Anna Lombroso per il Simplicissimus

Stamane mentre attraversavo Piazza San Clemente, là dove le leggende metropolitane narrano che si trovi l’accogliente quartierino di una personalità molto discussa, mi sono imbattuta in due rappresentanti – peraltro ben riconoscibili dal look Miami Vice: occhiali specchiati, abbronzatura artificiale, mise nera e stivaletti- di una delle caste più inviolate e inviolabili della capitale, quella dei noleggi con conducente, promossi inopinatamente a servizio pubblico, con tutti i “diritti” delle corporazioni, corsie preferenziali, penetrazione nelle Ztl,  ma nessun dovere. I due confrontavano i salari, compresi di ritenute e gratifiche. Ed ecco che la frase compiaciuta di uno dei figuri mi ha folgorata: ah, io in più c’ho pure gli 80 euro di Renzi.

Abbiamo una strada impervia noi che speriamo nel riscatto della verità dal culto della menzogna, divinità idolatrata anche dalle vittime sacrificali, persuase della bontà dell’accondiscendenza e della virtù della dabbenaggine  rispetto  all’assunzione di responsabilità, alla facoltà di scelta, alla ribellione. La bugia è un ingrediente immancabile nelle ricette dei potenti e un’arma particolarmente efficace nella lotta di classe che conducono contro di noi e alla coesione sociale, alla solidarietà, al sogno che i proletari di tutto il mondo si uniscano, se è gioco facile ormai nutrire l’inimicizia, la diffidenza, il rancore, grazie alla conversione di diritti e garanzie in elargizioni discrezionali e divisive, cime nel caso della sapiente somministrazione ad intermittenza delle prerogative dell’articolo 18, dipendenti pubblici, elettorato d’elezione del partito unico, si, dipendenti privati, no. E se l’elemosina erogata con i nostri soldi, in modo che l’obolo infilato in tasca come regalia generosa, esca dalla stessa tasca sotto forma di necessaria tassazione, di doveroso contributo, diventa un dono munifico di Renzi, cui l’autista riconosce splendida prodigalità e offre imperitura gratitudine.

C’è da avere paura che presto i pensionati di oggi e quelli improbabili di domani siano riconoscenti di ricevere quella che è una retribuzione differita, prepagata in anni e anni di lavoro con sacrificio e fiducia che dia la possibilità di una età matura serena e dignitosa, come fosse una concessione che ci si deve meritare, attraverso obbedienza anche nel seggio, soggezione a diktat persuasivi di banchieri senza scrupoli, contribuzioni volontari a sistemi paralleli e a assicurazioni pelose, in modo da dimostrare religiosa osservanza al dio mercato.

Complici i media, l’occultamento e la manipolazione della verità sono diventati sempre di più sistema di governo. Così si distrae il pubblico pagante con intermezzi e scenette, grazie all’ostensione di fatti irrilevanti, si esaltano o inventano pericoli e minacce, soprattutto quelle “esterne”, per eludere quelli “interni” e veri, si alimenta la paura di nemici, tali in misura della loro estraneità o differenza da noi, per distoglierci da chi sta commettendo dei crimini contro di loro e di noi, si nascondono fatti, dati, informazioni, nomi perché   il segreto sia ad uso dei potenti, privilegio inviolabile a loro difesa come la privacy e come d’altra parte tutti i diritti,  ambiti oggetto ormai delle stesse disuguaglianze perverse che caratterizzano il sistema sociale e economico.

Abbiamo concesso loro l’abuso delle parole, manterranno questo potere grazie alla limitazione delle libertà di espressione, la riduzione dell’istruzione a infarinature adatte a formare servitori flessibili, la conversione della lingua in gergo manageriale e commerciale. Abbiamo concesso loro fiducia – e uso il noi perché sospetto che, magari per aver scelto di stare appartatati in una  colpevole astenia, la colpa sia collettiva – e credito come ne è stato concesso alle illusioni di benessere e accumulazione offerte dal gioco d’azzardo finanziario. Abbiamo concesso loro, grazie a una informazione supina, di mentire senza essere smentiti, di ingannarci senza  essere sbugiardati, di fregiarsi delle medaglie dei loro crimini.

Abbiamo dato troppo per essere davvero innocenti.