Anni fa ho fatto uno strano sogno. Un collega divenuto direttore di un quotidiano in un Paese lontano, mi chiama e mi invita a fare l’editorialista per il suo giornale. Prendo e parto con l’aereo, arrivo nel Paese esotico, entro nella redazione e dopo aver salutato il direttore ci mettiamo a chiacchierare su cosa scrivere come primo pezzo. Qualcosa di forte per la prima pagina. Non ricordo il tema specifico che si era sviluppato nel sogno, ma dopo aver  deciso l’argomento, vado alla scrivania che nel frattempo era stata approntata e comincio a raccogliere le idee di fronte allo schermo del computer. E’ a questo punto che mi trafigge un’idea terribile e angosciosa, come uno squarcio di realtà: non conosco la lingua di quel Paese e non sono in grado di scrivere nemmeno una riga.

Così un sogno gradevole e per certi versi esaltante finì per tramutarsi in un incubo. Ma stamattina i telegiornali affaccendati attorno alla manovra sempre più pasticciata e penosa, quel grufolare disperato sul fondo del barile, me lo hanno ricordato. Perché il dramma di questi giorni è quello di un’intera classe dirigente che pensava di aver capito tutto, che compensava con la tracotanza e la servitù mediaticà la sua superficialità e volgarità, si scopre incapace e cialtrona, si racconta reciprocamente le menzogne come se parlasse all’elettorato (Sacconi ad Arcore aveva giurato che i riscatti del servizio militare erano qualche migliaio per poi scoprire che erano 600.000) , si fa gli sgambetti, annaspa nella sua nullità e affonda lenta nelle sabbie mobili che essa stessa ha creato.

Alla fine hanno creduto davvero alla loro bugia, hanno davvero pensato di essere politici, economisti, ministri, libertadores di fantasiosi agglomerati padani. E del resto ogni loro fesseria era raccolta e tappezzata di commenti quasi sempre benevoli se non servili. Avevano persino pensato di essere degni nonostante l’indegnità personale E d’altronde ogni loro caduta che per caso balzava in cronaca era minimizzata, banalizzata e contestualizzata dai retori della morale.

L’avevano raccontata così bene agli italiani e avevano raccolto così tanti clientes nella classe dirigente che era impossibile non cascarci. Ora sono davanti alla pagina vuota, ossessionati dal mantenere le poltrone, ma  senza un’idea, con la stessa desolazione di quel mio sogno. Cosi da questi giorni in poi  la loro permanenza al potere sarà ancora più sconfortante per il Paese che ci ha creduto e più arrogante per loro di quanto non sia stata avvilente  la compravendita sulla quale si sono retti: perché adesso sanno chi sono davvero.