Quanto potrà durare la vicenda ucraina ? A leggere il bollettino di ieri del ministero della Difesa russo si direbbe poco. Missili ad alta precisione hanno colpito un impianto di riparazione per mezzi corazzati a Karkov, sono sati distrutti 2 posti di comando, 3 aree di concentrazione di truppe e materiali, 1 batteria di sistemi missilistici a lancio multiplo Uragan vicino a Kharkov, 4 depositi di armi e munizioni e 1 deposito di carburante Inoltre l’aviazione tattica ha colpito 63 aree di concentrazione di soldati e attrezzature militari tra cui il posto di comando della 14a Brigata Meccanizzata, mentre sono stati distrutti 8 carri armati, diversi lanciarazzi multipli di 2° grado, di quelli appena arrivati dagli Usa, una intera batteria di artiglieria, una stazione di guerra elettronica e 13 veicoli di vario uso. Nel corso di questa operazione si calcolano circa 160 soldati ucraini morti. I mezzi di difesa area hanno abbattuto 2 MiG-29 dell’aeronautica ucraina vicino a Snegirevka, nella regione di Nikolaev, 1 elicottero Mi-8 vicino a Belaya Krinitsya, 11 droni, 3 missili Tochka-U, mentre 5 razzi Smerch sono stati intercettati vicino a Chernobaevka. Missili  e artiglieria hanno colpito altri 68 posti di comando, 172 posizioni di artiglieria tra cui 2 batterie di sistemi missilistici a lancio multiplo Smerch vicino ad Aleksandrovka e Kutuzovka, una batteria di Uragan MLRS vicino a Kitsevka, nella regione di Kharkov, così come26 aree di concentramento di truppe con un bilancio di circa 320 morti tra i soldati ucraini. Infine dopo tre giorni di combattimenti per la liberazione di Svyatogorsk nella Repubblica popolare di Donetsk sono stati distrutti 6 carri armati pesanti, 5 veicoli corazzati, 36 cannoni e mortai di artiglieria da campo, 4  lanciarazzi multipli Grad e sono caduti circa 300 soldati ucraini.

Mi scuso per il lungo elenco che però ho voluto riportare per intero in modo da mostrare a quale ritmo vengono distrutte le residue forze ucraine e quale sia il grado di totale menzogna della stampa occidentale.  Ora anche supponendo che le azioni portate a termine  e le perdite avversarie siano la metà di quelle elencate dal ministero della Difesa russo è fin troppo chiaro che questa fase di logoramento non può durare a lungo. Quella che sembra una lentezza di avanzamento è dovuto al fatto che le truppe ucraine si sono incistate nelle  città e nei villaggi,  facendosi scudo della popolazione e tentando di colpire a distanza i civili a Donetsk. Per questo i russi non possono semplicemente distruggere queste postazioni senza provocare un grande numero di vittime i civili. Certo gli occidentali lo farebbero senza pensarci un secondo,  ma per i russi che non appartengono alla neobarbarie occidentale, non è affatto così. Inoltre i combattimenti casa per casa sono molto costosi in termini di vittime e quindi le truppe russe hanno suturato le linee di rifornimento attendendo che gli ucraini si arrendano.

Se finora questo non è avvenuto è a causa dei vari miti che il governo fantoccio di Kiev ha diffuso a partire dall’inizio della guerra e che si sono via via sgretolati. Il primo mito è stato quello che il mondo intero fosse con l’Ucraina e che la Russia sarebbe stata schiacciata. Si è scoperto invece che la maggior parte del mondo non vuole seguire gli ordini di Washington, che non lo vogliono i due Paesi più abitati della terra, ovvero Cina e India, che non lo vuole il Sudamerica, che non lo vuole l’Africa e buona parte del resto dell’Asia. il secondo mito è che l’Ucraina sarebbe stata accettata con proceduta accelerata dall’Ue e che quindi il Paese si sarebbe salvato da una enorme bancarotta, ma invece Francia e Germania hanno detto che vorranno diversi anni e che anzi forse non ci si arriverò mai. il terzo mito è che con le armi occidentali l’Ucraina avrebbe prevalso e la Russia sarebbe stata costretta a pagare un’indennità. Il quarto e probabilmente ultimo mito è la favola del milione di uomini da armare per sconfiggere Mosca, come se coscritti male armati, non addestrati e senza alcuna voglia di combattere possano davvero costituire una forza credibile: si squaglierebbero come neve al sole, Fino ad ora questa mitologia ha fatto credere che sarebbe bastato resistere ancora un po’ perché la situazione si risolvesse. Invece è sempre peggio anche perché tutto nel resto del mondo sembra precipitare in una serie di crisi: ci si attende il crollo di alcune catene di approvvigionamento planetario, un inasprimento della crisi energetica, l’aumento della fiammata inflattiva che metterà in crisi molte  economie  e infine una crisi alimentare che dipende essenzialmente dalle sanzioni alla Russia che fanno mancare fertilizzanti e enormi quantità di derrate alimentari. Si tenta di addebitare a Mosca la fame nel mondo con la doppia bugia che non viene permesso alle navi cariche di grano di uscire dai porti ucraini e che l’Ucraina stessa si il granaio di Europa. Si tratta di sciocchezze  rese ancora più frenetiche e insulse dal fatto che poi i raccolti sono di proprietà di grandi imprese occidentali: in ogni caso si tratta di 20 milioni di tollette di grano, ossia di una quantità tutto sommato modesta e sottratta agli ucraini che così non avranno nemmeno di che mangiare.  Non si dice peraltro che è la Russia ad essere di gran lunga il maggior produttore di grano al mondo oltre che il maggior esportatore di cereali e di fertilizzanti e che quindi qualsiasi problema alimentare è da addebitarsi all’occidente e alle sue sciagurate e inutili sanzioni.

L’insieme di queste condizioni porterà a un tramonto delle istituzioni “internazionali” che non hanno saputo affrontare la situazione e che anzi in qualche caso come è quello del Consiglio di Europa hanno contribuito a crearla. In sostanza siamo al tramonto di quella architettura occidentale che di fatto si riteneva l’unica adatta a creare un ordine planetario, benché ci siano tuttora in Russia poteri collegati al globalismo con cui Putin dovrà fare i conti fino in fondo. Ben presto ci si accorgerà che l’aver voluto a tutti i costi la guerra in Ucraina è stata la mossa sbagliata nel momento sbagliato e che si cerca un modo qualunque per spegnere l’incendio senza ammettere la sconfitta.