Anna Lombroso per il Simplicissimus

Mi sarebbe piaciuto condannare al cono d’ombra che merita  il corsivista che impartisce lezioni di eresia in forza alla Gedi, accusando i medici del servizio pubblico che non vogliono sottoporsi al vaccino di appartenere all’abbietta genia dei “culialcaldo” parassitari, come d’altra parte tutti i dipendenti statali, spillando soldi alla nazione cui riservano disprezzo e si vantano di disubbidire, pur riscuotendo lo stipendio a fine mese.

E difatti sollecita i ribelli, che non comprendono gli obiettori antiabortisti che si rifiutano senza rischio alcuno di non rispettare una legge,  ad avere il coraggio di pensare in grande: invece di rubacchiare la paga, investano per mettere su cliniche, come Bertolaso e don Virzì, promuovano attività di ricerca come Gates, insomma facciano come i suoi padroni diretti che i soldi dello Stato li hanno sempre rubati in grande, applicando il ben noto principio secondo il quale le perdite sono pubbliche e collettive e gli utili sono privati e proprietari.

Eh si si meriterebbe l’eclissi totale Serra, che qualcuno giustamente liquida a modo suo definendolo più appropriatamente Serva, malamente, ma non è il solo, passato dalla satira sui notabili democristiani e socialisti in stivaloni alla moralona da cumenda o da esponente del generone romano in grazia di Dio e dei salotti della vedova Almirante.

Ma invece gli si deve attenzione perché interpreta bene un processo che si potrebbe chiamare privatizzazione dei cervelli, una vera e propria patologia per la quale non c’è vaccino, che affligge quelli che sono stati posseduti dall’ideologia neoliberista che nega ogni possibilità di pensiero autonomo dalle leggi naturali del mercato, che rifiuta come visionario e velleitario ogni esercizio creativo che immagini un’alternativa allo status quo e che condanna aprioristicamente qualsiasi forma di reazione, visto che il sentimento comune deve essere una orgogliosa e realistica impotenza.

Le cose vanno sempre peggiorando e se una volta si diceva incendiari da giovani pompieri da vecchi, dobbiamo ritenere che si sia andati talmente oltre che sentimenti di acquiescenza, indole alla subalternità, vocazione alla servitù volontaria della quale un tempo ci si sarebbe vergognati a tutte le età, sono invece diventati virtù civiche.

Così abbiamo visto la maggioranza parlante e scrivente di quelli che si riconoscono in una élite superiore socialmente e culturalmente, progressista e riformista, arruolarsi nel corpo dei vigili impegnati a spegnere ogni fuocherello di razionalità che contrasti l’adesione entusiastica alla legittimazione delle passioni tristi, delle emozioni, come una lobby incaricata di una pressione morale, che da principio è stata delicatamente ispirata dall’intento di suscitare senso di responsabilità personale e collettiva, ora invece è diventata perentoria, aggressiva e discriminatoria.

Non potrebbe essere diversamente se ormai dalla persuasione siamo passati all’obbligatorietà a norma di legge, incarnata dalla vocazione notarile della ministra Cartabia che vanta un precedente significativo quando nella sua veste di Giudice Costituzionale  ribadì che “il legislatore può scegliere le modalità attraverso le quali assicurare una prevenzione efficace dalle malattie infettive, potendo egli selezionare talora la tecnica della raccomandazione, talaltra quella dell’obbligo, nonché, nel secondo caso, calibrare variamente le misure, anche sanzionatorie, volte a garantire l’effettività dell’obbligo“, in merito alla sentenza del 2018, con la quale fu respinto il ricorso della Regione Veneto contro il decreto legge 7 giugno 2017 numero 73, che introduceva l’obbligo per dieci vaccinazioni, sei delle quali fino allora raccomandate. Un precedente che sarà di ispirazione per la Guardasigilli, che  sta preparando un provvedimento per evitare, come ha ricordato Draghi, che operatori sanitari rifiutino di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, “mettendo così a rischio i pazienti con i quali entrano in contatto”.

Insomma tocca proprio passare alle maniere forti, per via del marasma nel quale sono precipitati decisori e tecnici sulla pericolosità dei vaccini: prima la gente si era convinta di vaccinarsi come rito apotropaico,  o meglio ancora come investimento sia pure a rischio “per tornare alla normalità”, sempre in vigenza di restrizioni, mascherine, confinamenti iridati, prestandosi senza mettere bocca nel processo decisionale nemmeno quando interviene pesantemente nelle nostre esistenze,  adesso tocca rinvigorire la repressione, la minaccia e l’intimidazione, sia pure nel modo ora felpato sprezzantemente minatorio  caro al Presidente.

E per invogliare all’osservanza, per far rinnovare l’atto di fede nei confronti del potere decisionale e scientifico, c’è da aspettarsi che ancora una volta il “mercato” proponga le sue soluzioni o i suoi ristori per i problemi che determina.

Così, prima che i napoletani che avevano immaginato le magliette con su disegnate le cinture di sicurezza, raccolgano la sfida del finto salvacondotto e del passaporto vaccinale, possiamo immaginare il fervore  delle compagnie assicuratrici pronte a fornire copertura ai medici e alle strutture assistenziali nel caso di denunce per li effetti collaterali dell’elisir che dovrebbe risparmiarci da morte sicura. E altrettanto possiamo prevedere che cominci il suk delle somministrazioni in regime di mercato, senza bisogno delle cliniche auspicate da Serra, che ci hanno già ampiamente pensato la Lombardia e il suo vertice ea ricordare che è necessario favorire le doverose selezioni dei meritevoli, un target che vede sempre  in prima linea chi i meriti se li può comprare.

Era inevitabile che succedesse, se da anni abbiamo accondisceso a pagarci l’assistenza, l’aiuto ai disabili, le suole private per garantire prestazioni concorrenziali ai nostri figli, e perfino la dolce morte in Svizzera per assicurarci la dignità finale, se indirizziamo i nostri sofrzi e anche i nostri quattrini per comprarci la soluzione ai problemi che ci obbligano ad affrontare. così se l’acqua è inquinata ci paghiamo quella in bottiglia, se le condizioni di impoverimento diffuso incrementano la microcriminalità ci attrezziamo con l’antifurto, se guerre alle quali partecipiamo generano esodi di disperati che arrivano fin da noi, siamo disposti a investire le nostre tasse in misure di militarizzazione dei nostro territori.

Altrettanto se Amazon indisturbato non rispetta le leggi della sicurezza nel lavoro, non adempie agli obblighi fiscali, esercita una concorrenza sleale rispetto al commercio al dettaglio, sfrutta il personale, veniamo invitati, e ci stiamo per via dell’egemonia culturale e morale della falsa coscienza, non a denunciare e criticare e opporci alla evidente correità della “politica”, ma, per un giorno, a manifestare il nostro sdegno virtuoso comprando i chiodi e le viti dal ferramenta in fondo alla strada.

Il Ministro Franceschini ha già provveduto a farci carico: una volta tutti vaccinati dovremo correre a affollare teatri da anni lasciati in stato di abbandono, senza aiuti e sostegni, cinema penalizzati dalla soggezione ai colossi dell’offerta di  prodotti  on demand, musei che si è ritenuto di potere chiudere per mesi se mancava l’apporto prioritario dei turisti.

Così tutti dobbiamo riparare al torto dei pochi, comprarci la nostra responsabilità sociale nel reparto dei sensi di colpa, aperto in esclusiva per noi sudditi, acquirenti compulsivi