Già in un precedente post, grazie alle parole dell’ex capo dell’esercito israeliano, avevo sostenuto che gli Usa portano la maggiore responsabilità della strage di Gaza, fornendo ogni tipo di armi al governo criminale di Netanyahu e impedendo una soluzione diplomatica del conflitto. Eppure questo massiccio sostegno ( 10 mila tonnellate di materiale militare trasportate fino ad ora ) non ha portato a un rapido trionfo militare, ma al contrario a una strage degli innocenti che intende vendicare non solo l’attacco del 7 ottobre, ma anche le evidenti difficoltà dell’esercito di avere ragione del braccio militare di Hamas e di altre formazioni combattenti. L’esercito israeliano non ha mostrato alcuna indicazione di aver indebolito in modo significativo le capacità militari  delle organizzazioni armate palestinesi nell’enclave costiera assediata, nonostante otto settimane di combattimenti che si stima abbiano ucciso oltre 20.000 palestinesi quasi tuti donne e bambini.

Sebbene Israele abbia fatto irruzione nei principali ospedali del nord di Gaza, affermando che Hamas stava usando questi luoghi come caserme e centri di comando e controllo, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) non hanno prodotto prove che confutano queste affermazioni e anzi sono state scoperte a trasportare armi nei sotterranei dell’ospedale di Al Shifa per simulare l’esistenza di un comando di Hamas. Le affermazioni americane di possedere una solida intelligence a sostegno delle affermazioni israeliane sono discutibili e comunque senza alcuna prova visto tra l’altro che l’esercito israeliano cura e modifica tutte le foto rese pubbliche. Netanyahu all’inizio del conflitto ha dichiarato che il suo governo avrebbe “schiacciato Hamas” di cui peraltro egli stesso era un finanziatore: era un obiettivo   che il governo degli Stati Uniti ha apertamente sostenuto. Ma oltre ad aver inferto a Israele il colpo più duro della sua storia, Hamas ha respinto con successo le forze israeliane in numerosi casi documentati mentre difendeva Gaza sul terreno.

Solo l’altro ieri  le Brigate Al-Qassam hanno colpito 25 veicoli militari israeliani, tra cui 4 carri armati, 4 bulldozer militari  e molti blindati  in diverse parti della città assediata di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza. Nel corso degli scontri sono stati uccisi e feriti decine di soldati israeliani. Insomma la resistenza è più forte del previsto e induce Israele a massacri di civili che stanno distruggendo la sua immagine senza peraltro riscattare la sua deterrenza che ormai è in polvere. Ora l’obiettivo dei sionisti e degli Stati uniti che forniscono i  mezzi per la guerra è chiaramente quello di impedire il legittimo riconoscimento dello Stato palestinese da lungo tempo costituito e tentano perciò di provocare una diaspora che tolga ai palestinesi un territorio per quanto piccolo e quasi simbolico. Però distruggere Hamas non sarà affatto facile, anzi sarà praticamente impossibile, mentre il governo di Tel Aviv non possiede una strategia di uscita e men che meno gliela possono fornire gli Usa alle prese con la catastrofica sconfitta in Ucraina. Senza una precisa strategia anche le operazioni militari a parte buttare bombe sulla popolazione civile diventano episodiche e poco efficaci e aiutano in realtà Hamas a raccogliere maggior sostengo da parte del mondo arabo: la lotta potrebbe protrarsi ancora a lungo. Ma il governo sionista ha già perso questa guerra perché l’obiettivo principale è svanito: invece di liberarsi dei palestinesi le tattiche violente e genocide hanno provocato una  una catastrofica crisi umanitaria  che tolgono a Israele il destro di minare la legittimità della causa palestinese agli occhi della comunità internazionale. Le proteste filo-palestinesi su larga scala che si svolgono in tutto il mondo dimostrano che, rispetto a Israele, Gaza ha vinto in modo significativo la guerra dell’opinione pubblica e che anzi oggi è la legittimità di Israele che comincia ad essere in causa. Da una parte le numerose risoluzione dell’Onu per mettere fine alla strage, dall’altra numerose iniziative di singoli stati come il Sudafrica che ha rotto le relazioni con Tel Aviv e ancora la visita di delegazioni diplomatiche (Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Turchia, Indonesia, Nigeria e Palestina)  prima a Pechino e poi a Mosca hanno fatto salire e di molto le quotazioni geopolitiche dei Brics, vale a dire i rivali del gruppo geopolitico che ha provocato questo disastro e gli infiniti altri in tre quarti di secolo.

Alla fine l’accoppiata Usa – Israele nella quale non si capisce bene qual è la vera colonia fra i due, si sta reciprocamente danneggiando dopo decenni in cui questo strano coacervo era stato invece l’asse di equilibrio, di potere e di caos in Medio Oriente. Fragorosamente, lentamente, dannatamente tutto questo sta cambiando e Israele potrebbe non vincere affatto la battaglia di Gaza e quella contro l’esistenza stessa della Palestina, nazi sta mettendo in gioco la sua stessa esistenza quando il suo diritto alla difesa si trasforma in diritto all’offesa senza limiti.