Quello che vedete a sinistra è un esempio di come una storica sconfitta possa al momento essere trasformata in una grande vittoria. Ma se errare è umano, mentire è dei regimi, assecondare il potere è dei giornali, perseverare è diabolico: dopo una prima vittoria fasulla di Monti, sbugiardata urbi et orbi, ecco che i quotidiani tecnofiliaci cercano di venderne una seconda, ancor meno credibile della prima. E persino il fatto che il premier se ne sia andato anzi tempo dalla riunione dell’eurogruppo, segno inequivocabile dello smacco, viene giustificato col fatto che aveva ottenuto tutto. Il che è proprio uno squallido tentativo di circonvenzione di incapace, il segno di come certi quotidiani considerano i loro lettori.

Tutto che? Il sacchettino di mosche, l’esca per le tinche? E’  evidente che tutto è ritornato in alto mare: dell’unione bancaria, se tutto va bene se ne parlerà l’anno prossimo, gli aiuti alle banche spagnole forse ci saranno nella misura necessaria se e quando sarà attivato il Mes che è ancora in forse, visto che la corte costituzionale tedesca ne potrebbe bloccarne la ratifica a giorni. E sugli spread finora ci sono solo chiacchiere e nessun fatto concreto.

Parlare di vittoria di fronte all’evidente disunione d’Europa, non è nemmeno più una forzatura, è un deliberato inganno. Pensare che la salvezza possa venire dal Mes, anche una volta messo in piedi, è infatti del tutto illusorio: innanzitutto perché esso sarà dominato dalla Germania e dai suoi satelliti: nessuna spesa potrà essere deliberata senza il loro assenso e anche un via libera significa poco visto che la dotazione di 500 miliardi è del tutto insufficiente alla bisogna. Tanto più che il fondo verrà alimentato dagli stessi bilanci degli stati da “salvare”. Tutto il resto sono pezze a colore che cercano di mascherare la realtà.

La cosa è talmente evidente che il Financial Time pubblica uno studio della Duke University in cui si ipotizza come una via d’uscita per l’ Italia, un parziale consolidamento del debito con abbassamento unilaterale degli interessi e il rinvio del loro pagamento. Ciò che non si dice è che questa sarebbe una mossa suicida nell’attuale contesto: chi mai potrebbe compare più titoli italiani? Avrebbe però un senso e un’efficacia nell’ambito di un’uscita dall’euro: quanto meno un ritorno a una divisa nazionale allontanerebbe la possibilità purtroppo sempre più concreta di un default. Questo è dunque quanto  comincia ad essere suggerito dalla stampa internazionale portavoce della finanza, sia pure in termini ancora non così espliciti: si lascia ancora al lettore fare 2 più 2.

Di fronte a tutto questo rimane da comprendere a quali interessi risponda l’esasperato montismo della grande stampa che spinge insospettabili testate a diventare haus organ  dei tecnici, salvo affidare a pezzi di contorno o ai propri blog il compito di far balenare qualche pepita di realismo. Devono essere interessi davvero forti per snaturare linee politiche, tradizioni, posizioni, arrivando a supportare  la continua emorragia di copie, disorientando la propria area di lettura. Alcuni interessi possono essere compresi e sono persino ovvi, ma probabilmente non sufficienti a giustificare tutto questo. E allora di quale patologia soffrono? Di quale male oscuro del Paese sono lo specchio indiretto? E soprattutto quale verità nascondono?