Molte piazze d’Europa sono piene, mentre i nostri media taciono o marginalizzano con grande soddisfazione dei buoni democratici che dal mugugno continuo sono passati alla soddisfazione di impugnare il coltello da macellaio come fossero a Masterchef: sarà tardi quando si accorgeranno che anche le loro carni sono pronte per la vetrina: le costolette di benpensanti impanate di bugie sono il cibo preferito dei finanzieri. E intanto in questi anni bui, irretiti nell’inazione,  non abbiamo fatto altro che passare da un’icona all’altra del marciume: dai quelli che Ruby era effettivamente la nipote di Mubarak, agli acquirenti di case a propria insaputa e ora a questa sfacciata Polverini che si è dimessa solo a parole.

Presentatasi come donna del popolo, quasi dimessa nell’aspetto, ora non si dimette se non in tv, come una triste allegoria dei grassatori, bugiardi e profittatori che nuotano nelle acque di quella che una volta era la politica e oggi è solo un affare. Con i soldi pubblici fa attaccare i manifesti per tutta Roma in cui dice che sarà lei a cacciare i ladri, ma intanto non si sogna di cacciare se stessa. Anzi dopo aver annunciato il beau geste senza  presentare alcuna lettera di dimissioni si è data da fare per salvare il salvabile della marcia palude della Pisana:  ha nominato due direttori (precedentemente sospesi dal tar), ha impugnato alla consulta la legge sul riordino delle province, e ha dato dei “cialtroni” ai consiglieri regionali. Davvero ci si chiede perché il presidente Abruzzese non convochi il consiglio e non le dia benservito.  Si aspetta forse che cambi qualche altro assessore per gestire meglio la ordinaria amministrazione del mangia mangia? O che magari si stia dando da fare per nascondere tracce di affari e affarucci che coinvolgono anche l’opposizione?

La Polverini è un’icona perché in pochi giorni ha riassunto in maniera impareggiabile l’essenza della casta politica: mancanza assoluta di idee, noncuranza verso gli amministrati, spreco di denaro, incredibile arroganza nella conservazione dei privilegi e infine pietoso tentativo di presentarsi come il nuovo. Con i media che nella stragrande maggioranza si scandalizzano quando proprio non possono farne a meno. Ma non appena si guarda dall’altra parte si bendano gli occhi: così accade che si bevano senza fiatare la notizia che il tour di venti giorni del giovane Renzi verrà a costare  poco più di 30 mila euro: quando solo il noleggio di due furgoni per un periodo di 30 giorni costa non meno 5000 euro, senza contare l’opera di verniciatura dei simboli e il carburante. Più naturalmente, alberghi e pasti per un notevole numero di persone, affitto sale, organizzazione e via dicendo. E sappiamo che Renzi ama trattarsi bene: mai meno di 1000 euro pasto. Anche se lui dice di non essere mai stato in quei carissimi ristoranti, ma nessuno gli chiede come mai allora compaiano i relativi conti.

Eh si le piazze d’Europa sono piene, ma noi abbiamo solo le scatole piene. E ce le teniamo.