Forse qualcuno in questa disperante contemporaneità ricorda il nome di uno dei più importanti sociologi, economisti e antropologi a cavallo dei due secoli, ovvero Emmanuel Todd, famoso tra le altre cose per avere previsto nel 1976 il crollo dell’Unione sovietica, ma che ha profetizzato anche il crollo dell’impero americano. Bene Todd ha appena pubblicato  un nuovo saggio titolato  La Défaite de L’Occident , la disfatta occidentale, nel quale descrive in dettaglio la sconfitta degli Usa e del pezzo di mondo che si portano appresso come prigionieri prima ancora che come alleati. Il libro è molto complesso, non è certo un instant book ai quali ormai siamo abituati e che se pure presentano fatti interessanti, rimangono dentro un quadro interpretativo banale e scontato, quando non partono per la tangente di un sospetto e indefinito spiritualismo che alla fine indica l’assenza reale di un progetto politico credibile e collettivo.  Todd invece ci presenta tesi  molto interessanti che quanto meno sono in grado di mettere in moto i cervelli più anchilosati: egli parte per la sua analisi dall’inizio della operazione speciale russa in Ucraina, mostrando come Usa ed Europa siano rimasti vittime della loro stessa ideologia neoliberista, pensando che siccome la Russia rappresentava grosso modo il 3% del pil  dell’occidente complessivo (con Corea del Sud e Giappone inclusi) sarebbe stata un facile boccone. Invece ci si è dovuti arrendere al fatto che quel 3 per cento è stato in grado di produrre più armi dell’intero Golem della Nato e che Mosca non solo sta vincendo la guerra ma sta di fatto confutando  le nozioni dominanti di “economia politica neoliberista”.

Il solipsismo ideologico dell’ Occidente non è stato e non è ancora in grado di comprendere queste che sono vere e proprie “aporie” dentro un’ideologia che si vorrebbe immutabile e che di fatto lo è visto che vengono escluse dall’accademia, dall’editoria e dai media tutte le voci critiche o alternative. Ancora oggi i servizi statunitensi e inglesi non riescono a capire e annunciano un giorno sì e l’altro pure che la Russia ha esaurito le sue armi, perché questo è ciò che dicono i sacri testi del neoliberismo e i suoi santoni che in questi giorni vanno a puttane a Davos. È la stessa cecità, lo stesso “narcisismo ideologico”  che rende impossibile agli occidentali comprendere perché ” l’intero mondo mussulmano considera la Russia come un partner piuttosto che come un avversario”. Certo il mondo capitalista imbrigliato nelle sue contraddizioni esprime ormai una falsa coscienza spacciando come fini ineluttabili, cose del tutto insensate, mere carte false, ma questo accade secondo Todd perché il capitalismo ha perso la sua etica e e in un certo senso la sua religione: l’implosione della cultura che aveva portato allo sviluppo occidentale (soprattutto quello protestante)  ha cominciato il suo declino negli anni ’60 lasciando lo scettro al  neo conservatorismo, a  “un impero privo di un centro e di un progetto, un organismo essenzialmente militare gestito da un gruppo senza cultura (in senso antropologico) ”.

Insomma la situazione attuale deriva dal fatto che gli Usa sono un’entità post imperiale priva ​​di una cultura guidata dall’intelligenza, che li porta  ad “un’accentuata espansione militare in una fase di massiccia contrazione della loro base industriale. Ma la guerra moderna senza industria è un ossimoro”.  Per farla breve Todd ribalta la celebre tesi di Max Weber, espressa agli inizi del secolo scorso in un celebre saggio,  L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, nel quale  il grande sistematore del mondo borghese, sostiene in sostanza  che il luteranesimo e poi altre sette sviluppatesi in parallelo siano state il carburante per la crescita del capitalismo e del dominio occidentale sul resto del mondo. Le ragioni di tutto ciò sono diverse, per esempio il fatto che arricchirsi era il segno della benevolenza divina, ma Todd sottolinea soprattutto l’alfabetizzazione derivata dalla necessità per i fedeli di leggere le Sacre scritture: “una popolazione alfabetizzata è capace di sviluppo economico e tecnologico e dunque la religione protestante ha modellato una forza lavoro superiore ed efficiente”. Con al centro  la Germania. Ora si potrebbe discutere sul fatto che il protestantesimo si è a sua volta affermato perché l’invenzione della stampa permetteva di rendere disponibili i libri e la Bibbia in particolare a una fetta enormemente più ampia di persone rispetto a prima. Certo sarebbe una discussione interessante, ma anche curiosa perché la stampa a caratteri mobili è stata realizzata per la prima volta in Europa da Gutenberg, ma era una di quelle tecnologie nate in Cina secoli prima e probabilmente, anzi certamente, trasmessa in occidente, durante l’agonia di Costantinopoli. In questo modo i cinesi sarebbero colpevoli dei due secoli durante i quali hanno subito la tracotanza occidentale.

Non ho resistito a questa pennellata, ma tornando a noi Todd sostiene che il crollo del  protestantesimo in corso da circa settant’anni  non poteva che venire meno anche  l’etica del lavoro a vantaggio dell’avidità di massa: vale a dire il neoliberismo che in sé è strutturalmente nichilista perché ogni possibile fede in qualcosa turba il mercato – Deus optimus maximus –  e turba soprattutto i suoi manovratori. Tale nichilismo si esprime in molti modi, non ultimo il transgenderismo, ma è fondamentalmente  basato sull’ assenza di verità che diventa a un certo punto un valore proprio perché evita qualsiasi aggregazione di realtà attorno  a qualcosa. In questo contesto è fin troppo evidente che la Russia si avvia a una vittoria schiacciante e totale non contro l’Ucraina, ma contro la Nato. La quale come sta accadendo in questi giorni non può che simulare una trionfale speranza di vittoria che tuttavia è soltanto uno spettacolo. Anzi ormai puro avanspettacolo.