Anna Lombroso per il Simplicissimus
Certi candori sono imbarazzanti, quello di Vendola che attacca Monti,“Se si candida è sleale. Anche un impegno indiretto sarebbe uno schiaffo ai cittadini”. Mi pare che di schiaffi da Monti e dai suoi alleati ne abbiamo presi abbastanza e oggi l’unico atto davvero onesto nei confronti della nazione sarebbe una concorde, condivisa e veloce rinuncia a s endere e/o a ridiscendere in campo, per usare una delle formule più dannose per la democrazia e l’interesse generale. Eh si, mentre Vendola dal recinto dove sublima visioni epiche in accordi elettorali, discettava di fedeltà, mentre Bersani, svegliato da un incubo dopo il successo mediatico delle primarie e dopo aver ottenuto udienza ai vertici dell’Europa, parlava di opportunità, mentre Berlusconi si crogiolava nella festosa condizione di Sansone col parrucchino, nella serena certezza di aver comunque fatto un servizio ai suoi interessi personali e insieme alla destra, e mentre Monti si faceva due conti in attesa degli ordini da fuori – che non gli è bastato l’endorsement in suo favore alla convention aziendale del Ppe, come neppure gli elogi del padronato globale – si votava in Senato il pareggio di bilancio, prezzo non solo simbolico della resa del paese ridotto a ostaggio, a carne da cannone, in imperitura schiavitù.
Cerchiobottismo è un neologismo orrendo quanto quelli che lo praticano, così malgrado bizze, sussurri, malcontenti e esternazioni, tutti concordi intorno alla difesa del loro “posto” e delle loro rendite e posizioni, tutti compatti intorno al sogno di una cosa, che è poi la permanenza al potere, in cambio di un po’ di aroma di tobin tax, di esonero dalle regole, chiamato semplificazione, di un’agenda digitale che ha ancora meno contenuti di quella di Monti, si sono portati a casa l’intangibilità di privilegi e il più neghittoso e infame patto per la rinuncia alla sovranità statale stretto con la cupola sovranazionale.
Al tempo stesso si consumava un altro oltraggio alle regole democratiche: un presidente intento alle acrobazie tra grazia e perdono, agli equilibrismi tra condanna alla galera e condanna alla Santanchè, sanciva la flessibilità – secondo l’ideologia di regime – anche dimostrativa perfino della Costituzione accettando le dimissioni di un presidente del Consiglio “nominato” e “sollevato” in totale disprezzo delle norme.
Non so a voi ma a me monta dentro una sdegnata e incollerita nausea quando sento questi attrezzi consumati parlare di lealtà, dopo che hanno ammesso con parole ed atti di non voler governare senza badante, dopo che hanno rivendicato la continuità con le politiche di Monti su pensioni, sanità, mercato del lavoro, art. 18 e quindi con i patti stretti da Berlusconi e Tremonti, dopo la dichiarata abdicazione a rappresentare gli interessi dei lavoratori e e l’abiura a praticare qualche azione di disturbo dei settori sociali di destra con base proprietaria, e per questo determinati a promuovere la crescita se proprio si deve, purché se ne scarichino i costi esclusivamente sui ceti deboli. E dopo aver dismesso ogni senso di responsabilità, inalberando magari la bandiera anti-tedesca, quella contro i complotti della finanza, per far passare in un clima da “salvezza della patria” misure ancora più dure e forse nuove probabili manovre, che non potranno risparmiare a quel punto neanche i ceti medi.
Giorni fa il “corriere della Sera” si chiedeva : “C’è un’Italia dietro Mario Monti?”, si chiedeva non a caso il Corsera di qualche giorno fa. Che Monti sia un simulacro, uno spauracchio minaccioso come quelli delle processioni di paese, che sia invece un catalizzatore dei ceti proprietari e dei poteri forti, che incarni una specie di spread mediatico che urla che se hai paura del ritorno del boss di Arcore, devi piegarti a chi ci ha reso rispettabili in Europa, comunque quello che rappresenta uscirà vincitore, grazi a un centro-sinistra vittorioso ma indebolito, dall’esterno e dall’interno, costretto dai fatti e dalla sua inconsistenza politica a riconsegnarsi a quella raffazzonata lista della spesa che è l’agenda Monti, ancora più ispirata e condizionata dallo spostamento meccanico della bolla sui debiti sovrani, favorito dal fiscal compact e dal pareggio di bilancio.
Se quelli che ogni tanto dicono di sentir profumo di sinistra, se chi fa del pragmatismo una bandiera, sentenzierà che in politica – Lenin insegna – è necessario fare del compromesso un esercizio inevitabile, se non un’arte, è meglio rispondergli con Lenin: “Un uomo politico deve saper distinguere i casi concreti di quei compromessi che sono inammissibili e dirigere tutta la forza della critica contro questi compromessi concreti…”.
E allo stesso modo bisogna distinguere tra misure impopolari, perché difficili e osteggiate – ma a me non ne viene in mente nessuna – prese per il bene del popolo e misure “commesse” contro e a danno del popolo.
A proposito di candore, poco mancava che l’impudente presidente del consiglio ringraziasse noi disgraziati e la stessa crisi per avergli regalato dei mesi affascinanti: c’è da temere che la sua letterina a Babbo Natale invochi altri baratri, altri stenti necessari, altre emergenze che confermino la sua ineluttabilità, la sua insostituibilità, la sua provvidenzialità. Non ci resta che sperare che affidi la missiva alle poste modernizzare da Passera, non ci resta che sperare nel carbone della Befana. Non ci resta che sperare che sebbene frastornati, sebbene immiseriti, sebbene provati dalle minacce e dai ricatti, non gli facciamo mangiare più il panettone né oggi, né domani, né mai più, che non abbiano mai più Natale.
“E allo stesso modo bisogna distinguere tra misure impopolari, perché difficili e osteggiate – ma a me non ne viene in mente nessuna – prese per il bene del popolo e misure “commesse” contro e a danno del popolo.”
E questo, a mio avviso, è l’essenziale!
È proprio così. Il PD ha avallato tutte le nefaste e fallimentari politiche montiane, in perfetta continuità con l’impostazione berlusconian-tremontiana, anzi di gran lunga peggiorative.
Dieci anni orsono si scendeva in piazza (Circo Massimo, 2002, tre milioni di persone) a difendere un articolo che l’allora Governo Berlusconi II tentò di scalfire (Ministro del Welfare, allora era Maroni). Scalfire, non smantellare come adesso. Insomma, neanche la coppia Berlusca-Maroni osò mettere i piedi dove la coppia Fornero-Ichino (il vero teorico di questo sfacelo, Martone ha serie difficoltà pure a tracciare una X per lasciare la sua firma…) ha osato mettere la testa. E tutta la Sx ufficiale era in Piazza a difendere un principio. Ora, in virtù della definizione di “principio”, questo dovrebbe essere sempre valido (nella fattispecie la civiltà del lavoro e la dignità dei lavoratori dipendenti). Se porcherie del genere le avessero osate un Governo Berlusconi, tutti in piazza a contestare il puzzone, tiranno. Se le fa Monti (e in maniera peggiore), sindacati a 90° e pd pronto a votare (con Fassina che recita la parte del pazzariello del presepe: ridicolo). Hanno abbeverato il parco buoi delle loro pecore da tosare con un antiberlusconismo sterile, poiché lo stesso ha rotto per più di vent’anni le uova nel paniere alla tessera n. 1 e principale sponsor del loro comitato d’affari (definire partito quella banda dei disonesti è un insulto alla stessa partitocrazia…). Hanno tacciato di antiberlusconismo di maniera tutti coloro che lo professavano senza abbeverarsi alla loro fonte di verità unica (Gruppo La Repubblica/Espresso). Hanno vellicato, come già con i governi Prodi, tutti gli istinti di sinistrismo, salvo rigettarli una volta al potere (da controriforma Treu in poi). E infine votano senza remore (persino nel pdl qualche laio s’è levato su certe indigeribili porcherie) tutte quelle oscenità. Si presenteranno ai loro elettori come vera e unica Sinistra (moderna, riformista, europea; leggi: retriva, reazionaria e prona alle più antidemocratiche logge massoniche del Potere finanziario, e difatti corrono subito presso la City a rassicurarle). Insomma.
Hanno fatto strame di civiltà, deserto di diritti e tutto questo lo hanno chiamato Democrazia.
Il Pd mi è parso in questi mesi montiani l’esempio più alto di masochismo politico.
Chi si lascia fare del male, ne fa altrettanto. Nella vita di relazione e anche in campo politico.
Naturalmente il male fatto da parte del PD non rivolto a Monti….che ha ricevuto da Bersani un bel grazie finale.