appalti-pubbliciCome certamente avrete letto anche quest’anno ci sarà un aumento delle bollette dell’ elettricità e del gas rispettivamente del 2,6 e del 3,9%: sommando i vari aumenti che si sono susseguiti dal luglio del 2018  la corrente è più cara del 14, 1 per cento e il gas del 14,3, Insomma una bella cifra per consumi universali, primari e poco comprimibili, ma che proprio per questo piacciono tanto a chi ci trae profitto, ma anche ai governi che così possono simulare una crescita, sia pure modestissima del Pil: sì perché se non lo sapete i metodi di misurazione del mondo liberista contemplano che il vostro disagio sia una crescita per l’economia. Ad ogni modo gli aumenti tariffari sono giustificati dalla cosiddetta Autorità per l’energia che non è altro se non un cartello di produttori e distributori, con argomenti generici e fumosi tra i quali figurano costantemente misteriosi problemi delle centrali nucleari francesi, tensioni geopolitiche non specificate, persino l’attacco degli Houti contro alcuni impianti petroliferi sauditi, quando si sa che tutti i pozzi di Riad lavorano largamente al di sotto delle possibilità e possono compensare in tempo reale, insomma tutto il consueto rosario di giustificazioni, tra cui però fa bella mostra di sé la crescita del prezzo dei permessi di emissione di Co2 al quale è legata buona parte della produzione elettrica in Italia.

Qui ci sono da dire due cose molto chiare: che il meccanismo di mercato con cui si cerca di diminuire il riscaldamento globale , ovvero i permessi per la Co2, è fallimentare  perché alla fine i costi vengono scaricati sul consumatore finale, anche quando si tratti di beni essenziali e dunque non producono significative contrazione a parità di attività economica. La seconda cosa è la Co2 rappresenta in qualche modo un falso problema o comunque non quello principale per ciò che concerne la tutela dell’ecosistema, ce ne sono di più importanti come per esempio la plastificazione degli oceani, l’inaridimento delle superfici agricole, la deforestazione, la predazione di risorse e l’inquinamento conseguente per produzioni del tutto inutili. Vi faccio un esempio banalissimo: tutta la filiera del gas nelle sue varie articolazioni che vanno dall’uso casalingo a quello per autotrazione ha perdite che nel complesso si attestano sul 6% del totale: peccato che questi gas abbiano un effetto serra oltre trenta volte superiore a quello della Co2 che viene prodotta dalla loro combustione: 30 per 6 fa 180, quindi leggi e regolamenti volti a ridurre le dispersioni in atmosfera e ad obbligare i soggetti coinvolti ad investimenti in questo senso, varrebbero molto di più dei cosiddetti certificati, solo che essi non potrebbero essere così facilmente scaricati sui consumatori e dunque non incontrano il favore degli azionisti né quello delle banche e naturalmente nemmeno quello degli operatori minuti. Ad ogni modo bisogna calcolare non solo la quantità di gas serra immessi nell’atmosfera, ma anche la gigantesca sottrazione di ossigeno ovvero del comburente dovuto alle attività umane e che si somma a quello necessario al sostentamento della biomassa.

Questa è solo una premessa per mostrare come il sistema sia in grado di controllare e a volte di creare l’opposizione a se stesso per trarne maggiore profitto. Sul tema ambientale si  sono avuti tre passaggi fondamentali: il primo tendente a negare il problema, il secondo ad ammetterlo e a inventare false soluzioni, il terzo quello di porsi alla testa dell’ambientalismo, guidandolo verso una sorta di escatologia priva di qualunque spirito critico. Dal momento che i vari tavoli e conferenze non potevano sortire questo effetto poiché le soluzioni erano criticabili sul piano della ragione oltre ad apparire insufficienti rispetto al problema, si è scelto il modulo emotivo – mistico che prescinde da ogni razionalità, dunque da ogni confronto. Per questa operazione – in un primo momento varata per deviare molti voti di protesta verso le formazioni verdi, consentendo così di salvare il fronte conservatore da una detronizzazione in Europa – si  sono scelti tutti gli ingredienti giusti: dunque una ragazzina, per giunta con problemi di autismo, che grazie a consistenti aiuti provenienti da spin doctor e da organizzazioni finanziate dai Rockfeller, dall’Aspen Institute e da tutti i maggiori inquinatori mondiali tramite   Klimate justice now e Friends of Earth, è diventata in poche settimane la profetessa adottata dal sistema. Peccato che sia lo stesso sistema che negli ultimi anni i sussidi ai combustibili fossili siano aumentati del 12%, rispetto al calo avutosi dopo la crisi e che dopo gli accordi di Parigi, 33 tra le più grandi banche mondiali hanno aumentato i loro investimenti nel settore dei combustibili fossili, portandoli a 1700 finendo per finanziare di fatto i cambiamenti climatici. E  come se questo non bastasse alcuni Paesi europei, per compiacere la scomposta guerra fredda inaugurata dagli Usa contro la Russia, la Germania ha aumentato del 34 % le importazioni di carbone americano, la Gran Bretagna e l’Olanda del 255% , una cifra analoga a quella della Svezia, patria di Greta. Contemporaneamente sono calati gli investimenti in rinnovabili sia in Usa che in Europa e rimangono in crescita esclusivamente grazie alla Cuna che all’India.

Possibile che gli stessi poteri che investono in combustibili fossili, siano poi i medesimi che hanno portato Greta alla ribalta e oggi la portano di fronte ad ogni soglia simbolica? Possibilissimo visto che si tratta di una rappresentazione e non di una realtà e si continuerà su questa strada perché il fenomeno Greta che sarà presto rinforzato da altre messe cantate servirà a gestire la trasformazione tecnologica necessaria a superare il calo generalizzato della domanda su un mercato che ormai per molti settori è di pura sostituzione. Inutile dire che questo comporterà un aumento di emissioni e non una loro diminuzione, mentre manifestazioni ed eventi continueranno esattamente come le processioni contro la peste che servivano a diffondere l’infezione.