Ci sarebbe da passare un magnifico Natale anche in mezzo all’assillante e quasi maniacale stridore degli avvoltoi che cercano di staccare brandelli di tredicesima, che promettono felicità, successo, eccitanti esperienze o facile umanità con pochi euro sotto il segno dell’ Xmas che penetra come un blob qualsiasi argine di buon gusto. Si, dovrebbe essere un bel Natale dopo la straordinaria vittoria del No che ancora una volta ha arginato il manifesto piduismo delle classi dirigenti italiane, incapaci di focalizzare il momento di passaggio e dopo la riconquista di Aleppo da parte dei russo – siriani che certifica il definitivo passaggio dall’ordine monopolare che è stato la base sulla quale l’integralismo liberista ha fatto strage di speranze e distrutto l’Europa a quello multipolare, periglioso certo, ma in grado di scompaginare passo dopo passo le narrazioni del pensiero unico rendendo più fragili le concrezioni potere che esso ha costruito come una barriera corallina a disposizione degli squali.
Ma per essere davvero un bel Natale bisognerebbe dimenticare quanto sarà lento il cammino verso una nuova stagione, quanti e quali sono stati i guasti prodotti in questi 40 anni, quanto il potere si sia impadronito di ideali per utilizzarli contro di essi vedi la globalizzazione che ha completamente spiazzato e annichilito una sinistra ancora in qualche modo abbarbicata alle situazioni e ai conflitti di un secolo prima , quale difficoltà vi sia a rimettere in gioco vecchi confini come se il gioco politico fosse ancora quello di un tempo, con quale forza la borghesia afferente si aggrappi all’idea che tutto possa tornare come prima e abbia timore di disturbare il manovratore che lo tiene in scacco dandogli da bere questa speranza, con quale facilità si sia sgonfiato il vecchio fronte anti berlusconiano di fronte alle etichette fasulle che designano un vino ancora peggiore e come questa caduta sia particolarmente evidente in quel ceto che vive e vivacchia con le briciole del potere. al punto che le insinuazioni maschiliste oltre che risibili sulla Raggi – è solo un esempio di giornata – sembrano essere apprezzate dallo stesso ambiente donnista (chiamarlo femminista sarebbe un’offesa a quello vero) che prima difendeva persino le ministre delle famose cene dalla loro bistrattata oralità.
C’è un mondo e una cultura da ricostruire, mentre nel contempo impazza la volgare e deprimente antropologia liberista, con le sue parole d’ordine primitive, i sogni, le emozioni, lo sballo, gli imperdibili eventi, il benessere da palestra, il comprare compulsivo, l’esistenza comprovata solo dagli oggetti, la vacuità che segna un eterno presente. Ma nonostante tutto Buon Natale.
Caro Simplicissimus, è davvero interessante la distinzione del pensiero che tu definisci “Donnista” dal pensiero tradizionalmente inteso come “Femminista”. Da come lo legge il sottoscritto, potremmo definire “femminista” qualsiasi attività che vede nel sesso femminile la possibilità emancipatoria di liberazione ed eguaglianza di diritti del genere impropriamente definito “altro” (ma per Mao era complementare), insomma alla ricerca di un suo status egualitario nei confronti dell’altro genere, latore di una sua nobiltà epistemologica figlia di un secolo di lotte per la salvaguardia del diritto civile supremo alla propria umanità e degnità. “Donnista”, per come lo vedo io, desumendolo da ciò che suggerite voi del Blog (stimatissima Dott.ssa Lombroso in primis), è quel precipitato del pensiero della differenza molto meno nobile, come l’olio vergine in rapporto all’olio extravergine, in totale combutta con i princìpi tardo-capitalistici, che alla degnità della donna intrinsecamente intesa, pone l’enfasi sulla sua individualità riguardata sotto l’aspetto socio-funzionale, cioè, in una parola, come soggetto-oggetto produttore-consumatore né più né meno di un berbellino afflitto da sindrome compulsiva all’acquisto sfrenato. Per intenderci, tutto il “se-non-ora-quandismo” di maniera; il “generismo” che deve applicare (o appiccare) la desinenza “-a” a tutto e tutti sino al parossismo (“Presidenta” Boldrini e boldriniste ‘gender-correct’ alla Fedeli), hillary-rodham-clintoniane che dell’ipocrisia di genere ne hanno fatto una bandiera tanto da essere sgamate dalla maggior parte delle donne americane alle elezioni (non ti presenti come Hillary Clinton alle Presidenziali, ma se hai il coraggio presentati come Hillary Rodham: non sarai mai una Presidenta, ma solo una First Lady…); infine donnisti alla Cazzullo e tanti altri.
Però auguro un Buon Natale anche a loro, e uno splendido soprattutto a voi della redazione di questo imprescindibile BLOG.
Angelo Kinder
anche a lei, di cuore