino, ma dal Covid ovvero dalla malattia che si vuole combattere è di 1 su 313.355 in quella fascia di età. Benché dunque si tratti di un rischio ridotto esso è comunque tre volte più alto per il vaccino che non per il Covid e potrebbe trattarsi di una fortissima sottovalutazione 

Strano che in questo caso tutti gli insulsi giochini morali e moralistici siano scomparsi e che in sostanza di fronte al profitto il rischio a cui si espongono le persone non ha valore. Qui non è il numero assoluto che conta, ma il principio di fondo: una volta stabilito che il rischio vaccino anche se più alto rispetto alla malattia va comunque affrontato dalle cavie che poi saremmo noi, i nostri figli e i nostri nipoti  abbiamo spalancato il portone a qualsiasi tipo di esperimento. Immaginatevi di essere uno studio medico nel quale vi viene detto che non fare il vaccino implica un rischio tre volte inferiore rispetto a farlo: cosa decidereste? E cosa fareste se doveste decidere per un altro? Io direi di prendere i responsabili di tutta questa situazione e buttarli sotto le ruote del tir per evitare una strage. Possono provare a confondervi con fumose speculazioni o clamorose bugie sulla necessità di eradicazione di un virus che in realtà è facilissimo da curare – tanto facile che hanno vietato di farlo – ma impossibile da far scomparire. Basta chiedere quanti coronavirus sono stati eradicati finora, sebbene ci abbiano provato in tuti i modi. Il fatto centrale è che acconsentendo a rendere di fatto obbligatorio un trattamento medico sfavorevole dal punto di vista del rischio diamo il consenso a un nuovo tipo di medicina nella quale la salute delle persone non conta più nulla e da scopo finale diventa una semplice variabile di un sistema economico – sanitario.