Il recente e riuscitissimo attacco al maggiore impianto petrolifero saudita sferrato dagli Houti grazie a una decina di droni che le difese missilistiche non sono riuscite ad intercettare, ha suscitato un’eco che va ben al di là di una temporanea diminuzione della produzione petrolifera di Riad. In gioco c’è ben altro: intanto la dimostrazione definitiva delle scarse performance dei Tahad statunitensi, assieme a quelle deludente dei Patriot pesa come un macigno sull’industria militare americana che ha venduto e vende questi missili alle sue colonie pur essendo di gran lunga inferiori agli S400 russi e persino agli S300 di progettazione sovietica che per giunta costano molto, ma molto di meno. Gli S 400 sono in grado di intercettare aerei, droni, missili balistici e da crociera e ha come suo antagonista sul mercato il così detto Thaad statunitense. Ma il confronto non regge proprio perché il sistema russo offre maggiore raggio d’azione, maggiore flessibilità sulle categorie di obiettivi da colpire, maggiore volume di fuoco: per ottenere la stessa difesa garantita dai sistemi russi bisogna comprare anche il sistema Patriot e gestirlo in modo integrato con il Thaad arrivando a costi stellari, ma con efficacia molto più incerta.
Il mito della insuperabilità delle armi americane, un costrutto narrativo mai messo alla prova da oltre 50 anni in un conflitto che non fosse drammaticamente asimmetrico, è stato un business da migliaia di miliardi che ora rischia di inaridirsi gradualmente. D’altro canto fino a oggi le armi Usa vengono acquistate quasi a scatola chiusa perché vengono assunti i dati del costruttore e le prove vengono effettuate dalle medesime camarille militari che le hanno ordinate, un cortocircuito assai poco virtuoso che anche senza considerare l’inevitabile corruzione insista nel sistema, non garantisce per nulla l’efficacia finale, ma solo l’ampiezza del business: l’esempio dell F 35 è esplicativo di questo modus operandi.
Ancora più importante è che l’attacco ai complessi petroliferi sauditi non è stato portato con armi sofisticate e costosissime, ma da droni di media tecnologia che sono riusciti ad infliggere danni enormi, superando difese che costano migliaia di volte di più. Questo apre scenari impensabili fino a pochi anni fa quando questi velivoli senza pilota sembravano essere appannaggio degli Usa o dei paesi più tecnologicamente più sviluppati perché nel prossimo futuro piccoli Paesi o formazioni militarizzate di vario genere saranno in grado di infliggere gravi danni economici e/o militari agli avversari rendendo il prezzo politico delle avventure globaliste molto più oneroso di prima.
Il terzo effetto è che Paesi che si immaginavano di potere facilmente acquisire un ruolo strategico regionale semplicemente entrando col portafoglio pieno nel supermercato delle armi americane si trovano adesso di fronte a una realtà molto più complessa nella quale occorre avere relazioni multilaterali per poter sopravvivere. Il caso di scuola è proprio l’Arabia Saudita che ha acquistato negli ultimi anni 135 miliardi in armi americane e solo una piccola fornitura di S400 – non ancora operativi – trovandosi di fronte a un inaspettato disastro. L’obiettivo di eclissare l’Iran come potenza regionale ha subito un grave smacco creando nuove difficoltà al tentativo unipolare Usa: l’importanza di Riad non consiste infatti nella quantità di petrolio che produce e di cui gli Usa non hanno bisogno nonostante i forti dubbi sulla durabilità dei pozzi aperti con la tecnica del fracking, ma dalla sua capacità di controllare l’Opec e imporre la vendita di petrolio in dollari, garantendo così la centralità di Washington nell’economia globale grazie al concetto di riserva monetaria mondiale. Tutto questo rischia di entrare in crisi tanto più che l’Iran invece vende petrolio a più non posso alla Cina e non in dollari. e si può anche immaginare che andando avanti anche l’Arabia Saudita a meno di qualche rivoluzione colorata, possa smettere di essere un solerte guardiano del biglietto verde. Insomma un drone può essere davvero un arma letale.
SI può leggere:
CRIMINICOMUNISMO IN FUNZIONE DEL PAUPERISMO
Su ComidadPuntoOrg
e questo:
IL NUCLEO GERARCHICO DEL CRIMINE FINANZIARIO
Contrariaente a quanto sostengono le fonti richiamate da Anonimo, il “capitalismo del benessere” è stato teorizzato e poi praticato nel paese piu capitalistico del mondo, gli usa, perchè gli alti salari costituivano un mercato indispensabile per le produzioni di massa (esempio massimo henry ford produttore della ford t, potenzialmente accessibile agli operai perchè economica in quanto prodotta con il sistemi del taylorismo)
il “capitalismo del benessere” corrispondeva cioè al fordismo, gli alti salari erano nell’interesse del capitalismo stesso
poi la crescita della produttività è stata tale da far sì che gli incrementi di produzione potessero avvenire con meno operai complessivi che nei cicli precedenti (dati Ilo).
Ciò ha mandato in crisi il capitalismo, sia dal lato della domanda, data la diminuzione del consumo operaio (realizzazione del plusvalore).
Sia da lato dei margini di profitto, con una percentuale minore di operai rispetto ai volumi della produzione, si riduce la base dello sfruttamento, meno operai da cui estrarre plusvalore ( crisi dal lato della produzione di plusvalore)
Infatti, data la concorrenza, cadono i sovrapprezzi iniziali, e il prezzo delle merci si abbassa al tempo di lavoro in esse contenuto (valore medio delle ore di lavoro usate per la loro produzione).
Sicchéi il profitto può venire solo da un quantum di tempo di lavoro non pagato a chi lavora, in mille modi ottenuto a gratis dal capitale (plusvalore), che esso capitale deve poi realizzare vendendo l’insieme delle merci (realizzazione)
è chiaro che la crescita della produttività, lungi dal fare bene al capitalismo, lo manda in crisi definitiva, perchè erode tanto gli operai a cui vendere merci, tanto gli operai come fonte di plusvalore o profitto
Per chiarezza, la concorrenza abbassa il prezzo delle merci al tempo di lavoro in esse contenuto, eliminando i sovrapprezzi iniziali, ma il profitto ritorna in termini di sfruttamento.
Infatti, si abbassa anche il prezzo dei generi che fanno il paniere della sussistenza operaia (meno ore di lavoro incorporate), ed i capitalisti pagano agli operai solo il tempo di lavoro corrispondente a queste minori ore di lavoro presenti nel paniere della sussistenza,
Cosicchè, fino alle 8 ore di lavoro contrattuali, c’è un accresciuto tempo di lavoro non pagato ( piu estrazione di plusvalore)
pertanto, i capitalisti non operano intenzionalmente, si tratta di un automatismo proprio del meccanismo capitalistico, proprio come tale meccanismo di sfruttamento non è compreso dai più, non è compreso neanche dai capitalisti ( altro discorso è dire che capitalisti odiano gli operai che non accettao le compatibilità del capitale)
non lo comprendono quelli di comidad punto org, nè il simplicissimus, sicchè pensano che la crisi dipenda dalla avidità dei capitalisti, dalla fine della unione sovietica etc, ma allora si dichiarinio cristiani senza inzozzare il marxismo. Forse fanno intenzionalmente il gioco del capitale suggerendo che esso possa essere meno avido quindi accettabile, mentre lo sfruttamento crescente è una necessità sistemica del Capitale che può venire meno solo con l’improrogabile superamento di questo
l’unione sovietica poi, non era affatto staccata dal mercato mondiale, in essa quindi il capitalismo non era davvero superato perchè il suo sistema produttivo doveva produrre per lo scambio di valore sui mercati mondiale e non per soddisfare i bisogni, quindi essa è stata uno dei primi anelli del capitalismo a crollare, come sono sull’orlo del fallimento gli altri
adesso che le armi russe sono migliori di quelle americane, sarà sempre natale…. e ci sarà da mangiare… per intere settimane