Come si poteva facilmente immaginare Marchionne ha fatto scuola e Federmeccanica  ha disdetto il contratto nazionale, primo passo verso la sua completa eliminazione.

Quello della Fiat non è stato un passo compiuto sotto la spinta di una qualche necessità di mercato: è stato un ricatto basato sulla totale ignoranza degli effettivi costi di produzione tra Italia e Polonia, sulla triste realtà che ormai si ragiona in base a luoghi comuni e frasi fatte senza darsi la minima pena di studiare i problemi. E naturalmente un ricatto che ha trovato l’entusiastico spalleggiamento del governo e quello vergognoso dei sindacati bianchi.

L’Italia non guadagnerà nulla in fatto di pil e di occupazione da tutto questo, ma farà solo un altro passo verso l’impoverimento dei ceti popolari e l’arricchimento  di quelli già straricchi. E’ ben noto che la competitività non si gioca su questo.

Purtroppo l’insieme del ricatto e della manovra concertata è avvenuta nel completo, imbarazzato silenzio dell’opposizione che ha subito accettato le tesi marchionnesche, cercando solo di ridimensionarne le probabili conseguenze . Anzi si sono ascoltate non poche parole di “comprensione” nei confronti della Fiat, venute persino da chi si propone come volto nuovo.

Mi chiedo quale migliore occasione ci sarebbe stata di difendere apertamente il mondo del lavoro di questa nella quale il manager massimo della più grande azienda italiana ha ciurlato nel manico per guadagnare qualche spicciolo per i suoi azionisti, ma soprattutto per dar inizio una commedia-ricatto che alla fine ha portato alla distruzione del contratto nazionale come vuole confindustria.

Sarebbe bastato sventolare la busta paga di un metalmeccanico polacco, 1108 euro al mese in crescita del 2,5% col prossimo contratto per relegare le richiese di Marchionne ad evidente pretesto, a forzatura che di fronte a un po’ di decisione si sarebbe sciolta come neve. Vabbè che il costo finale di quella busta paga è inferiore, ma non abbastanza per giustificare la costruzione ex novo di un intero stabilimento in Polonia con enormi problemi poi di logistica per la lontananza dai mercati di riferimento del nuovo modello.

Ma  i politici mica si occupano di queste questioni tecniche. Di certo però non possiamo meravigliarci che  il mondo del lavoro non presti troppa attenzione e voti a questi equilibristi che evidentemente tengono di più a curare le relazioni con i centri di potere. Ignari del fatto che proprio posizioni più chiare, più nette, più consapevoli, più incisive nella pubblica opinione porterebbero notevoli vantaggi anche in quel campo.

Comunque ormai è fatta, un’altra parte di conquiste è stata svenduta, in cambio di un bel nulla. Devo ammetterlo però: ci vuole una diabolica abilità nel riuscire a non portare a casa nulla, nemmeno la faccia  Quasi quasi ci sarebbe da mettersi a fischiare da qui all’eternità.