Si cerca l’autore di un filmato. L’ipocrisia impone che la “colpa” di un pestaggio tra due ragazze in una scuola di Bollate, ricada sul misterioso alunno che ha il filmato il fattaccio e lo ha postato su you tube. Come si permette questo anonimo di svelare quali siano i risultati dei disvalori inculcati per decenni, esaltati dalla televisione che ormai non trasmette come messaggio che l’esaltazione del denaro, del possesso e del fatuo protagonismo, sia esso tema di una gara tra cuochi, tra agenti immobiliari così come tra cravattari nei loro negozi di pegni? Una violenza in tuti i sensi che poi si riverbera anche in una vicenda di fidanzatini come nel caso in questione?
E come si permette di far vedere la rissa e i ragazzi che non intervengono e ridono? O di fare udire due quota rosa di domani che si sommergono di improperi di quel tipo che spiace alla Boldrini o una di loro usare un linguaggio chiaramente mediato dalla criminalità organizzata? Davvero imperdonabile, perché se il filmatore è anonimo, anche la scuola e gli insegnati lo vogliono rimanere: se la squagliano davanti ai cronisti, si danno alla fuga. E anche la preside dice di essersi accorta del fattaccio solo da you tube, forse perché ormai gli ex educatori devono passare il tempo a capire come possono pagare la carta igienica e grottescamente punta il dito contro “la non consapevolezza dell’uso dei social network”. Come dire che se ci fosse stato un uso responsabile adesso non avrebbe questa grana e non si sarebbe accorta di nulla. La consapevolezza certo è bel peso. Un peso del quale tra l’altro non sappiamo nemmeno la misura: si potrebbe anche supporre che gli insegnanti siano spaventati anche per motivi estranei al tritacarne mediatico che mette in luce tanta accortezza pedagogica, magari dal fatto che una delle due ragazzine non appartiene alla scuola, ma mostra di essere molto preparata nelle tipicità del linguaggio della Ndrangheta.
Insomma non è che sia poi così grave il fatto in sé, ma il tentativo di far apparire come i veri colpevoli quelli che lo mostrano è ahimè è una cultura generale che parte dalle elementari e arriva ai vertici con i risultati che sappiamo e che vediamo. Così dopo un’ora di assemblea dei rappresentanti delle classi la sorprendente morale è: “l’accaduto nulla ha a che vedere con questa scuola”. Il fatto è che “questa scuola”, con questi esperimenti didattici di ipocrisia, rischia di avere poco a vedere con l’incerto futuro del Paese.
Ciao piccola mia lasciala perdere. Marta27 enne pavia
Il paradosso (ma neppure tanto).
L’ipocrisia vive si nutre dell’onestà di chi vuole smascherarla.
..se c’è una cosa che più di tutte odio sentire pronunciare come frase fatta (non è certo qui il caso), quando si racconta di questi ma anche di altri fatti di cronaca, è quella della predisposizione alla “distinzione” ricercata del “mondo in questione”… relativo all’accadimento di attualità.
Il mondo dei giovani:
Non si può sentire!
Così come altri “in-distinti mondi”… che non esistono, se non nell’immaginaria strumentalizzazione del fatto, e per ovviare appunto alla semplificazione, alla generalizzazione e subito dopo alla “distrazione” della notizia stessa… consegnata a quel passaggio obbligato che è il dimenticatoio per eccellenza nazionale.
Senza così porre rimedio a nulla di nulla.
Altro giro.
Altro falso alibi nello sperticamento votato ad una sana preoccupazione nella improbabile invocazione che indurrebbe a pensare che, da li a poco, ci possa essere una presa di posizione… con altrettanta regolazione della vita delle persone. Ma cosa?!!!