Putin ha passato il rubicone: ha riconosciuto ufficialmente le repubbliche del Donbass, ovvero Donetzk e Lugansk e – come permesso dal diritto internazionale – si appresta a mandare contingenti di pace che proprio in queste ore stanno entrando nei territori secessionisti. Il leader russo, in ottemperanza gli accordi di Minsk che peraltro solo lui ha rispettato, non aveva mai riconosciuto il Donbass nella speranza che i mastini di Washington  cessassero di abbaiare e sbavare, ma adesso la misura e colma e con la minaccia di una guerra che nel “manifesto” della truppaglia ucronazi accalcatasi al fronte, dovrebbe fare pulizia etnica, ha deciso di abbandonare ogni cautela. Tanto più che ormai qualunque concessione, qualunque atto di pace, qualunque pazienza non sarebbe sufficiente a fermare gli Usa e la canea delle sue scimmiette suicide europee. Il rubicone che egli ha deciso di traversare è la famigerata dottrina Wolfowitz, disegnata poco dopo la caduta del Berlino in quel fatale 1992 dove tutto il terribile mondo che conosciamo ha presso avvio:  essa proclamava che “il primo obiettivo degli Stati Uniti è prevenire il riemergere di un nuovo rivale, sia sul territorio dell’ex Unione Sovietica o altrove…”; affermava che a nessuna potenza regionale doveva essere permesso di accumulare  potenza e risorse “sufficienti per generare potenza globale”; si proponeva di creare “un meccanismo per dissuadere i potenziali concorrenti dall’aspirare anche a diventare una potenza regionale “.

Erano tempi in cui difficilmente  poteva  immaginare che qualcuno potesse lanciate il guanto di sfida agli Usa, ma poi il declino delle società occidentali in mano a uno liberismo senza più freni, sempre più portato a vedere a vedere nel popolo un nemico e un  accumulo senza limite di ricchezze come unico valore fondante, ha invece  cambiato le regole del gioco: la Cina è diventata la prima economia del mondo mentre la Russia ha riacquisito la propria potenza grazie alla sconfitta della fazione amerikana a Mosca. Eppure nonostante lo scacco subito in Siria, in Afghanistan e in Crimea la dottrina ha in qualche modo funzionato creando abbastanza caos da rendere la vita difficile sia a Mosca, Pechino e Teheran, da tenere sotto tutela un’Europa che ha senso solo col collegamento con l’Asia buttandole di traverso l’Ucraina, una mossa enormemente facilitata da una governance ambigua e scollegata sia dagli interessi dei vari Paesi che dal consenso. E in qualche modo anche gli altri hanno esitato a rompere questo incantesimo demente. Ma Putin è stato portato al punto di dover dire basta e lo ha fatto in una fata facile da ricordare 22 – 2- 2022.

Il leader russo ha accompagnato il riconoscimento delle repubbliche del Donbass con uno storico discorso che ha scatenato un vero e proprio torrente di verità sulla vicenda Ucraina. Dopo aver lungamente citati i profondi rapporti culturali e umani tra i due Paesi  ad addebitato all’occidente la colpa di aver soffiato sul fuoco del nazionalismo ucraino per dividere ciò che la storia aveva unito: “Ben prima del 2014, gli Stati Uniti e i paesi della UE hanno sistematicamente spinto l’Ucraina a ridurre e limitare la cooperazione economica con la Russia. Noi, in qualità di principale partner commerciale ed economico dell’Ucraina, abbiamo suggerito di discutere i problemi emergenti secondo il triangolo  Ucraina-Russia-UE. Ma ogni volta ci veniva detto che la Russia non c’entrava niente, e che la questione riguardava solo l’UE e l’Ucraina. I paesi occidentali hanno di fatto respinto i ripetuti appelli al dialogo della Russia. Passo dopo passo, l’Ucraina è stata trascinata in un pericoloso gioco geopolitico che ha lo scopo di trasformare il Paese in una barriera tra Europa e Russia, in un trampolino di lancio contro la Russia. Neanche nel febbraio 2014 si è pensato agli interessi del popolo ucraino. E’ stato semplicemente e cinicamente sfruttato il legittimo malcontento pubblico, causato da acuti problemi socio-economici, errori e azioni prive di logica da parte delle autorità dell’epoca. I paesi occidentali hanno interferito direttamente negli affari interni dell’Ucraina e hanno sostenuto il colpo di Stato. I gruppi nazionalisti radicali sono serviti da ariete. I loro slogan, l’ideologia e la sfacciata russofobia  sono diventati in larga misura elementi che definiscono la politica ucraina. Il progetto anti-Russia è stato respinto da milioni di Ucraini. Il popolo della Crimea e gli abitanti di Sebastopoli hanno fatto la loro scelta storica, e la gente del sud-est ha cercato pacificamente di difendere la propria posizione. Eppure, tutti loro, compresi i bambini, sono stati etichettati come separatisti e terroristi. Sono stati minacciati di pulizia etnica e di uso della forza militare. E gli abitanti di Donetsk e Lugansk hanno preso le armi per difendere le loro case, la loro lingua e le loro vite. Quale altra scelta potevano avere dopo le sommosse che hanno travolto le città dell’Ucraina, dopo l’orrore e la tragedia del 2 maggio 2014 a Odessa, dove i neonazisti ucraini hanno bruciato vive le persone, facendone una nuova Khatyn? I seguaci di Bandera erano pronti a compiere lo stesso massacro in Crimea, a Sebastopoli, Donetsk e Lugansk. Anche ora non abbandonano questi piani. Stanno aspettando il loro momento. Ma il loro momento non verrà.”

No, non verrà e oggi finalmente le menzogne e le stronzate occidentali hanno finito di funzionare. L’idea che gli Usa e le sue colonie occupate militarmente portino democrazia piuttosto che morte e povertà sta agonizzando, la stessa egemonia assoluta americana sta per tirare le cuoia. Può darsi che ci voglia un po’ prima che gli europei si rendano conto che imporre ulteriori sanzioni alla Russia è un modo sicuro per pagare un’enormità l’energia mentre la gente si congela al buio e ad un certo punto capiranno che non hanno altra scelta che concedere le garanzie di sicurezza che la Russia ha richiesto. Sarà una curva di apprendimento piuttosto ripida per chi da molti anni anni non fa che ripetere all’infinito lo stesso rosario di bugie costruite per portare acqua al mondo finanziario e multinazionale. Può anche che non ce la facciano, assieme al luridume mediatico a cui si accompagnano, ad uscire dalla loro miserabile cultura e allora toccherà ai popoli imporre la pace e riprendersi la libertà.