Anna Lombroso per il Simplicissimus

Lassa pur ch’el mond el disa (ma Milan l’è on gran Milan), recitava la canzone del maestro Danzi. Il fatto è che adesso il mondo ha cominciato a minare la leggenda della capitale morale, della sua efficienza, dell’indole dei suoi cittadini, lavoratori instancabili, ambiziosi e fattivi. Finita anche la narrazione della Milano da bere, dopo che la città è stata invece divorata da speculatori avidi, amministratori voraci complice l’indifferenza di cittadini ormai abituati a digerire di tutto compresa l’ingiuria, il furto e la perdita della dignità.
In un esercizio su scala dell’autonomia differenziata il sindaco Sala qualche giorno fa ha pensato bene di lanciare un anatema contro i colleghi del Sud che non sanno spendere i soldi che arrivano loro dal governo centrale e dall’Ue e che potrebbero invece essere investiti proficuamente da primi cittadini virtuosi. Peccato che proprio in quei giorni la stampa mainstream di solito così benevola con lui informasse che Milano aveva perso i finanziamenti Pnrr per il verde pubblico, dirottati impropriamente su interventi connotati dal consumo di suolo, edilizia a forte contenuto “lucrativo” e progetti immobiliari. Eppure le aree vaste con scopo compensativo ci sono eccome, basta pensare ci sarebbero agli scali Fs (1,2 milioni di metri quadri), all’area ex Expo (1,1 milioni), al Porto di Mare (1,25 milioni), all’Ex gasometro (800 mila), a Piazza d’Armi (416 mila), a Sesto (1,4 milioni)…
D’altra parte basta pensare a come “nasce “ Sala, si alza dalle ceneri del più formidabile fallimento generato dalla aspirazione a riposizionare il Paese e la sua capitale del commercio, della creatività, dell’imprenditorialità facendone la “location” (è da allora che a Milano era stato vietato l’uso dell’italiano rispetto allo slang dell’impero? Tanto che se chiedi a qualcuno cosa fa potresti avere come risposta drone pilot e cake designer) dell’evento più fallimentare, preda di speculatori sciagurati, immobiliaristi bulimici, quell’Expo i cui terreni adibiti a ospitare immaginifici infrastrutture sono diventati da subito paesaggi in rovina. Scisso tra rivendicazioni di solidarismo mondialista e azioni di evidente rifiuto più che di qualche etnia, del problema rappresentato dai difficili rapporti con alleati e stampa che hanno guardato con compiacimento ai suoi pogrom in Stazione Centrale .
Oggi Milano è tra le città più inquinate del mondo, il consumo di suolo è alle stelle, i fitti sono i più cari del Paese. Come è stato più volte segnalato la megalomania immobiliare ha giustificato che non venissero innalzati gli oneri d’urbanizzazione per restituire alla cittadinanza almeno una quota dell’immenso valore prodotto in questi anni, i promotori sono stati autorizzati a trarre profitto senza dedicare quote significative all’edilizia popolare e sociale.

Viene da sospettare che il declino non sia casuale, che ci sia la perversa volontà già registrata innumerevoli volte, di creare un’emergenza che legittimi licenze, lo scavalcamento di regole e leggi, la demolizione della rete dei controlli. Che ci sia una depravata determinazione a fare della città un posto invivibile, malsano, tanto da persuadere i residente alla bontà dell’esilio, nella “cintura”, in una estesa periferia che condanna alla perdita di identità, memoria, relazioni sociali, passato e futuro.
Ma sarebbe ingiusto attribuire questi propositi ai recenti posseduti dal neoliberismo e dalla sua organizzazione della città, dei diritti di cittadinanza cancellati, in modo che anche gli abitanti si convincano che è preferibile affidarsi a chi sa e fa, a imprenditori scaltri, a amministratori scafati, confidando che la manina della provvidenza che li favorisce faccia cadere anche su di noi qualche granellino d’oro.
A ben vedere la completa realizzazione del disegno di svendita all’incanto di Milano, progettato dalla Moratti e dai suoi famigli, la dobbiamo a Pisapia, è stato lui come altro primo cittadino molto adulato e vezzeggiato dalla sinistra da bere, che ha stretto maligni vincoli con rendite e proprietà, cordate di imprese del cemento, multinazionali immobiliari. Con progetti che oggi sono rinominati green, come se ci fosse qualcosa di sostenibile e “verde” come la speranza, nel togliere spazio, qualità, servizi, a gente che nei secoli li ha pagati, con lavoro, sacrificio, appartenenza.
Ogni giorno ci tocca leggere entusiastiche dichiarazioni d’intento, formidabili investimenti pensati “per il nostro bene”: “riqualificare l’area della Stazione Cadorna, una parte di città oggi non fruibile, puntando sull’anima sostenibile. È il senso della proposta di partenariato pubblico-privato presentata da Nhood che fa capo alla Famiglia Muillez (proprietaria della holding della Distribizione Auchan) per l’area compresa tra la Stazione di Milano Cadorna fino al ponte di via Mario Pagano, che ha ottenuto la dichiarazione di fattibilità da parte di Ferrovienord. Gli attuali binari lasceranno spazio a edilizia residenziale di lusso e terziario”.

Eh si sarebbero 10 i progetti che cambieranno il volto di Milano: Mind, Il Bosco della Musica, Mo.Le.Co.La, LOC, Welcome Crescenzago, ARIA ex Macello, Nuova Beic, La Magnifica Fabbrica, Bovisa-Goccia e Scalo Romana, dove sorgerà anche il Villaggio olimpico per i giochi invernali del 2026. Con una superficie di 1 milione di metri quadrati, Mind si candida come il nuovo distretto italiano dell’innovazione che prenderà vita alle porte di Milano, “un ecosistema” che connette imprese, istituzioni, ricercatori, studenti. Mo.Le.Co.La nel quartiere Bovisa è pronto a trasformarsi in un nodo di interscambio tra mobilità su ferro, trasporto pubblico e smart mobility, anche grazie al nuovo distretto tecnologico del politecnico. La Magnifica Fabbrica consiste in un progetto di laboratori teatrali per favorire la creazione di un nuovo polo culturale ed artistico.
Ecco qua, non lamentatevi, Milano sarà innovativa, smart, digitalizzata e deserta, frequentata da turisti per caso, manager che ne conoscono residence e hotel, locande che combinano sushi e cassoeula, come si addice a territori che hanno perso percezione di sé, del proprio destino, della solidarietà e dei legami tra uomini.