Anna Lombroso per il Simplicissimus
Mancava solo Christian De Sica nei panni di Don Buro, a completare l’ameno terzetto del cinepanettone “Vacanze in America” con le bisbocce goliardiche di Renzi e Carrai, convertiti in generazione Erasmus oltreoceano, a godersi il sacrosanto riposo malgrado la bocciatura, che si sa essere così la loro peggiocrazia.
Così abbiamo potuto compiacerci con i loro selfie, gli incontri e le prospettive nate dal loro viaggio di studio. Va a sapere in che veste l’ex premier ha voluto regalarselo: trombato, vacante, ex premier, ex segretario, ex Ad di un’azienda in crisi, o invece futuro affarista finalmente alla luce del sole, non a caso in compagnia di quella personalità poliedrica che gli è contigua da sempre, dalle boccette al patronato a esperto in spionaggio, da manager aeroportuale, a irrinunciabile alto consulente in materia di sicurezza, da contabile per le entrate dei parcheggi fiorentini a affittacamere per candidati rampanti in carriera e facilitatore di relazioni proficue con altrettanto rampanti finanziatori.
È partito lanciando uno dei suoi celebri motti: l’Italia sta ferma mentre il mondo corre. Verso dove corra il mondo visto da quell’osservatorio imperiale è immaginabile, e anche come, su bombardieri e droni, producendo sfracelli, massacri, stragi umiliazioni, sfruttamento, disuguaglianze, miserie e ricchezze turpi, mortificazioni e megalomanie. Ancora una volta ha avuto torto, per una volta si è sottovalutato, anche grazie a lui l’Italia ha accelerato il suo precipitarsi verso la rovina. Che è poi il contesto dove l’uomo si è mosso meglio, come avviene a certi caratteri distruttivi che non amano la macerie per passione archeologica, ma perché è il terreno su quale si aprono la strada accreditandosi come necessari e senza visibili alternative.
È che quella nostrane adesso non gli piacciono più perché hanno il sapore avvelenato della sconfitta e della perdita di consenso, la delusione per il tradimento, la contrarietà per la slealtà di qualche beneficato e per la stupefatta scoperta di non essere amato dalle sue vittime. E di macerie ce ne sono tante, segnate tutte da una diffusa e generalizzata abiura da qualsiasi senso di responsabilità che marca lui, la sua cerchia, i suoi simili, boiardi di partito e pubblica amministrazione, nomenclatura e eletti, uniti dalla pretesa di innocenza, dal chiamarsi fuori, con una sfrontatezza così potente da sorprenderci sempre, si levino dai rottami di un partito nato male e peggio finito, dalle scorie rimosse di produzioni delocalizzate, dagli avanzi ormai polverosi del lavoro, dalle pietre e dai mattoni dei paesi terremotati sui quali si è alzata la schizofrenica dichiarazione di impotenza folle e di inadeguatezza impudente del “probo” commissario ad hoc.
A dimostrazione del disprezzo che riserva a tutto questo e a noi è tornato a scuola per fare meglio nella disciplina del consapevole disastro.
re distruttivo,m È andato dal più gettonato cantautore del massacro sociale, quel Fukuyama che preconizzava la fine della storia e l’impero millenario del neoliberismo e che una volta finite le braciole in macelleria ci prova con il new deal di Keynes, purchè lo pratichino i paesucci satelliti. È andato nelle geografie della più risibile retorica sviluppista e tecnocratica, dove sono al lavoro operosi seguaci degli scienziati incontrati da Gulliver a Laputa intenti a scoperte futili come la fuffa che studiano nelle loro prestigiose università private e per dare lustro a politiche che hanno devastato la produzione, che tanto ricerca, tecnologia e competitività si praticano in altre parti del mondo. Si è recato in missione in quella Silicon Valley incurante che ormai sia la location di uffici markenting di aziende che nella quasi totalità producono e pensano all’altro capo del mondo, oppure si dedicano al controllo dell’informazione in rete. È andato a euforizzarsi con un po’ dell’entusiasmo che si respira nei grattacieli delle grandi banche d’affari alle quali è stato promessa l’abrogazione del Dodd-Frank Act che avrebbe dovuto limitare lo strapotere del sistema finanziario, tutelare i risparmiatori attraverso la regolazione di settori legati ai mutui o al credito al consumo, nella prospettiva di condividere l’esperienza con soci, famigli e familiari.
È proprio nel suo ambiente più congeniale, fatto di fuffa, truffa, menzogna e sortilegi tossici, prepotenza e sfruttamento, cinismo e ignoranza. Se non stessimo parlando di una testa vuota di idee, principi, valori, piena solo della segatura della retorica ordoliberista, verrebbe da dar ragione a Poletti, certi cervelli è meglio che se ne vadano e non ritornino.
politicanti ?
ridiamoci sopra…
chi vuole , guardi:
Il futuro è la ruota mesmerica che distrae i gonzi mentre sfilano loro di tasca il presente.
L’ha ribloggato su Redvince's Weblog.
“Se non stessimo parlando di una testa vuota di idee, principi, valori, piena solo della segatura della retorica ordoliberista”
il cervello vero e proprio sembra essere fuggito da tempo, ma deve essere rimasta la segatura….